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Precision Livestock Farming: più efficienza, più sostenibilità, più valore (anche per chi fa latte da Parmigiano Reggiano)

Il consumatore acquista non solo se un prodotto è buono, ma se è anche fatto bene. La zootecnia di precisione o PLF, non solo rende l’azienda agricola più efficiente, e quindi aumenta il reddito dell’agricoltore, ma aumenta anche il valore del prodotto finito rendendo la filiera più sostenibile.

È questo il filo conduttore dell’intervento del Consorzio del Parmigiano Reggiano nel recente European Conference on Precision Livestock Farming, importante appuntamento scientifico internazionale che si è tenuto in settembre a Bologna e in cui più di 500 ricercatori hanno fatto il punto sulla zootecnia di precisione.

In particolare, il Consorzio ha illustrato le sfide e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie sulla produzione primaria nonché su quanto il Consorzio medesimo ha fatto e sta facendo in materia di nuovi approcci gestionali alla produzione, con particolare riguardo a benessere animale, consumo di antibiotici e sostenibilità.

La mission del Consorzio: dare valore al formaggio (anche occupandosi di produzione primaria)

Prima di entrare nel merito del tema, è stata ricordata la mission del Consorzio, che secondo il suo statuto è la difesa e la protezione della Denominazione di Origine, l’agevolazione degli scambi e dei consumi e la promozione di iniziative volte alla salvaguardia della tipicità e delle caratteristiche peculiari del prodotto.

Che, in poche parole, significa mantenere e aumentare il valore del formaggio.

Nel corso di questi nove decenni la missione del Consorzio è stata perseguita con molteplici strumenti, i più rilevanti dei quali sono stati la pubblicità, la promozione delle esportazioni, la tutela legale, la lotta alle frodi e il sostegno al miglioramento della qualità del latte e del formaggio.

Pensiamo di aver fatto un buon lavoro perché la qualità del prodotto è ben conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Tuttavia, negli ultimi 10 anni ci siamo resi conto sempre di più che oggi il valore del nostro formaggio non risiede solo nelle sue caratteristiche nutrizionali e organolettiche, ma sempre di più nella percezione e nell’informazione che il cliente ha di tutta la filiera.

I sondaggi tra i clienti avevano dimostrato da tempo che questi erano sempre più sensibili al benessere degli animali, ma una sorta di cambio di rotta è avvenuto quando a un team di Sainsbury’s venuto a visitare, come al solito, un caseificio per un audit BRC è stato aggiunto di un veterinario (il primo in assoluto è stato James Husband) per valutare non solo il caseificio, ma anche la gestione dell’allevamento, in generale e in particolare sul benessere animale.

Da allora, sempre più buyers hanno inserito nei contratti di acquisto, oltre ai requisiti del formaggio, anche requisiti riferiti alle modalità di allevamento degli animali.

Questo cosa insegna? Che non è più sufficiente produrre un formaggio buono, sicuro, nutriente e tradizionale; ma per vendere il Parmigiano Reggiano è diventato importante gestire le aziende agricole nel rispetto di specifiche procedure inerenti benessere degli animali, uso di farmaci, sostenibilità e così via.

Difficile dire quanto, ma sicuramente c’è un effetto sul valore e sul prezzo del formaggio

Tutto ciò che influenza può avere sul prezzo finale del formaggio? È una domanda a cui non è possibile dare una risposta precisa, mala questione ha sicuramente un peso e un peso crescente. Non sappiamo con precisione quanto del prezzo che un cliente paga sia legato al prodotto e quanto alla qualità del processo, ma è chiaro che quest’ultima sta aumentando di anno in anno.

In modo sempre più convinto quindi la nostra visione è che il formaggio – ed il latte da cui proviene – non deve essere solo buono ma deve essere anche fatto bene. Ciò significa che la qualità del processo è rilevante tanto quanto la qualità del prodotto.

Se è vero che per molti operatori del settore questo può non destare sorpresa, è tuttavia altrettanto vero che al livello di produzione primaria la questione va ribadita e sottolineata, perché ancora non del tutto, e non da tutti, recepita. Siamo consapevoli che può sembrare scontato dire che la sostenibilità sia una parte del valore del prodotto, ma ancora questo non è sempre vero per molti agricoltori (e anche produttori di formaggio) che sono ancora convinti che l’importante sia un buon prodotto, e che non importi più di tanto di come si ottiene. Per questo abbiamo bisogno di un forte impegno nella comunicazione, nell’educazione e nella divulgazione.

Questa visione pone la sfida di migliorare la gestione dell’azienda agricola in termini di sostenibilità: per questo è stato deciso di aumentare gli sforzi per stimolare e supportare le aziende agricole in questo lavoro.

A questo riguardo è stato illustrato il Servizio Produzione Primaria, un dipartimento specifico creato all’interno del Consorzio, in cui veterinari e agronomi lavorano principalmente con due obiettivi: monitoraggio e miglioramento. Sono monitorati i nostri allevamenti per avere un’immagine chiara della situazione, così da consentire agli amministratori del Consorzio di pianificare azioni in base alla realtà e non alle sensazioni.

Cinque anni di Servizio Produzione Primaria

Pur essendo operativo solo da cinque anni, il Servizio Produzione Primaria ha già fatto molto in funzione del miglioramento sulle direttrici descritte, principalmente attraverso azioni di comunicazione e formazione, servizi di divulgazione, supporti concreti.

Un paio di esempi possono essere utili per dare un’idea delle tante attività svolte, che sarebbe impossibile sintetizzare in poche righe.

Tra il 2018 e il 2023 il Servizio ha effettuato circa 10.000 valutazioni del benessere con il metodo CRENBA/Classyfarm (il metodo ufficiale in Italia per fare questa valutazione). In base a queste valutazioni, con un bando specifico, sono stati pagati 13.000.000 di euro agli allevatori del Comprensorio che hanno avuto i migliori risultati o che hanno mostrato i maggiori incrementi. Insieme alla valutazione del benessere, è stata utilizzata la DDD (come ufficialmente misurato dal sistema Classyfarm) per creare la graduatoria e così stimolare le aziende a ridurre l’uso di antimicrobici, principalmente passando dalla terapia a tappeto in asciutta alla asciutta selettiva, una delle prescrizioni del Regolamento (UE) 2019/6).

Sul lato della comunicazione e della formazione è stato creato un canale chiamato “ALLEVA”, ovvero un canale dedicato a comunicare non con il cliente (altri canali sono a lui dedicati) ma a comunicare in modo specifico con l’agricoltore e allevatore in merito alla gestione dell’azienda. La formazione fa parte di questo programma e nell’inverno 2023-2024 abbiamo organizzato 74 eventi per 6549 ore/persona occupandoci principalmente di benessere animale e uso di antimicrobici”.

PLF: nuove tecnologie per nuove opportunità

Se l’imperativo è migliorare la gestione per una maggiore sostenibilità delle aziende agricole, le nuove tecnologie quali opportunità rappresentano? È chiaro che la PLF sia intrinsecamente sostenibile: usa solo ciò che serve, dove serve e quando serve; o, anche, fare di più con meno: questo è ciò che consente la PLF, e si traduce in più efficienza, ma anche più sostenibilità e diventa quindi creatrice di reddito, che è la cosa senza la quale è difficile spingere gli imprenditori a cambiare. Le sfide? Prima di tutto diffondere innovazione e conoscenza alle molte migliaia di allevatori che producono il nostro latte e al gran numero di professionisti, consulenti, veterinari, progettisti di stalle, tecnici che li supportano nelle loro attività quotidiane, fornendo a tutti ciò che possono utilizzare. La grande variabilità del livello di gestione dei nostri allevamenti è un problema serio e va considerato con attenzione. Si deve lavorare poi alla condivisione dell’enorme quantità di dati e informazioni che le tecnologie PLF producono per fornire informazioni corrette agli stakeholder ma anche, e soprattutto (pur con tutti i gravi rischi di fraintendimenti che inevitabilmente comporterà) al mercato. Certo, ci sono problematiche legali (“Di chi sono i dati?”) ed economiche (“Chi li paga? e quanto?”) legate a questo tipo di operazioni, ma indubitabilmente questo passaggio è importante per aumentare il valore di questi dati: dobbiamo disseminare innovazione e conoscenza, connettere le numerose banche dati già esistenti e condividere i dati con gli stakeholder, ma anche con il mercato.

👉🏻 Più efficienza significa meno costi, e più sostenibilità significa più valore.

Acquisire dati tramite sensori e trasformarli in informazioni che permettono un approccio mirato al singolo animale, minimizzando gli sprechi e massimizzando l’efficienza. Questo consente la PLF e questa è la ragione per cui tutto ciò si traduce anche in una maggiore sostenibilità della produzione primaria. Il che, sempre più chiaramente, è un fattore che accresce il valore del prodotto finito. Una necessità per tutte le filiere agrozootecniche, ma ancora di più per il Parmigiano Reggiano.