I dati del 2024 (ne abbiamo parlato ieri presentando la conferenza stampa di Milano), ci consegnano un Parmigiano Reggiano forte, riconosciuto, in crescita su tutti i fronti.
Produzione, vendite, export e valore alla produzione segnano numeri positivi, a conferma della vitalità di una filiera che ha saputo reagire alle turbolenze economiche e agli scenari internazionali con compattezza e visione.
Ma questi numeri — fondamentali — poggiano e poggeranno ancora di più in futuro su quanto sapremo fare anche nelle stalle. O, meglio: su quanto sapremo fare ancora meglio di ora. C’è infatti un percorso parallelo, forse meno visibile nei dati di bilancio, ma altrettanto strategico. È il percorso tecnico, culturale e gestionale, fatto di benessere animale, di sostenibilità ambientale, di riduzione dell’uso di antibiotici, di cura della sanità di mandria e di un legame reale e quotidiano col territorio che il mondo della produzione ha intrapreso con decisione in questi ultimi anni. È su queste basi che oggi si costruisce buona parte del valore competitivo di un prodotto Dop, è qui che si può ancora fare ancora progressi e lasciarsi ancora più alle spalle i competitori.
Chi acquista Parmigiano Reggiano in mercati esigenti, in Italia e soprattutto all’estero, cerca sempre più spesso — accanto alla qualità organolettica (sulla quale il Parmigiano Reggiano ha ben pochi rivali) — anche una storia coerente di produzione. Cerca un racconto credibile fatto di persone, animali, stalle e scelte concrete. E in questo racconto il lavoro fatto dagli allevatori è parte essenziale: non è solo premessa, ma contenuto stesso del racconto che, per certi versi, diventa esso stesso prodotto.
Per questo ogni miglioramento zootecnico — sia esso gestionale, strutturale o nutrizionale — è un fattore che crea valore, perché aiuta il prodotto a posizionarsi meglio, a farsi preferire, a giustificare il prezzo e a difendere la posizione nello scaffale, nella fascia più alta, più remunerativa ma anche più competitiva.
Il valore si costruisce fin dalla stalla: per il latte che si fa, ma anche per come lo si fa.