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Dermatite nodulare in Sardegna e nel mantovano. Temporaneo stop UK per i formaggi a lunga stagionatura, poi rientrato

Due casi confermati, uno in Sardegna e uno in Lombardia, e una sospensione temporanea delle esportazioni verso il Regno Unito hanno messo in luce l’impatto potenziale della dermatite nodulare contagiosa bovina (LSD) anche sul fronte commerciale. Dopo un primo allarme, i prodotti italiani come Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono stati riammessi, con specifiche condizioni sanitarie.

Il 21 giugno 2025 è stato confermato il primo focolaio italiano di dermatite nodulare contagiosa (Lumpy Skin Disease – LSD) in un allevamento della provincia di Nuoro. Un secondo caso è stato successivamente rilevato sempre in Sardegna. La malattia ha poi raggiunto la penisola con un focolaio a Porto Mantovano (Mantova), in un bovino introdotto dall’isola.

Le autorità sanitarie hanno risposto istituendo zone di restrizione, bloccando le movimentazioni e avviando screening in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. La patologia, che colpisce solo i ruminanti e non ha rilevanza per la salute umana, ha tuttavia avuto effetti sul commercio estero.

Il 25 giugno il governo del Regno Unito ha emesso una misura precauzionale sospendendo l’importazione di latte crudo, prodotti non termizzati e bovini vivi dall’Italia. La sospensione includeva inizialmente anche formaggi ottenuti da latte non pastorizzato, tra cui Parmigiano Reggiano e Grana Padano, pur trattandosi di produzioni antecedenti alla comparsa del focolaio e sottoposte a lunghi periodi di maturazione.

Il 26 giugno, tuttavia, il provvedimento è stato corretto: l’export di formaggi italiani a lunga stagionatura è stato nuovamente consentito, purché venga rispettata la certificazione sanitaria GBHC416 e i prodotti che abbiano iniziato la stagionatura prima del 23 maggio 2025, data ritenuta esente da rischio sanitario.

Secondo dati Istat, il Regno Unito rappresenta il quinto mercato per il comparto lattiero-caseario italiano, con un valore annuo vicino ai 363 milioni di euro. Parmigiano Reggiano e Grana Padano rappresentano quasi un terzo dell’intero export verso il mercato britannico.

Il caso si è risolto per ora senza conseguenze strutturali, ma ha evidenziato la rapidità con cui episodi sanitari localizzati possono generare barriere commerciali.

Le conseguenze, anche solo potenziali, bastano a innescare meccanismi precauzionali che possono incidere in maniera pesantissima su interi comparti.

Questo episodio è un monito chiaro: il presidio sanitario nelle aziende deve rimanere altissimo, non solo per la salute degli animali ma per la tenuta economica delle filiere.

In un contesto dove la sicurezza alimentare è oggetto di sorveglianza internazionale severissima, basta poco perché un’emergenza veterinaria si trasformi in un blocco alle esportazioni.

La prevenzione e la sorveglianza clinica non sono più solo strumenti di sanità animale, ma anche leve strategiche di tutela commerciale.

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(foto tratta da Coldiretti.it)