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Benessere animale: l’intelligenza artificiale traduce i muggiti in informazioni

Via via che il tema è diventato centrale nell’allevamento, il benessere animale è stato valutato attraverso check-list sempre più lunghe, dettagliate, precise, voce per voce, osservando comportamenti, pulizia, posture, zoppie, centimetri di abbeveratoi, di mangiatoia e via discorrendo. Del resto, questo era ed è l’unico approccio possibile per stilare graduatorie oggettive ed è basato sul presupposto di capire da un certo numero di indicatori se l’animale si trova in una situazione di benessere più o meno elevato.

Tuttavia è importante, specialmente per filiere dove il benessere animale è un elemento, oltre che di buona tecnica di allevamento, anche di definizione della qualità finale del formaggio (come per il Parmigiano Reggiano) tenere d’occhio l’evoluzione della materia: strumentazione elettronica sempre più fine e applicazione dell’AI per l’interpretazione dei dati, possono schiudere possibilità impensabili fino a pochissimo tempo fa.

Torniamo al benessere animale. Tutto sarebbe più facile se la bovina comunicasse direttamente con l’allevatore per dire la sua. Fantascienza, si dirà.

E se non lo fosse?

Il muggito di una vacca, analizzato con strumenti di intelligenza artificiale, può infatti raccontare con precisione sorprendente il suo stato emotivo e fisiologico, diventando un indicatore diretto di benessere.

È il risultato delle ricerche condotte dal gruppo di Suresh Raja Neethirajan (Dalhousie University), che ha combinato registrazioni acustiche, algoritmi di apprendimento automatico e modelli linguistici multimodali. L’obiettivo è stato decifrare il “linguaggio delle vacche”: frequenza, ampiezza, durata e ritmo delle vocalizzazioni cambiano in modo sistematico a seconda di fame, isolamento, stress termico, interazione sociale o comfort.

I modelli di IA, addestrati su migliaia di campioni sonori, riescono oggi a distinguere tra vocalizzazioni di disagio e di benessere con un’accuratezza superiore al 90%. In parallelo, il team ha introdotto un indice acustico di benessere (AIW), basato sul rapporto tra suoni ad alta frequenza (tipici di stress) e a bassa frequenza (tipici di calma e comfort). Il risultato è una misura continua, oggettiva e non invasiva, che anticipa di ore i segnali osservabili a occhio nudo.

Il valore pratico di questa tecnologia è immediato. Microfoni ambientali, già impiegati per monitorare rumore e ventilazione, possono diventare sensori del benessere: un vero e proprio “orecchio elettronico” che intercetta variazioni nel clima acustico della stalla e le traduce in dati gestionali.

In caso di sovraffollamento o caldo eccessivo – tanto per fare un esempio – il sistema segnala l’aumento delle vocalizzazioni più acute, consentendo interventi tempestivi.

A differenza delle valutazioni tradizionali, che richiedono tempo e competenze specialistiche, l’analisi vocale può essere continua e automatica.

Ogni stalla, e persino ogni vacca, può avere un proprio profilo acustico di normalità: una firma sonora che racconta, giorno per giorno, il suo livello di benessere reale.

Restano da risolvere questioni tecniche — qualità dei microfoni, filtraggio del rumore di fondo, costi di installazione — ma la prospettiva è interessante: grazie all’ascolto dei segnali vitali “udibili”, rendere il benessere un parametro misurabile con la stessa precisione con cui si registra la produzione o la ruminazione.

Sarà la stessa bovina a comunicarlo, minuto per minuto.