Non vi è dubbio che per molti consumatori la stabulazione fissa sia inadatta a garantire adeguati livelli di benessere animale. Se valutazioni oggettive, come quelle eseguite utilizzando i criteri proposti dal C.Re.N.B.A, documentano che questo non è necessariamente vero (anche perché spesso alle carenze strutturali supplisce lo stretto rapporto che si crea tra allevatore e animale, probabilmente dovuto al numero maggiore di interazioni per il lavoro prettamente manuale e poco automatizzato), è importante un continuo impegno a migliorare e rendere accettato questo tipo di strutture che giocano spesso, specialmente in zone montane o comunque periferiche, un importante ruolo socio ambientale di presidio del territorio.
La zootecnia della bovina da latte ha utilizzato per decenni come unico sistema di stabulazione quello della stabulazione fissa ed è spesso vero che con questo sistema l’animale non riesce totalmente a esprimere il proprio comportamento naturale.
L’Unione europea non si è ancora espressa sul futuro della stabulazione fissa, ma è noto che sono allo studio limitazioni a questo tipo di soluzione.
Esistono oggi moltissime stalle legate in varie parti del mondo: in Nord America, il 74% degli allevamenti canadesi e il 39% degli allevamenti statunitensi sono a stabulazione fissa, così come in Austria (82%) e in Svizzera (40%).
Se da un lato il numero delle stalle legate è ancora alto, molte sono quelle in via di probabile chiusura anche perché alcuni Paesi come la Svezia vietano la costruzione di nuove strutture con queste caratteristiche e altri (Danimarca e Norvegia) prevedono di imporre un divieto alle stalle a stabulazione fissa.
Il divieto in Danimarca entrerà in vigore nel 2027 e fino a quel momento le vacche stabulate in stalla devono avere accesso al pascolo per un minimo di 150 giorni. In Norvegia il divieto entrerà in vigore nel 2034, con un adeguato tempo di pascolo (un minimo di 16 settimane in estate) richiesto per le aziende agricole che continuano a utilizzare la stabulazione fissa oltre il 2024. In Svizzera chi porta gli animali al pascolo beneficia anche di un incentivo pubblico.
Anche in Italia sono ancora molte le stalle a stabulazione fissa, la maggior parte delle quali di piccole dimensioni o collocate in aree montane. La persistenza di queste realtà è importantissima per il ruolo sociale e ambientale che ricoprono; quindi, finché non ci sarà la possibilità di una loro conversione, è sicuramente utile la messa in pratica di una serie di adeguamenti che possono migliorare il benessere delle vacche.
Se ne illustrano qui due tra i vari possibili.
Accesso a un’area di esercizio
Una soluzione utile può essere quella di far accedere le bovine ad un’area di esercizio. Ciwf (Compassion in World Farming), tra le altre raccomandazioni, suggerisce l’accesso a un pascolo o ad un’area di esercizio per almeno 4 ore al giorno per 120 giorni all’anno per le bovine alla posta.
Dello stesso parere è Red Tractor (lo standard più utilizzato in Gran Bretagna per la valutazione del livello di Benessere Animale nelle stalle), che prevede che i bovini a stabulazione fissa non rimangano perennemente legati e che vengano slegati quotidianamente.
Gli allevamenti che riescono ad attuare tale pratica prevedono di norma che di giorno le bovine siano libere e la sera vengano legate alla posta per permettere la mungitura della sera e del mattino. È molto importante, per chi vuole applicare tale metodo, prevedere sistemi di attacco che consentano agevoli operazioni di aggancio/sgancio degli animali.
Sono moltissimi gli studi che elencano i vantaggi anche zootecnici visti sugli animali alla posta per i quali è prevista un’area di movimento: il miglioramento dell’andatura, la riduzione delle lesioni alle gambe e ai capezzoli, delle mastiti, e delle cellule somatiche del latte nel primo mese dopo il parto.
Infatti, è dimostrato che un esercizio regolare nelle bovine legate è in grado di aumentare il tono muscolare, prevenendo problemi alle gambe e ai piedi. La possibilità di movimento è collegata anche a una diminuzione delle stereotipie e di altri comportamenti anomali, come il gioco con la lingua o il gioco con l’acqua, che sono comportamenti riconducibili alla mancanza di stimoli.
Inoltre, è stato visto che bovini alla posta che non hanno la possibilità di accedere all’esterno passano più tempo ad annusare l’ambiente e meno tempo a ruminare mentre invece quando vengono liberati all’esterno passano più tempo in comportamenti ludici, come il grooming (ovvero il leccarsi a vicenda) e in altre interazioni sociali e nella manifestazione dell’estro.
Non vi è dubbio che l’accesso all’esterno durante la lattazione comporti complicazioni organizzative non piccole: più praticabile è in molte situazioni l’accesso all’esterno degli animali in asciutta o delle manze, anche in questo caso con notevoli risultati positivi sullo stato di salute nel post parto e sulla produttività nella lattazione successiva.
Adeguamento delle poste
Un’errata progettazione della posta può influire negativamente sul benessere delle vacche, compromettendo il coricamento e provocando lesioni agli arti. Il comfort della posta è influenzato dal tipo e dalla quantità di materiale ma anche dalla quantità di spazio disponibile. Le poste più “comode” sono quelle lunghe (188 cm), con un’altezza del muretto della mangiatoia che non sia eccessiva (superiore ai 30 cm) e con la mangiatoia rialzata di 15 cm, per evitare quindi che l’animale debba spingersi troppo in avanti per mangiare, rischiando di provocarsi delle lesioni.
È stato dimostrato, infatti, che vacche in poste lunghe trascorrono più tempo sdraiate rispetto a quelle legate in poste corte: vacche che restano sdraiate 12-14 ore al giorno sono vacche più in salute e con una mammella più funzionale oltre che più efficienti per la ottimale possibilità di ruminazione e più sane per la correlazione negativa che esiste tra tempo in cui la vacca sta coricata e presenza di zoppia, lesioni e mastite.
Ci sono diverse modalità di adeguamento delle poste.
Alcune di queste, come l’aumento del quantitativo di paglia o l’installazione di materassini (su cui aggiungere comunque abbondante paglia), sono poco dispendiose mentre altre sono più onerose, come ad esempio il prolungamento della posta, l’abbassamento del muretto della mangiatoia e/o la sua sostituzione con una banda di gomma flessibile, l’eliminazione di battifianchi rigidi e magari l’applicazione di corregge flessibili che permettono a tutte le bovine di sdraiarsi contemporaneamente.
La sostituzione delle catene metalliche con fettucce sintetiche è sicuramente un’ottima soluzione, così come l’utilizzo di attacchi più lunghi (1,40 m), dato che la probabilità di avere lesioni è maggiore in presenza di catene corte, poiché gli animali hanno meno spazio per alzarsi e coricarsi e possono provocarsi lesioni contro le strutture. L’ideale sarebbe avere dispositivi di attacco con catena lunga e senza tubi nella zona della testa. L’altezza d’installazione degli abbeveratoi dovrebbe essere di circa 65/70 cm e non più in basso, perché in basso l’acqua si sporca più facilmente ed è dimostrato che in presenza di acqua sporca cala la produttività e aumentano i comportamenti aggressivi poiché gli animali preferiscono bere da fonti pulite.
Queste sono solo alcune delle numerose possibilità di migliorare il benessere delle vacche legate e alcune di esse sono più economiche ed altre più onerose. L’importante è però convincersi che, se pure saranno comunque necessarie risorse economiche per pro- cedere nel miglioramento (se non nella transizione alla stabulazione libera), ogni adeguamento sarà poco efficace se non si pone attenzione alla gestione e al management aziendale, che restano il necessario complemento ad ogni intervento sulle strutture.
Rossella Ciarlo DVM
Servizio Produzione Primaria CFPR