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Genetica e sostenibilità: verso nuove sementi per il Parmigiano Reggiano

Il miglioramento genetico delle colture è oggi uno strumento fondamentale per sostenere la filiera del Parmigiano Reggiano. L’obiettivo è duplice: garantire rese stabili e materie prime di qualità per la razione delle bovine, e allo stesso tempo ridurre la dipendenza dall’estero, che oggi pesa su mais, soia e frumento tenero. Il comprensorio, con la sua forte impronta foraggera, ha bisogno di varietà capaci di resistere alle pressioni climatiche, efficienti nell’uso delle risorse e coerenti con il Disciplinare della DOP.

Sfide e opportunità per la filiera DOP

Dietro ogni forma di Parmigiano Reggiano ci sono decine di quintali di foraggi e cereali. L’Italia importa oltre la metà del mais e della soia e una quota significativa di frumento tenero; questa dipendenza comporta vulnerabilità economica e ambientale. La riduzione delle superfici di mais registrata negli ultimi 15 anni, superiore al 50%, è il segnale di un cambiamento che richiede nuove strategie agronomiche: rotazioni più equilibrate, uso mirato di ibridi e varietà migliorate, inserimento di colture alternative come sorgo e girasole.

Colture chiave e trend recenti

Frumento tenero, orzo, mais, sorgo, soia e girasole costituiscono l’ossatura delle coltivazioni del comprensorio. Negli ultimi anni:

  • il frumento tenero si è mantenuto stabile attorno ai 40.000 ettari;
  • il mais ha continuato a calare, con costi elevati e forte esigenza idrica;
  • soia e girasole hanno mostrato incrementi, trainati dalla richiesta di proteine e dall’adattabilità a rotazioni più sostenibili.

Questi cambiamenti stanno modificando anche la disponibilità di nutrienti e il profilo energetico delle razioni destinate alle bovine da latte.

Miglioramento genetico: tratti chiave e innovazioni

Per il frumento tenero e l’orzo la selezione punta su:

  • resistenza a malattie fungine (ruggini, fusariosi) per ridurre input chimici;
  • tolleranza a stress idrici e termici, sempre più frequenti nei mesi primaverili;
  • miglior efficienza fotosintetica e spighe più ricche di cariossidi;
  • apparato radicale più profondo per sfruttare umidità e nutrienti in suoli meno fertili.

Si affacciano sul mercato anche ibridi di frumento e orzo, caratterizzati da vigore ibrido, elevato accestimento e biomassa uniforme, con buone rese in contesti di stress ambientale.

Mais e sorgo: due strade per la granella

Il mais rimane una coltura cardine per energia e amido, ma i suoi costi elevati e la richiesta d’acqua impongono alternative. Il sorgo, grazie ai progressi genetici, si propone come coltura competitiva:

  • fioritura precoce che evita i picchi di caldo estivo;
  • resistenza naturale a siccità e patogeni (come il colpo di fuoco batterico);
  • minori input di acqua e fertilizzanti;
  • profilo nutritivo adatto alle razioni secche richieste dal Disciplinare.

Analisi LCA (Life Cycle Assessment) confermano un impatto climatico inferiore del sorgo rispetto al mais, con rese medie oltre i 68 q.li/ha e stabilità produttiva anche in anni siccitosi.

Soia e girasole: proteine e oli “made in Italy”

La soia resta la fonte proteica più importante, con programmi di selezione che puntano su:

  • alto tenore proteico,
  • baccelli ben distribuiti e defogliazione precoce,
  • adattamento alle tecniche di semina diretta e raccolta meccanica.
    Tutta la soia destinata al Parmigiano Reggiano è rigorosamente non OGM.

Il girasole ha beneficiato di innovazioni genetiche che ne migliorano resistenza agli stress idrici e principali patogeni. Le nuove linee ad alto oleico offrono maggiore stabilità ossidativa, con vantaggi nutrizionali e di conservazione, mentre quelle a alto tenore proteico trovano spazio crescente nelle razioni miste.

Verso una filiera più autonoma e sostenibile

L’adozione di varietà migliorate e l’inserimento di colture alternative non sono solo scelte agronomiche: rappresentano una strategia di resilienza per la DOP. Più produzione locale significa minore dipendenza dall’estero, maggiore coerenza con il territorio e migliore sostenibilità ambientale.

Investire in genetica e diversificazione colturale permette di affrontare le sfide del cambiamento climatico e di garantire stabilità alle aziende zootecniche.

Per tecnici e allevatori, conoscere queste innovazioni non è un dettaglio, ma un tassello fondamentale per una filiera che voglia mantenere il primato qualitativo e identitario del Parmigiano Reggiano.