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Le Indicazioni Geografiche motore di sviluppo locale e globale: ne parla Riccardo Deserti

Le Indicazioni Geografiche (IG) sono sempre più riconosciute come un elemento strutturale delle politiche territoriali, oltre che come leva competitiva per il Made in Italy nel mondo. A ribadirlo è Riccardo Deserti, Direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano ma qui nella veste di presidente di oriGIn – l’organizzazione internazionale che rappresenta circa 700 IG in 40 Paesi – intervistato da ItaliaOggi in occasione della presentazione della survey 2025* a Bruxelles.

Secondo Deserti, le IG incarnano una forma di “globalizzazione buona”: integrano territori e mercati internazionali senza delocalizzare, poiché radicate nei luoghi di origine e nei saperi locali.

Sono dunque non solo strumenti di valorizzazione agricola, ma anche strumenti di stabilità economica e coesione sociale. Da qui l’interesse strategico per il loro impiego nei programmi di cooperazione internazionale.

La survey 2025 ha monitorato 28 consorzi IG attivi in settori diversi (vino, distillati, agroalimentare, artigianato) distribuiti in 17 Paesi.

I numeri emersi sono significativi: 75 miliardi di euro di fatturato aggregato, 58 miliardi di export (pari al 78% della produzione) e 586.000 addetti coinvolti.

Le zone d’origine coperte dalle 28 IG analizzate coprono 930.000 km², un’estensione pari a tre volte la superficie dell’Italia.

Particolarmente rilevante è l’effetto di traino sul turismo: nel 2024, le 28 IG monitorate hanno attratto oltre 32,3 milioni di visitatori, con un incremento del flusso turistico nel 61% dei consorzi (significativo nel 25% dei casi).

Il turismo legato alle IG rappresenta un esempio di sinergia virtuosa tra prodotti e territori, generando un valore esperienziale che rafforza la percezione del prodotto e trasforma i visitatori in ambasciatori del marchio.

Sul piano geopolitico, la cooperazione tra Unione Europea e Cina si rafforza anche attraverso il reciproco riconoscimento di 100 IG per parte. Pechino ha registrato oltre 7.000 IG come proprietà intellettuale, e intende ora valorizzarle nella politica agricola interna, per riequilibrare le disparità tra aree costiere e interne.

Tuttavia, il contesto globale rimane instabile. Deserti segnala, per il 2025, una certa preoccupazione tra i consorzi per le incertezze commerciali e l’andamento dell’economia internazionale. L’inflazione ha colpito la catena del valore, aumentando i costi e comprimendo i margini, anche se l’occupazione nei territori di origine è rimasta stabile.

Deserti evidenzia ancora come il vero valore delle IG non risieda nella protezione normativa in sé, ma nella capacità di creare filiere organizzate dal basso, in grado di generare reddito, occupazione e coesione territoriale. Un messaggio che guarda oltre la GDO e propone una narrazione diversa del Made in Italy: meno centrata sul prezzo, più legata alla qualità vissuta sul territorio.

Un esempio concreto è il Parmigiano Reggiano, che, in particolare nelle aree di montagna ha dimostrato come una Indicazione Geografica possa sostenere le economie locali, contrastare lo spopolamento e diventare un asset strategico per la promozione turistica e la competitività internazionale.

Il futuro, insomma, non è solo nei grandi canali della distribuzione organizzata. Lo spazio per una narrazione diversa del Made in Italy – basata su autenticità, esperienza territoriale e sostenibilità economica – è ancora tutto da costruire. E le Indicazioni Geografiche, conclude Deserti, possono esserne uno degli strumenti più solidi e democratici.

Intervista a Riccardo Deserti, ItaliaOggi, 21 maggio 2025, a cura di Luigi Chiarello. Clicca qui per leggerla nella versione integrale.

* La survey 2025 è un’indagine internazionale coordinata da oriGIn (Organization for an International Geographical Indications Network), presentata a Bruxelles nel maggio 2025, con l’obiettivo di monitorare lo stato e l’evoluzione economica delle Indicazioni Geografiche (IG) a livello globale.