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Il futuro (ma è già il presente) del Parmigiano Reggiano: incontro tra ricerca e stalla

L’azione del Consorzio sul fronte della produzione primaria mostra come la ricerca scientifica possa tradursi in strumenti concreti di gestione aziendale.
Questo intreccio tra ricerca e stalla genera un circuito virtuoso che rafforza la filiera nel suo insieme. Il risultato non è soltanto un latte più efficiente, ma un Parmigiano Reggiano che il consumatore, in Italia e all’estero, riconosce come autentico perché radicato nel suo territorio e capace di unire qualità e rispetto ambientale.

Il Bilancio di sostenibilità 2024, presentato alla recente Assemblea generale dei soci, illustra con precisione il legame tra il Parmigiano Reggiano e il suo territorio.

In tutto ciò la ricerca assume un ruolo strategico e al territorio, inteso come ambiente tipico e come fonte degli alimenti destinati alle bovine, si rivolgono oggi i principali progetti di ricerca promossi dal Consorzio e sviluppati con l’impegno diretto del Servizio Produzione Primaria.

Vediamoli brevemente.

Autonomia foraggera e filiere locali

Il primo asse di lavoro è rappresentato dai progetti di filiera, pensati per ridurre la dipendenza dalle materie prime importate e valorizzare le risorse locali. Il progetto GOI Feed PR, concluso nel 2024 e coordinato dal CRPA, ha verificato la possibilità di coprire con produzioni interne una quota crescente del fabbisogno di foraggi e cereali. I risultati confermano che il comprensorio dispone di un potenziale foraggero autosufficiente, sostenuto da un know-how consolidato nella gestione dei prati stabili e delle colture poliennali. Restano da esplorare margini economici e logistici per lo sviluppo di una filiera locale dei cereali, tema che il Consorzio intende affrontare. L’obiettivo è rafforzare la capacità delle aziende di affrontare le oscillazioni di mercato e i costi energetici, integrando agricoltura e zootecnia in un sistema più stabile.

Colture resilienti e modelli agronomici adattivi

Su questa base si innesta IMAGE LIFE, progetto quadriennale cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea e coordinato dall’Università di Bologna. Il Consorzio partecipa come partner tecnico e anello di collegamento tra ricerca e territorio. Le prove in campo, avviate a fine 2024, riguardano l’introduzione di colture resilienti come il sorgo, capaci di resistere alla siccità e di garantire produzioni stabili con minore impiego di input chimici. Le attività comprendono anche la caratterizzazione nutrizionale dei foraggi e testare soluzioni agronomiche e zootecniche resilienti per produrre materie prime locali più sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico. Il progetto prevede la diffusione dei risultati attraverso giornate tecniche, materiali divulgativi e piattaforme digitali dedicate, per rendere replicabili i modelli agronomici testati.

Carbon farming e gestione del suolo

Parallelamente, il programma LIFE Carbon Farming, condiviso con enti di ricerca di sei Paesi europei, affronta la questione dell’impronta carbonica della filiera. Il progetto applica metodologie di analisi LCA e strumenti di calcolo mirati per valutare le emissioni aziendali e definire piani di mitigazione personalizzati. Le aziende che aderiscono al programma ricevono supporto tecnico per l’adozione di pratiche di carbon farming, dal miglioramento della gestione degli effluenti all’incremento della sostanza organica nei suoli. Il meccanismo di remunerazione a risultato, legato alla riduzione certificata delle emissioni, introduce un modello gestionale che collega direttamente sostenibilità ambientale e reddito aziendale.

Un ulteriore fronte di lavoro è rappresentato da PR-Farming, iniziativa dimostrativa nata per diffondere le buone pratiche di gestione dei reflui e valorizzare il ruolo dei prati stabili come strumenti naturali di sequestro del carbonio. Le esperienze raccolte nelle aziende partecipanti mostrano che l’integrazione tra concimazione organica mirata e coperture vegetali permanenti migliora la fertilità del suolo e riduce le perdite di azoto in atmosfera e nei corpi idrici. Il progetto ha una valenza formativa e consolida il legame tra competenze agronomiche e responsabilità ambientale nella gestione aziendale.

Zootecnia, genetica e qualità del latte

Sul piano zootecnico, il Consorzio partecipa al progetto europeo INTAQT (Horizon 2020), che analizza il rapporto tra pratiche di allevamento, benessere animale e qualità dei prodotti di origine animale. All’interno di questo quadro, il latte destinato al Parmigiano Reggiano viene studiato come caso rappresentativo di filiera tradizionale ad alto valore aggiunto, per individuare i parametri gestionali che incidono sulla qualità tecnologica e organolettica.
La collaborazione con ANAFIBJ ha inoltre consentito di sviluppare nuovi indici genetici, tra cui l’Indice Salute Mammella e l’Indice Caseificazione Sostenibilità–Parmigiano Reggiano, pensati per orientare la selezione verso bovine più robuste e performanti, con una migliore efficienza alimentare e un minore impatto ambientale.

Biodiversità e profilo aromatico del formaggio

Completano il quadro i progetti MESOFILI, in collaborazione con le Università di Parma e Cattolica di Piacenza, dedicati allo studio dei rapporti tra flora microbica dei foraggi, processi di fermentazione e profilo aromatico del formaggio. Le indagini svolte su campioni provenienti da diverse zone del comprensorio mostrano come la biodiversità microbica dei prati stabili contribuisca a definire l’identità sensoriale del Parmigiano Reggiano, confermando il ruolo determinante della base foraggera nella qualità finale del prodotto.

Condivisione della conoscenza

Accanto ai progetti di ricerca agronomica e zootecnica, il Consorzio ha rafforzato nel 2024 il lavoro di trasferimento tecnico lungo la filiera. Questo percorso passa da due linee di intervento: la formazione diretta agli allevatori e il confronto strutturato con la comunità tecnico-scientifica.

Da un lato è stato avviato il progetto “Comunicare per competere”, sviluppato insieme ad AISA. L’obiettivo è creare un canale stabile di dialogo con gli allevatori e con i veterinari aziendali su temi sensibili per la filiera del Parmigiano Reggiano: gestione della stalla, uso corretto dei farmaci, sanità della mammella, benessere animale, riduzione dell’impiego di antimicrobici. È un lavoro che lega il miglioramento gestionale quotidiano alla qualità del latte destinato alla trasformazione.

Dall’altro lato il Consorzio ha mantenuto una presenza attiva nei principali momenti tecnici e scientifici del settore zootecnico e veterinario, sostenendo e partecipando a incontri e convegni di livello nazionale e internazionale (tra cui EAAP, ECPLF e SISVET nel 2024). Questo presidio consente di intercettare e riportare all’interno del comprensorio i temi emergenti su genetica funzionale, benessere animale, efficienza d’allevamento e gestione sanitaria. È un modo per tenere allineata la filiera del Parmigiano Reggiano con lo stato dell’arte della ricerca applicata, senza scollegarla dal suo radicamento territoriale.

Il Servizio Produzione Primaria coordina i progetti, favorendo il dialogo tra università, enti di ricerca e aziende, e utilizza la piattaforma ALLEVA per la formazione e la diffusione delle buone pratiche presso la platea di produttori di latte da Parmigiano Reggiano.