Al workshop ANAFIBJ di Cremona, svoltosi il 7 ottobre scorso, si è ragionato su come garantire la continuità delle aziende agricole.
Tre prospettive — struttura produttiva, pianificazione economico-patrimoniale, regole giuridiche — hanno mostrato che la stabilità non arriva per inerzia: va costruita mentre l’azienda lavora.
Il quadro di settore indica meno aziende e mandrie mediamente più grandi, più tecnologia in stalla e una crescente diffusione di forme societarie. È un’evoluzione che richiede organizzazione, capacità di leggere i dati e di gestire persone e investimenti.
Nelle aree di collina e montagna, ancora ricche di imprese familiari, il tema è particolarmente sensibile.
Sul piano economico e familiare, “resta tutto in famiglia” non basta più. Patrimoni consistenti, debiti pluriennali e famiglie più complesse impongono regole scritte in tempi ordinari: chi fa cosa, come si subentra, come si tutelano soci e lavoratori.
La pianificazione è un lavoro di squadra (consulente finanziario, tecnico, fiscalista, notaio, consulente del lavoro) e comprende anche il trasferimento di competenze gestionali.
Quando entra il diritto, contano statuti aggiornati, patti di famiglia e clausole chiare: senza questi strumenti si rischiano blocchi operativi e contenziosi. Le agevolazioni esistono, ma funzionano solo se la continuità è dimostrabile.
Messaggio finale: le regole non sono burocrazia, sono strumenti di governo. Vanno scritte quando tutto funziona, per poter continuare a produrre anche nei passaggi più delicati.
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