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Quando trattare, quando no: la logica dell’albero decisionale nelle mastiti

Un albero decisionale è uno strumento di analisi e di supporto alle decisioni che traduce un processo complesso in una sequenza ordinata di passaggi logici.

Il suo funzionamento si basa sul principio secondo il quale non si arriva a una scelta finale partendo direttamente dalla situazione iniziale, ma attraverso una serie di verifiche successive, ciascuna delle quali restringe il campo delle possibilità.

Ogni “nodo” dell’albero corrisponde a una domanda operativa o a un criterio di valutazione; ogni risposta apre una diramazione che conduce al passaggio successivo, fino ad arrivare a un esito costruito sull’insieme delle informazioni raccolte.

La forza di questo approccio sta nel rendere chiari ed espliciti i criteri che guidano la decisione finale verso il risultato migliore, in termini di probabilità di successo ed economicità.

L’albero decisionale non sostituisce la competenza, ma la organizza, riduce la variabilità decisionale e indica quando intervenire, come farlo e con quale livello di urgenza.

Applicato alla gestione delle mastiti nella vacca da latte, questo strumento diventa particolarmente rilevante.

Le mastiti non costituiscono un evento uniforme, né dal punto di vista clinico né da quello gestionale, e la decisione di ricorrere a un trattamento antibiotico non può basarsi su un singolo indicatore.

Al contrario, prende forma attraverso una sequenza di valutazioni che considerano l’animale, la sua storia produttiva, il contesto aziendale e le dinamiche sanitarie complessive.

È il principio richiamato da Norma Arrigoni, già Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, durante il convegno Alleva del 2 dicembre scorso presso la sede del Consorzio a Reggio Emilia, dove è stato sottolineato come l’uso responsabile degli antibiotici nasca prima di tutto dalla capacità di leggere correttamente il contesto in cui la mastite si manifesta, prima ancora di scegliere il farmaco.

Il percorso è delineato dall’albero decisionale contenuto nelle Linee Guida sull’uso prudente dell’antibiotico nell’allevamento bovino da latte, nate come linee guida della Regione Emilia Romagna e poi adottate dal Ministero della salute come linee guida nazionali.

Percorso decisionale nella gestione della mastite clinica

Il percorso decisionale si attiva nel momento in cui viene identificata una mastite clinica, che rappresenta il punto di ingresso dell’albero.

Da qui, il primo passaggio richiesto è la classificazione del livello di gravità, perché è su questa valutazione iniziale che si costruisce l’intero sviluppo successivo.

La mastite viene definita lieve quando è presente un’alterazione del latte, in assenza di altri segni clinici. Viene invece classificata come moderata quando all’alterazione del latte si associano sintomi locali a carico della mammella (gonfiore, rossore, calore). Rientra nella categoria grave quando compaiono sintomi generali, come febbre, calo dell’ingestione, blocco ruminale. In caso di mastite grave, non c’è tempo da perdere, la terapia deve essere eseguita immediatamente secondo i protocolli terapeutici definiti dal veterinario aziendale che possono includere la somministrazione di fluidi per via endovenosa, di antibiotico per via parenterale e/o mammaria, di antinfiammatori non steroidei, oltre alla mungitura frequente per la rimozione delle tossine.

Al contrario, in caso di mastiti lievi o moderate, prima di trattare è necessario un passaggio intermedio fondamentale: la valutazione della storia clinica della bovina, in funzione di elementi oggettivi legati al passato sanitario dell’animale.

In questa valutazione vengono considerati alcuni fattori, considerati prognostici di un probabile insuccesso della terapia antibiotica delle mastiti, in presenza di lesioni croniche al parenchima mammario o agli sfinteri del capezzolo.

Ancora, se nella lattazione corrente, la bovina abbia già ricevuto due o più trattamenti per mastite clinica, segnale di una possibile cronicizzazione del problema.


Un ulteriore elemento riguarda la presenza di valori di cellule somatiche ripetutamente superiori a 700.000 /ml nella lattazione corrente indicativi di uno stato infiammatorio persistente.


Infine, vengono considerate eventuali patologie concomitanti, che possono compromettere la capacità di risposta dell’animale.

Se è presente almeno una di queste condizioni, il percorso indica che la terapia antibiotica ha scarse possibilità di essere efficace.

In questo caso l’albero orienta verso diverse opzioni operative, come l’asciutta del quarto infetto, l’asciutta anticipata della bovina e, nei casi associati a Mycoplasma, Staphylococcus aureus, Prototheca o lieviti, la riforma.

A queste misure si affiancano la stabulazione separata e la mungitura separata, pensate per ridurre il rischio di diffusione dell’infezione.

Se invece la storia clinica dell’animale è favorevole, viene riconosciuta una possibile utilità della terapia antibiotica, aprendo a un ramo gestionale diverso.

In questo caso l’albero prevede l’avvio di una terapia antibiotica mirata, definita entro 24 ore sulla base dell’esito dell’esame colturale effettuato in allevamento.

Parliamo della “diagnosi on farm” (on farm culture), eseguita direttamente dall’operatore dell’allevamento utilizzando terreni di coltura cromogeni in grado di differenziare le principali categorie di batteri responsabili di mastiti (Streptococchi, Stafilococchi, E.coli, negativi).

Con questo strumento, avendo a disposizione l’esito dell’esame colturale entro 24 ore dalla rilevazione dei segni clinici di mastite lieve o moderata, si ha la possibilità di utilizzare l’antibiotico in modo mirato, evitando innanzitutto il trattamento qualora l’esito sia negativo, cosa che accade nel 25-40% dei casi.

Anche nel caso di Escherichia coli, l’albero indica di non trattare le mastiti con antibiotico e di procedere a una rivalutazione clinica, riconoscendo la elevata frequenza di risoluzione spontanea.


In presenza di Staphylococcus aureus, infezione di difficile guarigione anche dopo una terapia antibiotica prolungata, l’opportunità del trattamento viene valutata tenendo conto dei giorni di lattazione e del numero di lattazioni della bovina, elementi che condizionano la probabilità di successo.


Nel caso di streptococchi, la terapia ha una probabilità di successo molto elevata e quindi è altamente consigliata, secondo le indicazioni delle linee guida.

In alternativa alla “diagnosi on farm”, la terapia antibiotica può essere indirizzata dallo storico aziendale, sottolineando però che si perdono le informazioni relative agli esiti negativi, e che la diagnosi è solo presunta, quindi soggetta a errore. Per questo motivo è sempre importante prelevare un campione prima della terapia e conferirla al laboratorio, in modo da poter correggere a posteriori la terapia in caso di insuccesso.

Una variabile che va oltre la terapia

Nel sistema Parmigiano Reggiano l’antibiotico non è mai uno strumento unicamente sanitario.

È una variabile che attraversa l’intera filiera, dalla stalla al consumatore, e che incide direttamente sulla percezione di valore del prodotto finale.

La forza del Parmigiano Reggiano risiede sempre di più anche nella fiducia che il consumatore attribuisce a un sistema produttivo controllato e responsabile. In questo contesto, l’uso degli antibiotici assume un significato che va quindi oltre la singola scelta terapeutica.

Il consumatore associa il Parmigiano Reggiano a un modello agricolo “pulito”, dove il farmaco non è assente, ma utilizzato solo quando necessario e con criteri rigorosi. Ogni incoerenza tra questo racconto e le pratiche di stalla rischia di incrinare una reputazione costruita in decenni.

L’allevatore da Parmigiano Reggiano non gestisce solo bovine, ma partecipa da protagonista in una filiera di qualità, che genera valore e chiede rigore in ogni suo passaggio, compreso l’uso del farmaco.

Anche la scelta di come, se e quando trattare una mastite non ha quindi ricadute solo sanitarie, ma si inserisce in una strategia aziendale che riguarda il latte conferito, l’immagine del prodotto e la solidità della filiera.