Sicuramente produzioni zootecniche sostenibili non possono più prescindere da una gestione efficace della miriade di informazioni che hanno un effetto diretto sul loro svolgimento e sui loro risultati. Il grande lavoro, ora e in prospettiva, è quello di avere piattaforme in grado di unire e processare la molteplicità di dati (e in questo c’è l’attualità del progetto Sebastien e la ragione del coinvolgimento anche del Consorzio del Parmigiano Reggiano) per far giungere all’azienda indicazioni pratiche di immediata utilità.
Le nuove sfide imposte dai cambiamenti climatici e la necessità di limitare l’emissione di gas ad effetto serra, per i quali anche l’allevamento è coinvolto, impongono un cambio di passo gestionale che riveda in questa prospettiva ciò che viene fatto in allevamento.
Se questa è un’esigenza di tutte le produzioni animali, lo è ancora di più per DOP di alto valore come il Parmigiano Reggiano. Il concetto di qualità, e la definizione di valore, si è ora infatti esteso alla qualità di processo che si somma a quella di prodotto.
Qualità di processo che ha tra le sue colonne portanti la sostenibilità, l’attenzione al territorio e alle problematiche ambientali, tra cui l’emissione di gas ad effetto serra. di tutto il ciclo produttivo.
Per queste ragioni, come più volte e in varie occasioni è stato sottolineato, il Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano dedica da tempo sempre più impegno e risorse a ciò che riguarda la produzione del latte negli allevamenti del Comprensorio, perché essa sia sempre più in accordo con le nuove priorità.
Lo fa con iniziative di formazione rivolte agli allevatori, ma anche supportando numerose attività di ricerca e sperimentazione di alto livello tecnico-scientifico, dalle quali è attesa una importante ricaduta pratica per il miglioramento dell’attività aziendale.
Il Progetto Sebastien
Una di queste iniziative, in cui il Consorzio del Parmigiano Reggiano è coinvolto come consulente, è il progetto Sebastien, coordinato dal Centro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici e a cui partecipano come partner l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Università degli Studi della Tuscia, l’Associazione Italiana Allevatori, le PMI Nature4 e Neatec e il CINECA.
Il progetto Sebastien (acronimo che sta per Smarter livEstock Breeding through Advanced Services Tailoring Innovative and multi-sourcE data to users’ Needs), arrivato alla sua fase conclusiva dopo un’attività di tre anni, è un ambizioso progetto nato allo scopo di raccogliere ed elaborare una grande quantità di dati derivanti da sorgenti diverse (zootecniche, metereologiche, epidemiologiche) ma accumunati dall’avere un impatto sull’attività agricola e zootecnica.
Obiettivo di questo non facile lavoro, per la eterogeneità dei dati e dei linguaggi tecnici che li caratterizzano, definire un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS), per una gestione più efficiente e sostenibile (dal punto di vista economico e ambientale) dell’allevamento.
Gli obiettivi
Cerchiamo di capirne di più con l’aiuto del prof. Paolo Ajmone Marsan, che per l’Università Cattolica di Piacenza ha lavorato al progetto Sebastien.
Come spiega il ricercatore, il progetto ha indirizzato il proprio focus verso alcuni obiettivi precisi: lo stress da caldo e la perdita di produttività delle bovine; la produttività dei pascoli e la loro capacità di far fronte a un determinato carico zootecnico e, infine, il rischio di possibile insorgenza di una epidemia, concentrando l’attenzione su patologie veicolate da insetti.
Come detto, è stato fatto un grande lavoro di raccolta dati di varie provenienze. “Per i dati zootecnici – spiega il prof. Ajmone Marsan – il partner è stato AIA e si sono presi in carico i dati forniti da sensori presenti sugli animali e nelle stalle legati alla misurazione delle temperature e del THI. Si sono poi raccolti dati satellitari e metereologici, nonché dati epidemiologici grazie alla collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna. Grazie alla multidisciplinarità del progetto e al coinvolgimento di una grande varietà di soggetti (tecnico-scientifici, sanitari, operatori di Big Data e AI) e al supporto Cineca di Bologna che gestisce il ‘supercomputer’ Leonardo, tutte queste informazioni sono state rese compatibili tra loro e sono diventate la base per creare modelli previsionali in base ai quali definire in anticipo, al verificarsi di date situazioni misurabili sul campo, report tempestivi in grado di segnalare il verificarsi di un dato problema”.
Ad esempio?
“Prendiamo – continua il professore – il rischio di stress da caldo e il suo effetto sulla produzione di latte e sul suo contenuto proteico e lipidico. Sebastien è in grado di individuare e segnalare con qualche giorno di anticipo (grazie alla sua capacità di leggere e “ragionare” su una molteplicità di dati connessi tra loro, dai sensori sugli animali e quelli metereologici per quella area geografica) l’insorgenza di stress da caldo nelle bovine e di stimare il rischio di un calo della produzione di latte e delle percentuali di proteine e di grasso. Stesso meccanismo per i pascoli, dei quali viene monitorata – grazie alle immagini satellitari, alle simulazioni climatiche e alle analisi sulle produzioni agronomiche – la disponibilità di foraggi nel tempo, offrendo in maniera aggiornata e con un utile anticipo la capacità di carico zootecnico che potranno offrire”.
A questo punto sta all’allevatore, avuta in anticipo l’informazione, attrezzarsi per far fronte all’imminente criticità. Potendolo fare con qualche giorno di anticipo l’efficacia nel ridurre le conseguenze del problema sarà sicuramente maggiore. Qualcosa di analogo, anche se ovviamente di interesse più comprensoriale e di sanità pubblica, riguarda il possibile insorgere di epidemie, allorché le condizioni climatiche abbiano un andamento tale da far prevedere, in proiezione, un possibile sviluppo di insetti vettori dell’agente patogeno coinvolto.
Un progetto giovane che può crescere
Va detto che Sebastien è un progetto ancora giovane e quello che può offrire oggi è ancora oggettivamente limitato per la specificità delle aree (sia in senso geografico che di attività e raccolta dati) che il progetto si era dato fin dalla sua costituzione.
Questo vale per la parte zootecnica, che ha considerato solo la razza Pezzata Rossa Italiana e un’area delimitata al Friuli-Venezia Giulia e per la parte epidemiologica, per la quale il territorio considerato è quello della Sardegna e la patologia ha riguardato la Blue Tongue. Altro aspetto limitante è la parzialità dei dati delle stalle, per le quali non si hanno quelli legati alle caratteristiche delle strutture, al tipo di ventilazione, all’esposizione.
“Il lavoro fatto fino ad ora, tuttavia – sottolinea il prof. Ajmone Marsan – renderebbe sicuramente più agevole e percorribile la strada di un Sebastien 2, qualora il progetto fosse riproposto e ampliato, così da aggiungere altre razze (in primis la Frisona, per la sua importanza numerica e l’impatto pratico che i report avrebbero) e ad altre patologie a possibile rischio epidemico”.