Nelle stalle con robot di mungitura la tecnologia non rappresenta quasi mai il vero limite produttivo. Il punto debole è la capacità delle bovine di raggiungere il robot in modo spontaneo e senza ostacoli nella fascia oraria in cui questo è accessibile agli animali, considerando il contesto delle stalle da Parmigiano Reggiano.
Quando il flusso rallenta l’intero sistema perde efficienza e ciò è una spia di situazioni critiche, strutturali o a carico delle bovine, che sono presenti o si sono determinate in stalla.
Sono considerazioni ben trattate in un recente articolo pubblicato su Dairy Herd Management (clicca qui per leggere la versione originale), nel quale si insiste su questo punto: il cow flow non è un aspetto marginale del comportamento bovino, ma il fulcro dell’efficienza dell’intero sistema automatico e può essere letto anche con un indicatore di benessere generale.
Il primo elemento che influenza questo equilibrio riguarda la gestione dei gruppi. Le esperienze citate nell’articolo mostrano che mandrie organizzate in gruppi omogenei per stadio produttivo, fabbisogni e comportamento sociale accedono al robot in modo più fluido, riducendo il numero di interventi manuali.
Al contrario, mescolare primipare e pluripare in gruppi numerosi o disomogenei genera dinamiche di dominanza che penalizzano soprattutto gli animali più giovani: rallentano l’avvicinamento al robot, accumulano tempi di attesa più lunghi e con ripercussioni immediate su produzione, benessere e stabilità metabolica.
Le primipare rappresentano la categoria più sensibile. Nelle stalle robotizzate con gruppi misti mostrano maggiore difficoltà a raggiungere il robot di mungitura, tempi di attesa più lunghi e una maggiore predisposizione a cali produttivi e problematiche sanitarie. Una gestione separata nelle prime settimane – laddove è possibile – dopo il parto consente loro di apprendere la dinamica del sistema senza subire la competizione delle pluripare.
Nel flusso verso il robot di mungitura, il design della stalla gioca un ruolo altrettanto determinante. Percorsi lineari, privi di strozzature e facilmente leggibili dall’animale, favoriscono il movimento spontaneo. Al contrario, passaggi angusti, angoli ciechi e intersezioni complesse introducono “punti di attrito” che generano conflitti e interruzioni. Anche la zona di attesa richiede attenzione: deve essere uno spazio ampio, con pavimentazione sicura e senza aree in cui gli animali dominanti possano bloccare il passaggio. L’ingresso al robot funziona solo se è visibile e raggiungibile senza attraversare zone dove si concentra la competizione sociale.
L’alimentazione contribuisce a modellare questi comportamenti. Una miscelata troppo ricca o completa riduce la motivazione a entrare nel robot, dove la bovina riceverà del concentrato, con un calo degli accessi volontari. L’equilibrio fra razione base e pellet deve quindi sostenere la circolazione degli animali nell’arco del periodo di mungitura programmato.
Le mandrie robotizzate producono, infine, una grande quantità di dati, e l’articolo suggerisce di interpretarli attraverso due prospettive complementari: gli indicatori di movimento – percentuale di accessi spontanei, tempi di percorrenza e distribuzione oraria degli ingressi – e gli indicatori di produzione e salute, come mungiture per capo, produzione giornaliera, conduttività e pattern di attività. Quando questi parametri si deteriorano in parallelo, la causa si trova quasi sempre nel flusso delle bovine e nella sua capacità di adattarsi alle condizioni della stalla.
L’articolo introduce infine anche il concetto di “friction points”, ossia punti fisici o sociali che rallentano il flusso: abbeveratoi posizionati in modo critico, mangiatoie troppo vicine all’uscita del robot, corridoi stretti fra cuccette e zone di transito, o aree di riposo in cui la dominanza sociale influisce sull’intera circolazione. La loro identificazione e correzione rappresenta una delle azioni più rapide per recuperare efficienza.
In conclusione l’articolo sottolinea come il potenziale delle stalle robotizzate non dipenda tanto dalla capacità del robot di lavorare più velocemente, quanto dalla possibilità delle bovine di raggiungerlo senza ostacoli.
Il cow flow diventa così un indicatore integrato di benessere, ingestione, sanità e produzione.
La tecnologia dei robot, per esprimersi, richiede in primo luogo una mandria che possa muoversi con continuità: tutto il resto è una conseguenza.

