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Riflessioni sulla sostenibilità della filiera del Parmigiano Reggiano (II parte): l’efficienza è il primo obiettivo da perseguire

È ormai ampiamente acquisito che per essere efficienti gli animali debbono essere in salute ed allevati nelle migliori condizioni di benessere. Da ciò si comprende la stretta connessione fra sanità, benessere e sostenibilità ambientale degli allevamenti.

Quando parliamo di efficienza dovremo pensare sempre più all’intera mandria comprendendo nei computi anche le vitelle, le manze e le vacche in asciutta.

Si comprende in tal senso come la gestione dell’efficienza riproduttiva unitamente all’uso di seme sessato per ottenere solo le vitelle utili a coprire le quote di rimonta interna rappresenti una tappa fondamentale per essere più efficienti e sostenibili.

La misura delle emissioni

Rappresenta un problema di grande rilievo. Esistono diverse equazioni di predizione della perdita di metano da parte dei ruminanti, tuttavia queste equazioni non sono utili per intercettare le differenze fra individui e comunque sono ancora del tutto teoriche.

Esistono pochi dubbi sul fatto che sia necessario misurare le emissioni non in valore assoluto ma in funzione della quantità di prodotto utile che si ottiene.

Si parla in tal caso di intensità di emissione piuttosto che di emissione totale. Per una bovina che erutta 400 grammi di metano al giorno e produce 40 kg di latte l’intensità di emissione è di 10g/giorno di CH4 per kg di latte mentre se la stessa bovina producesse 20 kg/giorno di latte l’intensità sarebbe doppia!

Lo standard di riferimento per la misura della emissione di metano sono le camere metaboliche. Si tratta di ambienti completamente chiusi dove è alloggiato un animale e da dove viene aspirata l’aria che è successivamente analizzata. Sono impianti complessi e costosi, gestibili esclusivamente in centri di ricerca all’uopo attrezzati e che dispongano di significative risorse economiche. Di fatto quindi, ad oggi, la liberazione di CH4 non è misurabile nelle usuali condizioni di allevamento. Fra le possibili strumentazioni proposte si ricordano i laser portatili e gli sniffers.

Nel primo caso un operatore deve puntare il raggio laser sul musello dell’animale per diversi minuti e volte al giorno; si comprende quindi come tale tecnica sia di difficile utilizzo in allevamento. Più promettente la tecnica degli sniffers che aspirano in continuo l’aria e ne misurano le concentrazioni di gas. Gli sniffers debbono essere posizionati in modo tale che riescano a catturare l’aria espirata dalle singole bovine; ciò significa che debbono essere posizionati ove gli animali stazionano per un certo periodo di tempo.

Di recente presso la stalla dell’università di Bologna sono stati montati due sniffers sulle mangiatorie dei robot di mungitura e i primi risultati, che necessitano di conferme, sono confortanti.

In pratica lo sniffer aspira l’aria dall’animale entra al robot per la mungitura mentre assume il mangime in mangiatoia. La differenza di concentrazione di metano registrata durante la mungitura da cui si sottrae la concentrazione “basale” dell’ambiente, offre la possibilità di valutare le emissioni individuali di metano. Un’altra sede interessante di posizionamento degli sniffers possono essere gli auto alimentatori. 

Attualmente nel mondo sono montati diverse centinaia di sniffers, ma al momento siamo ancora lontani da un diffuso utilizzo di queste strumentazioni e dalla possibilità di utilizzare i dati generati per fare un bilancio preciso delle emissioni di ciascun animale nelle stalle.   

Di Andrea Formigoni (Università di Bologna) e Marco Nocetti (Servizio Produzione Primaria CFPR).

(Fine seconda parte. Nel prossimo e ultimo articolo si parlerà del ruolo dell’alimentazione. Per leggere la prima parte clicca qui).