Torniamo a parlare di strutture zootecniche con Giuseppe Volta, Direttore Commerciale di Rota Guido. Parleremo ancora di vitellaia, ambito nel quale si può fare molto per migliorare benessere, sanità e prestazioni, ma anche un po’ oltre, per considerare il grande tema della rimonta.
Cominciamo dall’alimentazione del vitello. In allevamento per forza di cose diventa difficile riprodurre esattamente ciò che avviene in natura. Si può fare qualcosa per migliorare, a vantaggio di efficienza, sanità del vitello e suoi accrescimenti?
Partendo dal presupposto che si dovrà sempre più garantire agli animali allevati un comportamento naturale e considerando che un vitello in natura si alimenta 8/10 volte al giorno, mentre per ragioni logistiche nelle aziende zootecniche si somministra il latte ai vitelli mediamente 2 volte al giorno, ne consegue che oggi a ogni vitello venga somministrato per ogni singola volta una quantità troppo elevata, ma nel totale una razione giornaliera inferiore a quella che avrebbe potenzialmente potuto assumere. Pertanto, a fronte di una alimentazione non perfettamente naturale e bilanciata ne consegue un accrescimento inferiore rispetto a quello potenzialmente ideale ed ottenibile.
In condizioni ideali si potrebbero tranquillamente raggiungere accrescimenti ponderali medi tra 900/1000 gr/gg, rispetto a quelli di 600/700 gr/gg oggi abitualmente ottenuti.
Come si arriva a queste condizioni ideali in una stalla?
Per ottenere questi importanti risultati bisogna organizzare la vitellaia come se questa fosse uno specifico “ricovero zootecnico” opportunamente studiato per lo svezzamento dei vitelli, con accesso consentito solo dopo aver indossato specifici camici e calzari per garantire il rispetto della biosicurezza, questo per evitare qualunque tipo di contaminazione da parte del personale addetto o di provenienza da altri animali adulti.
La vitellaia deve essere organizzata con serie di box singoli unicellulari che, per rispettare le dimensioni minime di 1,8 m2 per capo, imposte dalla normativa sul benessere animale, dovranno garantire ad ogni vitello uno spazio vitale pari a metri 1×2 nei quali 1 m2 è utilizzato come proprio giaciglio per il riposo.
Poiché i vitelli passano molto tempo coricati, è fondamentale garantire loro una zona di riposo confortevole e asciutta: pertanto i box per lo svezzamento devono preferibilmente essere sopraelevati e con fondo grigliato drenante da rivestire con modesta quantità di paglia.
La qualità della stabulazione è infatti un fondamentale elemento per assicurare il successo dello svezzamento anche da un punto di vista economico.
Vanno infatti assolutamente evitate condizioni di scarso benessere come eccessiva umidità e range di temperature inadeguate, in quanto in tali condizioni negative, la maggior parte dell’alimento viene convertito in energia per contrastare il disagio, compromettendo l’incremento ponderale e lo stato di salute generale dei vitelli.
Anche in vitellaia bisogna lavorare per un buon controllo delle temperature, sia che si parli di freddo che di caldo…
In presenza di temperature molto rigide può capitare di assistere ad un aumento di mortalità in vitelli apparentemente non malati, che però all’autopsia appaiono denutriti e che pertanto sono morti semplicemente di ipotermia e di iponutrizione.
La temperatura ideale per un vitello oscilla tra i 10°C e 15°C mentre temperature inferiori soprattutto se associate a venti freddi e/o correnti d’aria danno origine a stress che possono bruciare i grassi di deposito e far perdere peso, con insorgenza di depressione, debolezza, perdita di appetito, estremità degli arti freddi ed infine morte.
Ma anche il troppo caldo, così come la presenza di insetti, rappresenta un problema per una crescita in salute dei vitelli.
Pertanto, è consigliabile dotare la vitellaia di opportuni apparecchi ventilanti da installare nel corridoio dell’operatore garantendo così ricambi forzati e controllati dell’aria con espulsione dei gas nocivi. Una buona velocità dell’aria favorisce l’allontanamento di insetti fastidiosi, maggiore assunzione dell’alimento, maggior riposo e conseguente maggior vigore dei vitelli.
Dove porre il locale di servizio per la preparazione del latte?
Per una ideale gestione operativa della vitellaia è opportuno organizzare in testata o nel centro dei box unicellulari, un apposito locale di servizio in cui stoccare e preparare il latte, lavare i secchi, oltre che ospitare le idropulitrici, fisse o mobili e tutte le attrezzature per le corrette operazioni di governo, pulizia e disinfezione.
Un sistema automatico di somministrazione del latte ai vitelli è presente in molte stalle, ma ancora poche in termini assoluti. Quali vantaggi consente?
L’adozione di uno specifico impianto per la distribuzione programmata dell’alimento garantisce automaticamente più pasti al giorno con la possibilità di modulare la quantità per singolo vitello in funzione di una prestabilita curva di alimentazione.
Semplicemente impostando la data di nascita del vitello ospitato, con questo impianto di distribuzione automatica dell’alimento in box singoli si può garantire ad ogni soggetto la quantità di alimento desiderato fino a 8 volte al giorno.
La disinfezione della tettarella tra un vitello e l’altro garantisce le migliori condizioni igienico-sanitarie, oltre ad una costanza nel dosaggio, nella temperatura e nelle caratteristiche dell’alimento distribuito.
Naturalmente non c’è solo il latte. L’assunzione di mangime starter, disponibile ad-libitum già dal terzo giorno, assicura un’apprezzabile quantità di principi nutritivi. Lo svezzamento dovrebbe avvenire con vitelli che assumono mangime pari almeno all’1% del loro peso vivo, cioè tra 0,8 e 1,2 kg/gg.
I vitelli devono poi bere 4 litri di acqua ogni kg di mangime ingerito, in quanto la disponibilità di acqua di abbeverata promuove lo sviluppo del rumine ed aiuta la fermentazione a livello ruminale, aiutando l’ingestione dei mangimi da svezzamento ed aumentando l’incremento ponderale.
Lo spostamento dei vitelli svezzati è un momento stressante e impegnativo. Cosa consigli?
Il post svezzamento è una fase di grande stress per gli animali perché si trovano a dover gestire un cambiamento di vita molto importante, sia dal punto di vista alimentare che ambientale, dovendo, oltre a rinunciare al latte, iniziare un periodo di vita in competizione. I vitelli che hanno avuto un importante incremento ponderale nella fase di svezzamento dovrebbero essere allevati in condizioni ottimali di benessere per mantenere tale vantaggio anche nelle fasi successive.
Dopo lo svezzamento, normalmente ottenuto entro le 8 settimane di vita, i vitelli vengono spostati dai box singoli ai box collettivi per iniziare la delicata fase del post-svezzamento.
L’utilizzo di uno specifico carrello dotato di pesa per il trasporto dei vitelli svezzati dai box singoli ai settori post svezzamento permetterà di verificarne l’incremento ponderale raggiunto e i reali positivi risultati ottenuti.
Quanto è importante assicurare un buon accrescimento giornaliero?
Il vitello che inizia a consumare presto più di 900 g/gg di sostanza secca con lo svezzamento avrà una vita produttiva più lunga e fornirà un latte di migliore qualità. Uno scarso incremento ponderale giornaliero ha effetti negativi indiretti che incidono sui costi sanitari perché un accrescimento insufficiente è correlato ad insufficienza del sistema immunitario, patologie respiratorie e gastroenteriche, aumento delle spese veterinarie, ritardi all’entrata in produzione, incrementi della mortalità e della percentuale di riforma.
Torniamo agli stress sociali che possono interessare anche i vitelli. Sulla formazione dei gruppi che consiglio dai?
Nel passaggio dalle fasi svezzamento a post-svezzamento che portano spesso a stress e riduzione di peso è opportuno organizzare i settori post svezzamento formando gruppi di vitelli poco numerosi, il più possibile omogenei, sia come età che come mole e peso.
Altro aspetto molto importante è evitare nei box del post-svezzamento, la tecnica di gestione DINAMICA dei vitelli, cioè immettere quelli appena svezzati spostando continuamente i soggetti più robusti nel box successivo con conseguente continua lotta per la formazione delle nuove gerarchie.
Va assolutamente preferita almeno fino a 6 mesi di vita la tecnica STATICA, cioè la formazione di gruppi omogenei che si sono affratellati nei box singoli e che rimangono assieme senza spostamenti dal 3° al 6° mese.
Come organizzare un box di post svezzamento?
Ogni box per il post svezzamento dovrà essere composto da una corsia di alimentazione, attrezzata con specifica rastrelliera a ritti inclinati e/o arco fisso per abituare gli animali ad alzare la testa avente numero pari almeno ai capi ospitati.
Quantità, qualità e temperatura dell’acqua sono elementi fondamentali ed il box collettivo dovrà essere attrezzato con una o più vasche di abbeveraggio a livello costante, facilmente pulibili e con acqua riscaldata.
In funzione della razione alimentare scelta si può attrezzare il box collettivo con una mangiatoia porta mangime a volontà ed eventuale sistema di riempimento automatico del concentrato con sonde capacitive.
La zona di riposo per questa prima fase fino a 6 mesi di età è assolutamente consigliabile su lettiera permanente con almeno 4 m2/capo.
Anche per queste categorie di animali è molto importante il controllo della qualità dell’aria e delle condizioni microclimatiche. Il ricovero zootecnico che ospita i box collettivi post svezzamento dovrà essere ricoperto con manto di copertura coibentato, essere dotato di cupolino superiore di areazione e preferibilmente tamponato su tutti i lati con reti filtranti con funzione antivento ed ombreggiante e con apertura automatizzata a doppio senso dall’alto verso il basso e viceversa per favorire il naturale ricambio di aria e gestire nelle diverse stagioni il livello di esposizione degli animali ai raggi solari.
Un impianto di ventilazione con destratificatori garantirà il corretto livello di comfort sia in estate che in inverno, riducendo l’umidità relativa e favorendo l’asciugatura della lettiera della zona di riposo.
È possibile mitigare lo stress del passaggio dal box singolo a quello collettivo post svezzamento?
Per mitigare lo stress dovuto al passaggio da box singolo a box collettivo a svezzamento completo si può anticipare questo passaggio adottando la tecnica dello svezzamento in gruppo con allattatrici automatiche.
Il risultato di tale soluzione non è solo legato alla bontà o meno della macchina (allattatrice automatica), quanto e soprattutto alla sua contestualizzazione. È fondamentale, infatti, prevedere una specifica struttura ove i box collettivi siano organizzati con la tecnica STATICA e con divisori ciechi tali da rendere possibile la realizzazione del tutto pieno-tutto vuoto e garantire ideali condizioni igienico-sanitarie ai vitelli allevati.
Con questa ideale soluzione i vitelli verranno allevati per i loro primi 10/15 gg di vita nei box singoli, che dovranno avere tutte le caratteristiche prima menzionate, e successivamente verranno trasferiti in box collettivi con le stesse logiche di suddivisione in gruppi e con le stesse tipologie costruttive viste per i box post-svezzamento.
L’ulteriore vantaggio che si ottiene formando gruppi collettivi a 10/15 gg, cioè con soggetti più facili da affratellare, è dato dal mancato accumulo di stress per il cambio di alimentazione, che consentirà di avere accrescimenti ponderali ancora più importanti, oltre addirittura a 1000 g/gg.
La soluzione con box svezzamento con allattatrice automatica permette di allungare il tempo di assunzione del latte da 8 settimane fino a 11 settimane.
Il numero e la capacità dei box collettivi vanno studiati calcolando che la tecnica corretta per la riduzione degli stress è quella di spostare gli animali almeno 2 settimane dopo che si è completato lo svezzamento, cioè a circa 90 giorni di vita.
Come organizzare le strutture per le fasi seguenti?
Le strutture per il post svezzamento dal 4° al 6° mese avranno le stesse caratteristiche prima evidenziate. Dopo i primi 6 mesi di vita i vitelli possono passare dai settori post svezzamento alle vere e proprie strutture per la rimonta in gruppi collettivi più numerosi e può cambiare anche la loro tipologia stabulativa.
La zona di riposo, in particolare, può diventare da lettiera a cuccette.
Nel caso si prosegua con le zone di riposo su lettiera, le superfici devono progressivamente aumentare da 4 m2/capo fino ad almeno 8 m2/capo.
Le soluzioni stabulative su cuccette prevedono cuccette coda-coda o testa-testa, con materassi o su lettiera in funzione dell’organizzazione aziendale e della disponibilità o meno di paglia o solido separato compostato ed igienizzato.
Queste ultime sono assolutamente da preferire per le manze dopo la prima inseminazione. Le cuccette per le manze dopo i 6 mesi funzionano inoltre da elemento di addestramento e riducono lo stress del passaggio dal gruppo di gestazione al gruppo di lattazione. L’importante per queste categorie di animali che vanno dal 7° al 23° mese è avere un posto a mangiare per ciascun capo allevato perché in queste fasi è massima la competizione per l’alimentazione.
Grande importanza va data al controllo del microclima ambientale soprattutto per il gruppo delle manze da fecondare per le quali va controllato ed evitato lo stress da caldo per non precludere le loro performance riproduttive.
Parlando di rimonta il discorso non può che andare anche alla sua consistenza numerica nella stalla. Meno manze in stalla, ma massima attenzione. Possiamo fare un elenco di punti chiave da monitorare e rispettare?
L’obiettivo è assolutamente quello di avere una rimonta non superiore al 30% ed uno stato sanitario e riproduttivo tale per cui entro i 24 mesi tutte le manze abbiamo partorito. Pesare le manze, controllare costantemente il loro stato di salute e come procede il loro accrescimento ponderale non è più un’opzione ma bensì una necessità dalle notevoli ripercussioni economiche. Occorre assolutamente che le vitelle e le manze da rimonta siano gestite al meglio sin dalle loro primissime ore di vita, sia in termini di alimentazione che di comfort, in quanto per il successo futuro dell’allevamento la produzione, la riproduzione e la sanità non sono più un’opzione ma un’assoluta necessità.
Le patologie del vitello sono entro i primi 15 giorni di carattere gastroenterico, poi si sviluppano malattie respiratorie dal secondo al quinto mese. Le manze dovranno idealmente partorire all’età di 23/24 mesi con un peso prima del parto di 600/650 kg e un body condition score almeno di 3,5 e che abbia fatto registrare un incremento ponderale giornaliero pari almeno a 900/1000 g.
All’atto della prima inseminazione la manza dovrà pesare almeno 2/3 del suo peso al parto, cioè 370/420 kg, e dovrà essere alta almeno 125/130 cm al garrese.
Ogni fase della vita delle manze risulta cruciale per il successo della futura vacca da latte considerando che la differenza tra una buona e una cattiva gestione delle manze determina una differenza di produzione fino a 700/800 kg di latte in prima lattazione, a favore delle manze che hanno partorito prima dei 24 mesi di età.
Tabella 1. Dimensioni consigliate delle cuccette per manze e vacche di vario peso.
Tabella 2. Tasso di rimonta e numero di manze in allevamento in funzione dell’età al primo parto.