Dal 15 al 18 settembre scorsi si è svolto a Bra, in provincia di Cuneo, “Cheese”, il più grande evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo, organizzato dalla Città di Bra e da Slow Food.
Un evento nel quale il Consorzio del Parmigiano Reggiano, main partner dell’iniziativa, ha partecipato con uno stand e numerose iniziative rivolte al consumatore.
Dall’evento piemontese è emerso anche un tema tecnico di grande importanza che è stato al centro del dibattito: quello dei prati stabili, protagonisti di un nuovo progetto di Slow Food rivolto alla loro salvaguardia e ripristino.
Un progetto che ha il sostegno convinto del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, espresso a Bra dal suo presidente Nicola Bertinelli.
“Cogliamo l’appello di Slow Food – ha detto – e ci impegniamo a sviluppare iniziative, progetti, ricerche, campagne, per salvare i prati stabili e i pascoli montani dall’abbandono, per ripristinarli dove sono andati perduti, per favorire l’adozione di politiche e normative che sostengano chi li custodisce.
Con oltre 70 varietà diverse di piante erbacee di tipo stagionale che crescono in gran parte del territorio di origine (ad esempio, quello del fiume Enza e nelle zone appenniniche), il prato stabile rappresenta un ecosistema unico di biodiversità, il cui foraggio viene impiegato da 1000 anni come una delle principali fonti di alimentazione delle bovine da latte. L’80% delle piante sono graminacee e leguminose, ma sono numerose anche le essenze prative di altre famiglie.
Per il Parmigiano Reggiano è fondamentale la qualità del foraggio, in quanto trasferisce gli odori e i sapori delle erbe al latte e, di conseguenza, al prodotto finito, che pertanto rimangono distinguibili al palato a livello sensoriale al momento dell’assaggio. La Dop più amata e più premiata del mondo è infatti un prodotto naturale e artigianale strettamente legato al suo territorio di origine”.
Per il Consorzio del Parmigiano Reggiano – ha concluso Bertinelli – il territorio è il bene più prezioso e l’intento dichiarato è quello di impegnarsi sempre di più per preservarne le risorse naturali.
Il Parmigiano Reggiano è un modello di sostenibilità e la sua filiera si caratterizza storicamente per bassi input: innanzitutto idrici, dato che il fulcro del suo sistema sono i foraggi freschi o affienati (prevalentemente erba medica e prati stabili che necessitano di poca acqua); in secondo luogo, chimici, considerato che gli erbai necessitano di minime quantità di chimica e che nella filiera del latte si utilizza meno dell’1% dei farmaci”.