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Il Piano di Regolazione dell’offerta del Parmigiano Reggiano: governare la produzione per creare valore

Il Piano di Regolazione dell’offerta del Parmigiano Reggiano ha avuto un ruolo determinante nella crescita e stabilizzazione della filiera. In questa video-intervista, disponibile su Ruminantia cliccando qui, il direttore del Consorzio Riccardo Deserti spiega le caratteristiche del Piano, la sua storia, i suoi sviluppi, evidenziando come esso sia diventato uno strumento essenziale per la solidità e il futuro del Parmigiano Reggiano.

Di seguito proponiamo una sintesi dei principali temi trattati.

Il Piano di Regolazione dell’offerta del Parmigiano Reggiano si è rivelato uno degli strumenti più efficaci e innovativi per sostenere e valorizzare la filiera, con risultati che hanno avuto un impatto positivo a livello economico, sociale e produttivo.

Uno degli obiettivi primari del Piano è stato quello di ridurre le oscillazioni cicliche dei prezzi, che in passato avevano messo a rischio la stabilità economica della filiera. La produzione del Parmigiano Reggiano è legata a un lungo ciclo produttivo, che parte dalla produzione del latte e arriva alla vendita del prodotto finale, con tempi di stagionatura che vanno da un minimo di 12 mesi a più di 36 mesi. Questo significa che tra la decisione dell’allevatore di produrre latte e la sua remunerazione effettiva c’è un lungo intervallo di tempo, durante il quale i rischi legati alle fluttuazioni del mercato possono influire pesantemente sui costi e sui guadagni. Tuttavia, grazie al Piano di Regolazione dell’Offerta, le oscillazioni dei prezzi si sono significativamente ridotte, anche in un contesto di produzione aumentata.

Negli ultimi dieci anni, infatti, la produzione di Parmigiano Reggiano è aumentata del 24%, ma le oscillazioni dei prezzi sono state più contenute rispetto al passato. Se confrontiamo il prezzo medio del formaggio con il decennio precedente, vediamo un andamento complessivamente più stabile e superiore rispetto agli anni passati. Oggi il prezzo medio del Parmigiano Reggiano supera stabilmente i 10 euro al chilogrammo, con una remunerazione per il latte che si aggira tra i 75 e gli 80 euro al quintale, una cifra che consente agli allevatori di programmare gli investimenti con maggiore sicurezza e di ottenere una giusta remunerazione per il loro lavoro.

Le quote di produzione sono uno degli strumenti chiave che hanno permesso di stabilizzare l’offerta. Se da un lato le quote sono un limite alla quantità di latte che ogni produttore può conferire, dall’altro rappresentano un asset di valore straordinario per gli allevatori. Queste quote, assegnate sulla base dei livelli produttivi storici, sono diventate uno strumento fondamentale di controllo e pianificazione per la produzione di latte, poiché stabiliscono un tetto alla quantità di prodotto che ogni azienda può immettere sul mercato. Tuttavia, a differenza dei vecchi sistemi delle quote latte, che alimentavano meccanismi di penalizzazione e multe per i produttori, il sistema del Parmigiano Reggiano prevede che le contribuzioni aggiuntive per chi supera la propria quota non siano destinate a una semplice sanzione, ma siano reinvestite nel sistema della filiera, creando un ciclo virtuoso che beneficia tutti gli attori coinvolti.

Le contribuzioni aggiuntive, infatti, vengono utilizzate per finanziare attività di promozione e sviluppo del prodotto, come le campagne di marketing e l’espansione nei mercati internazionali. Questo processo consente di sostenere la crescita del mercato del Parmigiano Reggiano e di ampliare la capacità della filiera di assorbire una maggiore produzione, evitando fenomeni di eccesso di offerta che potrebbero abbattere il valore del prodotto. In questo modo, il sistema delle quote non solo serve a regolare l’offerta, ma diventa un motore di crescita per l’intero comparto, con un impatto positivo sull’economia complessiva del settore.

Un aspetto innovativo del Piano di Regolazione dell’Offerta è che esso ha anche rappresentato un sostegno concreto all’imprenditoria agricola giovanile. Il sistema delle quote ha infatti introdotto delle politiche mirate per favorire l’accesso alla filiera da parte dei giovani agricoltori, creando riserve speciali per permettere loro di acquisire quote di produzione. Questo ha contribuito a rinnovare la base produttiva, favorendo il ricambio generazionale e garantendo la continuità della filiera, fondamentale per il futuro del Parmigiano Reggiano. Grazie a queste politiche, oggi molti giovani agricoltori sono riusciti ad entrare nel sistema di produzione e a garantirsi un posto stabile nella filiera, superando il rischio di abbandono da parte degli allevatori più anziani.

Un altro elemento positivo del sistema delle quote è che esse sono libere di essere cedute tra i produttori di latte. Questo significa che un allevatore che non ha figli o non è in grado di continuare la sua attività può cedere la propria quota a un altro produttore che ne ha bisogno. In questo modo, le quote diventano un vero e proprio bene trasferibile, che permette una circolazione flessibile all’interno della filiera, e consente di rispondere alle necessità di cambiamento e adattamento della struttura produttiva, sempre nel rispetto delle regole del piano.

Non va dimenticato che il Piano di Regolazione dell’Offerta è stato anche un grande strumento di stabilità sociale per gli allevatori, poiché ha evitato che il sistema fosse minato da speculazioni finanziarie. I caseifici non possono detenere quote e gli speculatori esterni non possono acquistare quote di produzione, garantendo così che le risorse restino saldamente all’interno della filiera e siano utilizzate per promuovere il valore del Parmigiano Reggiano.

A dieci anni dall’introduzione del Piano, possiamo fare un bilancio più che positivo. La regolazione dell’offerta ha indubbiamente contribuito a dare maggiore valore alla filiera, riducendo le oscillazioni dei prezzi, migliorando la redditività e aumentando la stabilità economica. La maggiore prevedibilità dei prezzi ha avuto un impatto positivo sugli investimenti, consentendo agli attori della filiera di pianificare con maggiore sicurezza a lungo termine. Non solo i produttori hanno visto migliorare la loro posizione economica, ma la crescita della produzione è stata gestita senza compromettere la qualità e il valore del Parmigiano Reggiano.

Inoltre, la crescita delle quote di produzione – che da 16 milioni di quintali è arrivata a sfiorare i 19 milioni e 700 mila quintali – dimostra che il Piano non solo ha stabilizzato la produzione, ma ha anche favorito l’espansione della filiera, creando valore per i produttori che hanno rispettato i limiti e contribuendo alla crescita della domanda. Il sistema delle quote, unito alla mobilità delle stesse e alla possibilità di reinvestire i contributi aggiuntivi all’interno della filiera, ha creato un ciclo virtuoso che sta dando frutti concreti in termini di sostenibilità e competitività.

Il Piano è ormai diventato una parte integrante della gestione e dello sviluppo del Parmigiano Reggiano, e non è più visto come un vincolo, ma come una risorsa fondamentale per il successo a lungo termine del prodotto.

Grazie anche alla nuova regolamentazione introdotta dal Consorzio, che ha previsto una durata del nuovo Piano di sei anni, si è creato un orizzonte di programmazione di lungo periodo, che garantirà una maggiore stabilità e un adeguato supporto alle dinamiche evolutive della filiera.