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La sanità di bovine e vitelli passa anche da una corretta (e dinamica) integrazione minerale

Tanti gli spunti interessanti emersi nel convegno di ieri dedicato alla nutrizione minerale nella bovina da latte, un ambito ancora in parte inesplorato ma – lo si è capito dalle relazioni – strategico, non solo per una questione di prestazioni produttive, ma anche per avere animali più sani e resistenti e abbassare l’utilizzo di antibiotici in stalla.

C’è, infatti, un legame importante tra corretta disponibilità di elementi minerali e salute animale, per il ruolo che essi hanno nella funzionalità del sistema immunitario e della risposta efficace allo stress ossidativo.

E se anche per i nutrienti minerali la razione è correttamente dotata, almeno sulla carta, non c’è sicurezza le bovine ne abbiano a sufficienza, in particolare nei momenti critici, quelli di maggiore bisogno.

Senza dimenticare che in materia di fabbisogni c’è ancora molto da chiarire e da ricercare, in particolare in quella prospettiva dinamica delle necessità minerali in relazione alle condizioni fisiologiche degli animali, superando i limiti delle formulazioni standard.

Se ne è parlato ampiamente nel convegno di ieri che ha avuto come relatori il prof. Andrea Formigoni dell’Università di Bologna e il dott. Marcello Guadagnini, responsabile tecnico di Axiota Animal Health.

Fabbisogni conosciuti, ma non troppo

La relazione del prof. Formigoni ha preso in considerazioni le basi teoriche della nutrizione minerale, sottolineandone i passaggi di maggiore attualità. Oggi, ha ricordato, molti dei valori nutrizionali di riferimento per i macro e micro elementi sono ancorati a soglie minime, costruite per evitare segni clinici evidenti di carenza. Tuttavia, ben prima che si manifestino patologie visibili, si verificano effetti subclinici che compromettono l’equilibrio immunitario, la funzionalità riproduttiva e le performance produttive.

Oligoelementi come zinco, rame, selenio e manganese partecipano alla costruzione di enzimi antiossidanti, modulatori dell’infiammazione e componenti strutturali delle difese immunitarie. Carenze anche marginali possono ridurre la capacità della vacca di rispondere adeguatamente a momenti in cui subisce degli stress, come in certe fasi critiche del ciclo produttivo, con maggiore suscettibilità alle infezioni.

Inoltre, la bovina da latte di oggi – frutto di decenni di selezione genetica – presenta esigenze metaboliche più acute, con fabbisogni assai diversi dal passato e con andamenti non lineari e spesso sottostimati, soprattutto in fasi critiche come l’asciutta, il periparto e l’inizio della lattazione.

È soprattutto in queste fase che anche razioni ben bilanciate sulla carta possono non dare tutto quello di cui la bovina necessità.

Il prof. Formigoni ha ricordato anche che l’assorbimento reale dei minerali è fortemente variabile, e questo è una ulteriore complicazione del problema. La razione può essere tecnicamente corretta, ma l’effettiva disponibilità dipende dalla forma chimica dell’elemento, dalle interazioni con altri nutrienti, dal pH ruminale, dall’ingestione individuale di sostanza secca (assai variabile) e da condizioni fisiologiche specifiche.

Tutti elementi da considerare, così come da considerare è una integrazione che unisca una frazione in chelati organici – più costosi ma più assorbibili – associati a solfati o cloruri, per una possibilità di assorbimento maggiore.

Senza trascurare che l’uso di integrazioni minerali che vengono poi in larga misura eliminate (perché poco biodisponibili) attraverso le urine, è un danno, oltre che economico, anche ambientale, da valutare con attenzione.

L’integrazione minerale come leva per alzare la capacità immunitaria nei momenti critici

La seconda parte del convegno ha visto protagonista il dott. Marcello Guadagnini, che ha approfondito l’impatto pratico dell’integrazione minerale nella bovina e nel vitello, con particolare attenzione al ruolo degli oligoelementi nella difesa immunitaria.

Il focus della relazione è stato proprio questo: i minerali come attivatori delle difese dell’organismo, soprattutto in fasi stressanti o di transizione fisiologica, in cui la risposta immunitaria rischia di non essere all’altezza della sfida. Tra questi momenti chiave c’è la fine della lattazione e la messa in asciutta delle bovine; il periparto e poi, per il vitello, la frazione temporale che va dalla fine della assunzione del colostro e lo svezzamento, nonché eventi altamente stressanti come possono essere le vaccinazioni

Il dott. Guadagnini ha illustrato in dettaglio i meccanismi attraverso cui zinco, rame, manganese e selenio agiscono sul metabolismo cellulare e sulla capacità dell’organismo di rispondere a infezioni, lesioni e stress infiammatori. Questi elementi entrano nella costituzione di enzimi chiave come la superossido dismutasi e la glutatione perossidasi, fondamentali per controllare lo stress ossidativo.

Quando questo equilibrio si rompe, l’organismo è più vulnerabile. Ecco perché – ha spiegato – integrare preventivamente gli oligoelementi, soprattutto in forma iniettabile, rappresenta oggi una strategia sempre più diffusa ed efficace per rinforzare le difese dell’animale.
A differenza della via orale, soggetta a incertezze di ingestione e assorbimento, la via parenterale consente un rapido picco ematico e quindi un deposito epatico, stabile e utilizzabile nel momento del bisogno.

Numerosi studi condotti in campo, sia in Italia sia all’estero, hanno dimostrato come l’integrazione iniettabile al momento dell’asciutta consenta una riduzione dell’incidenza di mastiti, metriti e infezioni post-parto, oltre a una maggiore risposta alle vaccinazioni.
Nel vitello, un’integrazione nelle prime 24 ore o prima delle vaccinazioni si traduce in una migliore risposta immunitaria, minore incidenza di patologie respiratorie e digestive, e minor ricorso ad antibiotici.

Da una logica semplicemente nutrizionale a una logica di sostegno alla sanità dell’animale

Le due relazioni, pur da prospettive diverse, hanno coinciso su un messaggio centrale: la nutrizione minerale non è una pratica accessoria, ma ha un ruolo sempre più chiaro nella gestione sanitaria della mandria.

Sicuramente bisogna ripensare i fabbisogni in modo dinamico, con valutazioni che tengano conto del contesto metabolico e immunitario. Oggi sono disponibili prodotti iniettabili che alzano di molto l’asticella dell’efficacia della integrazione minerale. Non per correggere razionamenti sbagliati, ma per intervenire in momenti di picco di richiesta.

Il senso dell’intervento di integrazione si sposta quindi – questo il vero take home message – da una logica nutrizionale a una logica di supporto immunitario, di potenziamento della risposta organica allo stress ossidativo e, in definitiva, di miglioramento della salute della bovina.

Queste le presentazioni dei due relatori👇🏻