Igiene e gestione possono fare davvero tanto per ridurre l’incidenza delle mastiti in stalla e quindi ridurre l’uso degli antibiotici. Perché se è vero che sono davvero tanti gli agenti microbici con riconosciuta attività mastidogena (solo nella lettiera di una stalla di vache da latte ne sono stati individuati almeno 136) è anche vero che la bovina, e ampliando la prospettiva, la stessa stalla, non sono certo indifese nei loro confronti.
Al punto che se il concerto delle tante azioni possibili di contrasto alla mastite trova una puntuale e attenta attuazione il caso clinico, e la conseguente terapia, rappresentano l’imprevisto isolato, l’eccezione ineliminabile.
E che si sia fatta molta strada in questo senso lo dicono i numeri, quelli ad esempio relativi alle quantità di antibiotico utilizzate per il trattamento delle mastiti diminuiti moltissimo negli ultimi decenni, e in un quadro generale di riduzione media delle cellule del latte, a dimostrazione che la sanità delle mammelle non ne ha risentito e che, anzi, in termini medi generali, è costantemente migliorata.
Quindi è chiaro che volendo ridurre ulteriormente la quantità di antibiotici utilizzati nell’allevamento da latte le strade dell’igiene e della gestione siano ancora di più strade obbligate da cui non è possibile deviare.
Tanto più per chi fa latte da Parmigiano Reggiano, come ricorda spesso Marco Nocetti, Responsabile del Servizio Produzione Primaria del Consorzio e che ha sottolineato anche presentando il seminario svoltosi il 3 aprile scorso nella sede di via Kennedy a Reggio Emilia.
Un evento per approfondire proprio quegli aspetti di igiene e di gestione che permettono di ridurre il rischio di infezione della mammella, con tanti vantaggi, tra cui quello di avere nelle stalle livelli sempre più responsabili, sostenibili e ridotti di antibiotici, fatto di importanza strategica per il Consorzio e motivo che sta alla base del fitto calendario di eventi di formazione tecnica per allevatori messi in campo recentemente dal Servizio di Produzione Primaria del Consorzio stesso.
L’evento del 3 aprile idealmente ha rappresentato la continuazione di quello svoltosi il 14 marzo, nel quale si erano approfonditi quegli aspetti tecnici dell’impianto di mungitura importanti per assicurare la massima sanità della mammella, insieme alle possibilità offerte dalla selezione per scelte riproduttive in grado di dare bovine più adatte alla mungitura meccanizzata e robotizzata.
Nel convegno del 3 aprile il focus è andato invece sulla parte legata all’igiene (soprattutto nelle operazioni di mungitura) e alla gestione di mandria e stalla, per rimuovere, o quanto meno ridurre molto, i rischi di mastite. I due relatori non hanno certo deluso i molti presenti, con due ottime relazioni ricche di spunti pratici, che vanno sicuramente riascoltate, per chi c’era) o ascoltate (per i pochi, vista la grandissima partecipazione) che non c’erano.
Come sempre trovate tutti i video dell’evento a fondo pagina.
Pre e post dipping fanno la differenza
Con la relazione di Richard Echeverry, responsabile tecnico-scientifico di Klareco zoo, si è entrati in sala mungitura e si sono analizzati i punti chiave per una corretta igiene dinsinfezione. Perché è vero che la mastite è un problema le cui cause vanno cercate in tutta la stalla ma, come ha spiegato il tecnico, errori in sala di mungitura, nel funzionamento dell’impianto o nella routine applicata, possono concorrere fino al 20% di nuove infezioni.
Il dr. Echeverry ha sviluppato in particolare l’argomento della disinfezione del capezzolo nel pre e post dipping.
Perché tutto quanto di buono si fa per ridurre la pressione batterica nella stalla, nelle lettiere, sulla cute delle mammelle è utile e doveroso, ma insufficiente se pre e post dipping non sono fatti come si deve.
L’uno e l’altro sono operazioni complementari in chiave di prevenzione dell’ingresso di agenti microbici all’interno della mammella dallo sfintere del capezzolo.
Con il pre dipping il target è dato soprattutto dai germi ambientali, quelli – ha spiegato il relatore – più legati a casi clinici di mastite, mentre con il post dipping si va a prevenire il rischio di passaggio tra le bovine di batteri contagiosi, quelli soprattutto collegati a forme subcliniche.
Tra le puntuali raccomandazioni di Richard Echeverri l’igiene del mungitore (che tuttavia parte da lontano, dalla qualità della gestione delle lettiere e dalla pulizia della stalla), l’uso di guanti, la integrità delle guaine (che possono diventare, se usurate, dei veri e propri serbatoi di germi nelle loro screpolature, oltre a tutto quanto di negativo per la salute del capezzolo può essere ascritto alla ridotta funzionalità di guaine usurate),la corretta esecuzione del pre dipping (che pulisce e disinfetta, riducendo la carica microbica sul capezzolo e facilita l’attacco dei gruppi); l’asciugatura della mammella con fazzoletti monouso (da evitare assolutamente la contemporaneità delle due operazioni, ossia pre mungere e asciugare nello stesso tempo per non correre il rischio di trasportare germi da un quarto potenzialmente infetto agli altri); la corretta esecuzione del post dipping.
Tra gli approfondimenti considerati nella relazione quello sui prodotti da utilizzare per la disinfezione in pre e post dipping, che devono essere garantiti e di provata efficacia, ma anche manualità e tempi di esecuzione.
Come gli almeno 30 secondi di permanenza dello schiumogeno sul capezzolo in pre dipping; la necessità di fare il post dipping prima possibile dopo lo stacco del gruppo raccomandando di coprire con il prodotto disinfettante tutto il capezzolo e non soltanto due terzi, con preferenza per l’immersione piuttosto che lo spray, per l’incertezza di quest’ultima modalità riguardo al completo trattamento di tutta la superficie del capezzolo.
A questo riguardo il relatore ha ricordato – con l’autorevole citazione del National Mastitis Council – che proprio l’insufficiente copertura con il prodotto disinfettante è considerato il principale motivo di insuccesso del post dipping.
Tornando per un momento al pre dipping un passaggio importante è stato dedicato anche all’importanza della pulizia e disinfezione della punta del capezzolo.
Certo, richiede più tempo ha ammesso il relatore, ma i batteri sulla punta del capezzolo sono i più pericolosi, i primi a essere letteralmente “sparati” in mammella se si verificano delle anomale fluttuazioni di vuoto.
Non solo.
La punta del capezzolo è ricca di terminazioni nervose e l’azione di pulizia ha un effetto positivo sulla stimolazione dell’ipofisi, il rilascio dell’ossitocina e quindi la velocità di mungitura.
La gestione può fare molto. E sull’asciutta…
Lasciata idealmente la sala di mungitura, Paolo Moroni, docente dell’Università di Milano e con tanti anni di esperienza maturati anche negli Usa presso la Cornell University, ha svolto l’ampio argomento di tutto ciò che può essere fatto (o non fatto, dato che, nella sua relazione, alla voce “errori/orrori in allevamento” non sono mancati spunti anche pittoreschi su prassi discutibili) per ridurre il rischio mastite in stalla e, quindi, dare risposta alla domanda che ha fatto da filo conduttore del seminario, e cioè se il controllo della mastite in allevamento sia possibile solo con l’uso degli antibiotici.
Risposta scontata, e già quanto visto a proposito semplicemente di pre e post dipping dà la misura dell’ampiezza delle possibilità preventive di una buona gestione.
Come ha ricordato Paolo Moroni non c’è un’unica azione, ma una molteplicità di attenzioni da porre in atto che sommate conducono a risultati decisamente importanti.
Avendo sempre al centro dell’attenzione la bovina da latte e le sue esigenze, che con il passare dei decenni e i livelli produttivi attuali sono assai più impegnative rispetto al passato.
Ci sono anche tanti altri aspetti da considerare con attenzione, perché direttamente o indirettamente agiscono sulla resistenza della bovina alle infezioni.
Vale per lo stress da caldo, che se per le bovine in lattazione è argomento ormai acquisito con investimenti mirati pressoché in tutte le stalle, vale però anche per le asciutte, settore nel quale invece le attenzioni e gli investimento sono assai meno diffusi.
Sono importanti le integrazioni minerali e vitaminiche; la gestione delle lettiere (vale per i materiali usati e ancora di più per tutto ciò che ne facilità la riduzione dell’umidità e quindi il sostegno alla proliferazione batterica); le vaccinazioni (disponibili nei confronti di alcuni ceppi batterici mastidogeni ed efficaci nel ridurre la severità clinica delle mastiti ma, ha sottolineato Paolo Moroni, da non considerare un succedaneo alla corretta gestione); la selezione genetica (con una pluralità di indici – e tra questo anche l’ICS-PR – che premiano in misura particolare la sanità della mammella); la lettura dei tabulati Aia sui controlli funzionali e un lavoro ben impostato con il proprio veterinario per avere sempre il polso della situazione microbiologica della stalla.
Tuttavia oggi il vero fattore critico in chiave di prevenzione delle infezioni – reso ancora più attuale dall’obbligo dell’asciutta selettiva – è quello della asciugatura delle bovine.
Dover gestire capi che arrivano in questa fase con produzioni ancora estremamente elevate, ben oltre i 30 kg, pone sfide nuove, rese più impegnative dal venir meno della possibilità di trattamento antibiotico a tappeto a scopo profilattico.
Il sigillante diventa fondamentale, inteso come prodotto e anche come manualità di inserimento. Ma diventa imprescindibile arrivare ad asciugature con bovine che abbiano produzioni “gestibili”, con obiettivo i 15 kg.
Al di sopra di questa soglia diventa rischiosa una asciugatura drastica. Utile per accompagnare questa riduzione di produzione un box di pre-asciutta, dove collocare le bovine e verso le quali attuare una restrizione alimentare; una variazione nella frequenza di mungitura laddove non ci sia la possibilità di avere questo spazio di pre-asciutta è un’altra pratica decisamente consigliata.
Certo è che maggiore è la quantità di latte alla messa in asciutta, maggiore è il rischio mastiti nella lattazione successiva: su questo non ci sono dubbi.
Appuntamento al prossimo incontro sulle lettiere
A seguire, come sempre il dibattito finale e la sessione di brevi domande e risposte tra relatori e partecipanti, con argomento che ha toccato il tema lettiere e additivi possibili e che ha dato l’occasione per presentare il prossimo incontro, dedicato proprio a questo argomento, con particolare attenzione al separato, materiale che in molti considerano favorevolmente per i tanti “pro”, che tuttavia sono offuscati da altrettanti, possibili, “contro”. Aspetti, questi ultimi, specialmente in un contesto come quello del Parmigiano Reggiano, da considerare con la massima attenzione.
E’ solo con gli antibiotici che possiamo controllare le mastiti?”