La vitellaia rappresenta uno dei settori più importanti dell’allevamento bovino da latte, in quanto condiziona molto del futuro prossimo dell’azienda.
Il benessere dei vitelli è regolamentato da tempo da specifica normativa di cui abbiamo già trattato in altri articoli; la novità è che il recente Regolamento Ce 2019/6 sui farmaci veterinari limita in modo significativo l’impiego sistematico di antimicrobici per profilassi e metafilassi.
Oggi, dopo il trattamento delle mastiti, il trattamento delle patologie dei vitelli è il principale motivo di utilizzo di antibiotici nell’allevamento da latte per cui servirà una sempre maggiore attenzione all’aspetto manageriale per la prevenzione delle patologie (respiratorie ed enteriche), dato che non si potrà supplire con l’(ab)uso degli antimicrobici a carenze di questo tipo.
Una maggior attenzione nella gestione della vitellaia, l’utilizzo di protocolli terapeutici standardizzati prescritti dal veterinario aziendale e una cura maggiore dell’igiene e della biosicurezza dei vitelli possono portare a una notevole razionalizzazione e riduzione degli antimicrobici impiegati in questa fase produttiva.
Le aree preparto/parto
Una corretta gestione dei vitelli deve partire dalla presenza di aree preparto/parto pratiche, sicure e confortevoli per le bovine che permettano di mungere subito il colostro: possono essere costituite sia da box collettivi sia da box individuali, meglio se su lettiera permanente; la lettiera deve avere abbondantissima paglia per rende re il più confortevole possibile l’area di decubito alle bovine.
Inoltre deve essere mantenuta in condizioni di igiene e pulizia ottimali, fondamentali sia per la vacca sia per il vitello: il box va igienizzato e disinfettato dopo ogni uso e gli animali vanno mantenuti puliti al momento del parto (pulizia/disinfezione del posteriore della vacca).
Essendo le vacche da latte animali sociali, la puerpera non deve es- sere isolata al momento del parto, per questo in caso di box individuali si consiglia di predisporli adiacenti al gruppo in asciutta.
È pratica comune allontanare il prima possibile il vitello dalla madre per impedire la trasmissione di alcuni patogeni (es. paratubercolosi); ciò nonostante, per migliorare il livello di benessere, il vitello può essere lasciato per qualche ora con la madre purché sia isolato in un box all’interno della sala parto (vedi foto) in modo che possa ricevere le cure materne senza venire direttamente a contatto con la mammella sporca di feci o ingerire feci infette dalla lettiera.
Subito dopo la nascita è importante sia controllare che l’ombelico sua disinfezione, possibilmente per immersione con apposito contenitore di soluzione disinfettante (es. soluzione iodata).
Il colostro
Il particolare tipo di placenta bovina (cotiledonata sinepiteliocoriale) non permette il passaggio di immunoglobuline (anticorpi) al feto (immunità specifica o acquisita).
Inoltre, i macrofagi e i neutrofili (immunità specifica innata) che proteggono il vitello durante la vita fetale diminuiscono nelle ultime fasi della gravidanza: il vitello nasce quindi praticamente privo di anticorpi e il trasferimento dell’immunità passiva avviene con l’assunzione di colostro di qualità e quantità adeguata in tempi e modalità corretti e cioè 4 litri di colostro di buona qualità (>50g/litro di immunoglobuline G-IgG) entro 6 ore dal parto, suddivisi in due somministrazioni di due litri ciascuna: la prima non appena il vitello è in grado di bere (da 30 minuti a 2 ore dopo la nascita) e la seconda entro 4 ore dalla prima.
La temperatura di somministrazione consigliata è di 39-40°C.
È importante gestire bene gli aspetti legati alla biosicurezza, dato che l’utilizzo del colostro crudo rap- presenta un punto critico per la diffusione di batteri (E. coli, Mycobacterium paratubercolosis, Salmonella spp., Mycopla- sma bovis, Listeria spp., Campylobacter spp., Coxiella spp., Streptococcus spp., Staphylococcus spp.), virus (Rotavirus, Coronavirus, IBR, BVD, …) e parassiti (ad esempio Cryptosporidium).
Per prevenire tali problematiche il colostro va prelevato e maneggiato con la massima attenzione all’igiene delle operazioni e, ove possibile, sottoposto a trattamento termico (60°C per 60 minuti) per la sua sanificazione. Ciò in particolare quando si utilizza la banca aziendale del colostro.
Il colostro è secreto dalla ghiandola mammaria nei primi giorni post-parto e la concentrazione di IgG diminuisce notevolmente già a 12 ore dal parto. Inoltre, l’assorbimento di macromolecole da par- te dell’intestino del vitello diminuisce progressivamente col passare delle ore (tra le 6 e le 12 ore dalla nascita si dimezza, fino ad azzerarsi dopo le 24 ore).
Da qui l’assoluta necessità del rispetto dei tempi perché colostro prelevato ore dopo il parto e/o somministrato dopo le sei ore di vita del vitello non serve quasi a niente lasciando il vitello completamente scoperto da un punto di vista immunitario.
La qualità della colostratura
Oltre la qualità del colostro si può valutare la qualità della colostratura, ovvero se il trasferimento dell’immunità passiva nel vitello è stata efficacie.
Per avere questa informazione è necessario valutare il contenuto di IgG ematiche del vitello nei primi giorni di vita e per questa valutazione è necessaria un’analisi di laboratorio.
I parti complicati, la conseguente inibizione del riflesso della suzione e la mancata assunzione del colostro sono tra le maggiori cause di mancato trasferimento dell’immunità passiva, che può portare ad avere vitelli più deboli e quindi un’incidenza maggiore di patologie nella vitellaia, che andranno a influire negativamente sull’intera vita produttiva dell’animale.
La somministrazione del colostro deve avvenire con l’impiego di strumenti e materiali puliti. I secchi, i biberon, le sonde e le tettarelle eventualmente utilizzati devono essere puliti e disinfettati dopo ogni utilizzo.
Una volta lavati devono essere fatti asciugare correttamente, preferibilmente appesi con la parte concava rivolta verso il basso in modo da far scolare l’acqua ancora presente.
I locali di stabulazione
Dopo aver proceduto ad una corretta somministrazione del colostro, bisogna prestare grande attenzione alla gestione dei locali di stabulazione.
Le gabbiette e i box dove vengono alloggiati i vitelli, devono innanzitutto rispettare i requisiti previsti dalla normativa sul benessere animale e soddisfare i parametri igienico-sanitari necessari a garantire idonee misure di biosicurezza.
Devono essere costruiti in materiale facilmente lavabile e disinfettabile, con abbondante paglia, asciutta e aggiunta giornalmente in modo che il vitello stia sempre in ambiente pulito e asciutto.
Buona pratica è quella di adottare il vuoto sanitario, sia nei box singoli sia in quelli multipli, quando si rimuovono i vitelli, lavando ad esempio con pulivapor ad acqua calda e disinfettando gli ambienti completamente (fondo e pareti) prima di alloggiarvi altri vitelli.
Infine, è indispensabile una bilanciata e adeguata nutrizione dei vitelli, che devono essere alimentati almeno 2 volte al giorno fino ai 28 giorni, mentre a partire dalla seconda settimana di vita devono avere a disposizione acqua fresca e pulita, fieno di buona qualità e mangime starter, mai somministrato direttamente a terra ma in apposita mangiatoia pulita.
Una buona gestione dei vitelli influirà positivamente non solo sulla loro salute, ma anche su quella delle future vacche; dato che, evidentemente, vitelle in buona con- dizione, non devono affrontare gravi patologie durante il loro sviluppo, hanno migliori accrescimenti e permettono di avere vacche più sane e più produttive.
Marcello Cannistrà
Servizio Produzione Primaria Consorzio Parmigiano Reggiano