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Genotipizzazione, scelta strategica che guarda al futuro della mandria (e anche della filiera)

Partiamo da una slide tra quelle presentate da Giuliano Pisoni, National Technical Manager Ruminanti di Zoetis Italia, durante il suo intervento al workshop dedicato alla genotipizzazione delle bovine da latte da Parmigiano Reggiano, svoltosi il 12 dicembre nel nostro Auditorium in via Kennedy a Reggio Emilia (👉🏻 i video delle relazioni li trovate a fondo pagina).

Partiamo da questa slide perché riassume in maniera emblematica come la raccolta di informazioni genomiche sugli animali della propria mandria sia un investimento importante, per un’azienda con uno sguardo di prospettiva e di durata.

Ebbene, come illustrato dal dr. Pisoni, sulla base di una raccolta di dati genomici basati su 1500 primipare nel corso di tutta la lattazione, suddivise in quartili su base genetica in funzione della resistenza alle zoppie (ma la cosa concettualmente potrebbe essere replicata per altri problemi sanitari economicamente impattanti, come mastiti o metriti) si è visto che a parità di tutti gli altri elementi in gioco (gestione, alimentazione, ambiente), il peggior 25% di animali ha fatto segnare il 36% di casi di zoppia, contro il 20% di casi per il miglior 25% di animali. Quest’ultimo gruppo di bovine avrà avuto quindi lattazioni migliori, più efficienza, più sostenibilità, meno costi veterinari rispetto alle peggiori, a parità di condizioni di partenza.

Il significato pratico di tutto ciò è evidente ed è stato il filo conduttore dell’incontro: avere informazioni su base genetica permette di orientare la selezione in maniera mirata, creando una mandria geneticamente migliore, per caratteristiche produttive, di efficienza, di sanità. Una cosa che è già stata fatta da tempo con l’approccio selettivo, ma che può essere accelerata notevolmente con l’approccio genomico.

E questo non è certo in sostituzione di tutte le regole della ottima gestione, che spesso in un allevamento suppliscono a carenze genetiche: anzi, le esalta.

Per l’azienda in primo luogo, perché l’allevatore è in grado di prendere le più efficaci decisioni di miglioramento genetico sin dalla nascita della vitella; può mantenere manze di maggior valore che rimangono nella mandria più a lungo e producono figlie migliori; può ottimizzare l’inventario delle manze ed evitare di investire risorse in manze che difficilmente saranno buone vacche; può applicare altre tecnologie (ad esempio, il seme sessato) agli animali giusti.

Il risultato sarà una mandria con vacche con una base genetica sempre migliore, che producono più latte/proteine/grasso, hanno più fertilità e una minore incidenza delle malattie, riducendo i costi netti di sostituzione della mandria.

Incorporare le informazioni genomiche nelle decisioni di allevamento e riforma, insomma, è una leva importante per creare future generazioni di animali che hanno una maggiore redditività nel corso della vita.

Oltre all’allevatore, tutto ciò è di grande interesse anche per la filiera in cui l’allevamento è inserito, in particolare quella del Parmigiano Reggiano – come ha sottolineato Marco Nocetti, responsabile del Servizio di Produzione Primaria del Consorzio – che ha bisogno di avere stalle sostenibili, a bassi input farmacologici, con animali resistenti e longevi, per essere credibile con buyers e consumatore finale e mantenere il suo posizionamento di valore.

Ecco perché tra le varie iniziative intraprese c’è anche quella in corso, in collaborazione con ANAFIBJ e Zoetis per la genotipizzazione di oltre un migliaio di soggetti, scelti nelle stalle del comprensorio con l’obiettivo di individuare a livello genetico le caratteristiche positive e negative delle vacche da Parmigiano Reggiano.

Lo ha spiegato Maurizio Marusi di ANAFIBJ nel suo intervento, che ha brevemente riassunto i punti chiave della genomica, per poi passare all’illustrazione del progetto e allo stato dei lavori, che al momento vedono 962 soggetti genotipizzati nel 2023, provenienti da 115 aziende.

La scelta è andata su manze nel miglior 10% per PFT e ICS-PR; manze nel peggior 10% per PFT e ICS-PR; vacche nel miglior 10% per PFT e ICS-PR; vacche con la migliore produzione in carriera di forme di Parmigiano Reggiano (quindi Resa + Longevità).

Se dalle varie spiegazioni è emersa chiaramente l’utilità del test genomico, è anche vero che non tutti i test sono uguali e non tutti danno la stessa mole di informazioni, con la stessa ufficialità e con la stessa percentuale di affidabilità.

Giuliano Pisoni ha evidenziato come nel report ricevuto dagli allevatori per il quale è stato effettuato il testaggio genomico di Zoetis, nell’ambito del progetto del Consorzio del Parmigiano Reggiano, fossero presenti ben 12 indicatori con informazioni legate a indici ufficiali di selezione, dati di produzione, qualità del latte, sanità e longevità della bovina, fertilità; tra questi alcuni indici di esclusiva proprietà Zoetis per sanità ed efficienza economica) che si caratterizzano per una grande ricchezza di parametri considerati e per una base dati di riferimento di dimensione mondiale, in grado di dare un reale contributo al lavoro di miglioramento genetico sulla mandria da parte dell’allevatore.

Certo, un investimento i cui frutti si vedranno nel tempo, ma con certezza.

La relazione di Marco Nocetti👇

La relazione di Maurizio Marusi👇

La relazione di Giuliano Pisoni👇

Il dibattito finale👇