Intervista a Maurizio Ruggeri, socio co-fondatore e general manager di TDM.
Maurizio Ruggeri, socio co-fondatore e general manager di TDM è una di quelle persone che ha percorso gli ultimi decenni della zootecnia da latte italiana lasciando una traccia importante. La sua azienda è giovanissima, se paragonata ad altre note firme del settore, eppure si è ritagliata uno spazio di mercato importante, in Italia e all’estero, nel settore della mungitura e della automazione di stalla. E questo partendo, praticamente, da zero. Non è un modo di dire, perché, come racconta lo stesso Maurizio Ruggeri guardando a più di una trentina di anni fa, se fosse rimasto a fare l’allevatore di vacche in azienda tutto quello che è venuto poi avrebbe preso una direzione completamente diversa. Del resto di sliding doors, di porte scorrevoli, scelte che fanno prendere una direzione, di vita e professionale, alternativa ad un’altra, è fatta la storia di molti. Così è anche in questo caso. Dopo un inizio nel settore della nutrizione della vacca da latte con la fondazione di Nutriservice nei primissimi anni ‘90, il passo successivo è stata la creazione di TDM, acronimo che sta per Total Dairy Management. Già nel nome c’è un progetto e un’idea di fare allevamento, basata sull’automazione, la raccolta dei dati, la loro gestione ottimale, per migliorare continuamente i risultati di stalla. Allora non si chiamava Precision Farming, ma l’idea era questa. E in tutto questo l’impronta israeliana è stata, fin dall’inizio, determinante.
Partiamo proprio da Israele e dai suoi allevamenti. In un certo senso è qui che nasce un progetto per l’Italia, è così?
È così. Dai primi anni ’90 facevamo frequenti viaggi in Israele per conoscere da vicino quella realtà. All’epoca eravamo impegnati solo sul versante dell’alimentazione, ma vedevo come non ci fosse allevamento che non avesse una puntuale raccolta dei dati, una gestione computerizzata, tecnologia applicata in maniera massiva per migliorare continuamente le performance della mandria. Una realtà molto diversa da quella che vedevo in Italia, che mi affascinava e la cui filosofia condividevo totalmente. Da qui l’idea di creare un ponte che portasse questo modo di allevare in Italia con la creazione di TDM.
Un marchio che richiama immediatamente la mungitura, eppure non è in sala di mungitura che TDM ha mosso i suoi primi passi. E parliamo di passi non a caso…
Proprio così. La prima tecnologia importata in Italia da Israele è stata il pedometro, nel 1993. Un modo rivoluzionario di gestire i calori e le fecondazioni, che in Israele era la normalità, ma che, proposto in Italia, sembrava una cosa da folli o quasi. Ma presto si è visto che questo era un miglioramento enorme per la stalla. Guardando indietro direi che avevamo visto giusto.
Dal pedometro alla sala di mungitura come è stato il passaggio?
Partiamo da un concetto fondamentale, che è la nostra stella polare: si fa zootecnica da latte ad alto livello solo avendo più dati possibile della mandria e analizzando questi dati per ricavare tutte le informazioni necessarie per migliorare continuamente, per intenderci, il nostro motto è “se lo conosco lo gestisco”. La mungitura è un momento strategico per raccogliere un’infinità di dati e quindi era inevitabile che guardassimo lì. Si trattava di mettere un cervello agli impianti di mungitura, ossia dare loro la capacità non solo di mungere le vacche, ma anche di raccogliere dati.
Diciamo un’idea di sala di mungitura dove oltre al latte si “mungessero” anche dati…
Già, qualcosa del genere. E per essere sicuri del risultato abbiamo pensato di creare una nostra sala di mungitura, con il primo impianto realizzato nel 2001. E da allora non ci siamo mai fermati nel perfezionare, migliorare, innovare, sempre con l’idea di fare del momento della mungitura uno snodo strategico di acquisizione di dati e informazioni.
Il nostro percorso è stato praticamente inverso rispetto ad altri costruttori che sono passati dal realizzare la parte meccanica degli impianti all’installazione di sistemi di gestione, mentre noi siamo partiti dai dati e siamo arrivati alla mungitura. Dal mouse di un computer alla pompa del vuoto. Il nostro impegno crescente nella progettazione e realizzazione di impianti di mungitura non ci ha mai fatto però deflettere dalla via maestra, ossia l’analisi gestionale della stalla, avvalendoci anche qui del continuo scambio di informazioni e tecnologia con Israele e adattandolo alla realtà italiana. In TDM abbiamo cinque persone che seguono l’addestramento e accompagnano l’allevatore affinché utilizzi al meglio le informazioni raccolte dal software gestionale attraverso i vari sensori. Questo perché crediamo fortemente che ogni miglioramento passi da qui. Vale per stalla che ha risultati medi, ma ancora di più per stalle già dalle performance eccellenti.
Restiamo allora in sala di mungitura, ma senza perdere di vista tutte quelle informazioni che proprio dalla sala di mungitura possono arrivare. Perché da qui il miglioramento che si può ottenere non è soltanto di prestazioni, ma anche di benessere animale e di migliore sanità della mammella.
Sicuramente si può aggiungere benessere animale alla mandria partendo anche dalla sala di mungitura, dalla tecnologia che è presente in essa e dalle informazioni che otteniamo. Dalla loro osservazione e analisi possiamo capire come avviene nei dettagli la mungitura di ogni singolo animale e andare a modificarne alcuni parametri in modo da adattare al meglio questo processo alle caratteristiche del singolo soggetto. Questo controllo ci permette, per citare solo un esempio, di variare in maniera completamente automatica i rapporti di pulsazione o il livello di stacco per ridurre il tempo di mungitura su animali lunghi riducendo di conseguenza lo stress sul capezzolo.
Dalla sala al robot di mungitura il passo è breve. Come vede il suo trend di inserimento nelle stalle da Parmigiano Reggiano?
Il robot di mungitura ha tanti punti a suo favore, dati dal benessere animale, dalla qualità della mungitura, dal miglioramento delle condizioni di lavoro nella stalla, dal sopperire alla mancanza di manodopera qualificata, per citarne alcuni, e la sua diffusione credo continuerà a crescere, come dimostrano i nostri dati di installazioni anche nell’area del Parmigiano Reggiano. Ma la diffusione dei robot va oltre la sua impostazione classica: a breve inizieremo l’installazione di due sistemi cosiddetti Batch milking proprio nella zona del Parmigiano Reggiano dove il robot di mungitura è inserito in una configurazione che unisce un concetto tradizionale di mungitura a orari definiti, ma senza mungitori perché gli animali sono munti in maniera completamente automatica dalle macchine. A proposito di automazione ricorderei anche un progetto ormai pronto per la sperimentazione in campo: trattasi di un sistema di automazione da applicare alle sale di mungitura parallele anche esistenti che consiste in piccoli robot si muovono avanti e indietro e gestiscono autonomamente tutte le operazioni della mungitura: dal pre-dipping, all’attacco e al post-dipping.
Più benessere e più sanità sono anche questioni che riguardano l’automazione nelle modalità di alimentazione?
Qui ci sono grandissime possibilità di azione. Pensiamo al dialogo tra sala di mungitura e autoalimentatori, ad esempio. Nelle nostre sale è possibile installare un sistema di analisi in continuo del latte, l’AfiLab, in grado di rilevare, oltre a molto altro, attraverso il rapporto grasso proteine, un allarme di chetosi. Ebbene, questa informazione può essere inviata all’autoalimentatore, che automaticamente va a dosare sulla singola vacca in allarme un prodotto energetico (es. glicole) aiutando così la bovina a recuperare da quella situazione di carenza energetica. Quanto al robot che gestisce la preparazione dell’unifeed vedo qualche criticità da risolvere per le razioni da Parmigiano Reggiano, a motivo delle grandi quantità di fieno, ma sono convinto che la sua diffusione crescerà e, per le stesse ragioni viste per il robot di mungitura, ne seguirà un po’ il suo andamento nella penetrazione in azienda.
Ci saranno ancora più dati a disposizione per l’allevatore, non solo dalla sala di mungitura quindi, ma anche dal sistema di alimentazione. Tanti dati da analizzare e da cui ottenere indicazioni su cosa, dove e come migliorare.
Noi siamo pronti. Lo siamo dal primo giorno.