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Sostenibilità ambientale con l’economia circolare

L’attività agricola e zootecnica viene spesso indicata di rilevante impatto sull’ambiente per la produzione di gas serra, emissioni ammoniacali e contaminazione delle acque.

La produzione primaria può contribuire alla sostenibilità della specie umana e all’economia dei territori nella misura in cui è in grado di coniugare l’esigenza di produrre cibo sano e nutriente conservando l’equilibrio dell’ecosistema e la qualità dell’ambiente locale.

Su questi presupposti si è di recente concluso il progetto Life Dop, per iniziativa del Consorzio Latterie Virgilio in area mantovana, con l’obiettivo di individuare e dimostrare come l’applicazione di un modello di economia circolare risulti utile alla riduzione degli impatti ambientali lungo le fasi della filiera dei formaggi grana Dop, implementando buone pratiche, innovazione e nuovi modelli di business.

Le azioni di progetto hanno mirato a:


– Promuovere l’inserimento dei reflui zootecnici nella digestione anaerobica attraverso una piattaforma logistica (Borsa liquami) che collega stalle e impianti di biogas esistenti.


– Testare la gestione virtuosa in campo del digestato con pratiche innovative (distribuzione in copertura con iniezione e fertirrigazione). L’incremento nella efficienza di apporto dei nutrienti permette una riduzione della fertilizzazione minerale (economia circolare) e una riduzione delle emissioni di ammoniaca e protossido d’azoto.


– Promuovere l’export di nutrienti da zone vulnerabili ad alto carico zootecnico verso zone e filiere non zootecniche (orticoltura, cerealicoltura, filiera biologica).


– Promuovere e testare l’ottimizzazione del management in allevamento massimizzando la dairy efficiency, il benessere animale e favorendo l’introduzione della innovazione tecnologica (zootecnia di precisione).

– Ottimizzare la fase di caseificio attraverso il controllo dei consumi di energia e di materia.


– Verificare la variazione degli impatti del nuovo modello.

La gestione distrettuale dei reflui

È il modello di governance su cui poggia Life Dop per superare le criticità legate alla concentrazione di allevamenti in aree ristrette e vulnerabili ai nitrati, valorizzando il potenziale energetico dei reflui e quello ammendante/fertilizzante del digestato.
La Borsa Liquami ha visto operare 80 allevatori (coordinati dalla Coop San Lorenzo di Pegognaga) e 13 impianti di biogas. Sono state movimentate 300.000 ton di reflui, con un export di 960 ton di azoto zootecnico dagli allevamenti.
Gli impianti di biogas hanno potuto sostituire con i reflui circa 70.000 ton di silomais e, adottando soluzioni impiantistiche hanno trattato una parte del digestato per la produzione di fertilizzanti di recupero (solfato ammonico) e inviato il digestato, nella sua forma palabile, a circa 40 aziende di filiere agricole non zootecniche interessate alle proprietà ammendanti della sostanza organica. L’azione della borsa liquami ha prodotto risultati ambientali concreti sul territorio:

– 970 ton di emissioni evitate di metano;

– 37 mln di kwh di energia rinnovabile prodotta;

– 35.000 ton di emissioni di CO2 eq evitate.

Questi risultati sono significativi per la filiera latte in quanto hanno consentito, rispetto al sistema di produzione “classico”, una diminuzione del 10% dell’impronta carbonica della produzione del latte.

L’ottimizzazione della gestione di stalla

Life Dop ha svolto una attività di monitoraggio della gestione nelle stalle di otto caseifici sociali che producono grana. I dati raccolti sono stati analizzati per calcolare l’impatto ambientale del litro di latte con il metodo Life cycle assessment (Lca).
Successivamente sono state identificate le aree di management che più influiscono sull’indice di prestazione ambientale.
Le osservazioni riportate in tabella, e quelle che seguiranno nella seconda parte di questo intervento, riguardano un gruppo di circa 50 stalle che con- feriscono latte in 4 caseifici della filiera del Parmigiano Reggiano dell’Oltrepo mantovano.
L’analisi della dairy efficiency nelle stalle monitorate in area Parmigiano Reggiano evidenzia un dato medio di 1,21 kg di latte per kg di sostanza secca ingerita.

Come si può vedere all’aumentare dell’efficienza si verifica sempre una diminuzione dell’impatto ambientale (vedi figura 2). La somministrazione di sostanza secca (SS) mediamente superiore a quella prevista in base al livello produttivo impostato, tenuto conto della concentrazione energetica e digeribilità delle razioni somministrate, evidenzia che nell’area alimentazione sussiste un margine di miglioramento della Dairy Efficiency.

I dati osservati relativi al management nella gestione della efficienza riproduttiva (intervallo parto-concepimento, età al primo parto, tasso di rimonta) sanitaria (mastiti, lesioni podali, aborti, mortalità vitelli) e gestione della fase agricola (produzioni per ettaro, autosufficienza alimentare) concorrono al risultato ambientale sul prodotto finale “latte”. L’indicatore utilizzato Climate Change (metodo di caratterizzazione ILCD), ovvero la produzione di gas ad effetto serra (misurata come produzione di CO2 equivalente per kg di latte consegnato), nel gruppo delle stalle Parmigiano Reggiano è stato di 1,72 kg CO2 eq/kg FPCM (DS 0,28). Tale valore risulta in media con le produzioni italiane ed europee.

E la figura 3 e la tabella 2 mostrano che il contributo % maggiore è da imputare alle emissioni enteriche degli animali in stalla (42,4%) e agli acquisti di mangimi, concentrati, lettiere (33%).

Il calcolo dell’Lca nelle stalle monitorate ha permesso di individuare tre classi di “performance ambientale” (vedi tabella 3) in cui le aziende nella classe ad alta performance ambientale presentano un valore dell’indicatore di Climate Change riferito al kg di latte intorno a 1, mentre le aziende a bassa performance ambientale intorno a 3.

Ciascuna classe presenta specifici indici produttivi e gestionali che influiscono sulla produttività e quindi sulla performance ambientale. Ciò ha permesso di identificare le aree su cui il modello Life Dop ha impostato i protocolli di miglioramento.

Le aziende a più alta performance ambientale sono caratterizzate da una produzione pro-capite e da una efficienza alimentare (DE, Dairy Efficiency) nettamente più elevate, da un intervallo parto concepimento e da un’età al primo parto più bassi e in generale da migliori condizioni di benessere animale che assicurano maggiore sanità e innegabili vantaggi in termini di riduzione dei trattamenti sanitari e dell’impiego di antibiotici.

Conclusioni e prospettive

Gli interventi che favoriscono la produttività aziendale su aree quali alimentazione, fertilità, stato sanitario (in particolare della mammella) e benessere animale, sono utili a rafforzare sia la sostenibilità economica che quella ambientale. Considerati gli effetti rilevati sull’indice climate change nelle stalle pilota in cui sono stati implementati i protocolli di miglioramento e, tenuto conto del dato medio rilevato nella situazione “media” di riferimento, si stima che la ottimizza- zione della fase zootecnica consenta un margine di diminuzione del 5-10% dell’impronta carbonica della produzione del latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano.

Progetto Life Dop, su iniziativa del Consorzio Latterie Virgilio, in area mantovana

Marco Nocetti

Consorzio del Parmigiano Reggiano

Stefano Garimberti e Sebastiano Buffa (Ara Lombardia) Giuliana D’Imporzano (project manager Life Dop – Disaa Unimi – Gruppo Ricicla) Alberto Tamburini (Disaa Unimi) Daniela Lovarelli (Esp Unimi)