Michele Campiotti è un tecnico che non avrebbe nemmeno bisogno di presentazioni, essendo assai noto ed apprezzato nel settore dell’allevamento da latte. Tuttavia riassumere in pochi tratti la sua esperienza aiuta anche a capire meglio qualche passaggio di ciò che tratteremo.
Il dr. Campiotti inizia la sua vicenda professionale occupandosi prevalentemente di nutrizione, per poi passare a tematiche più marcatamente gestionali.
Da qualche tempo però il suo lavoro di consulenza nelle aziende da latte ha preso decisamente la direzione dell’analisi economica. Un’evoluzione che tutti noi abbiamo potuto seguire in questi anni, data anche la sua importante opera di divulgatore e i numerosi convegni e che hanno scandito questo percorso professionale.
Michele Campiotti, cominciamo proprio da qui: ti sei occupato di nutrizione, poi allargando lo sguardo alla gestione della stalla a 360 gradi, e poi occupandoti anche di analisi economica. Cosa ha determinato questo percorso professionale?
È così. Da stretto nutrizionista, quando ho iniziato il mio lavoro con gli allevatori, ho poi allargato lo sguardo alla gestione complessiva dell’azienda, ma infine ho sentito il bisogno di approdare alla parte economica, Perché qui sta lo snodo centrale. Capire cioè come tutti gli elementi tecnici, gestionali, strutturali della stalla abbiano poi un impatto reale sulla sua efficienza economica. Tutto quello che si fa in azienda, se non lo si analizza dalla prospettiva economica, rischia di essere una ruota che gira senza toccare terra: non basta infatti la performance tecnica per avere un dato economico accettabile.
Così ho iniziato a fare bilanci di un numero sempre maggiore di aziende da latte con una modalità operativa scientifica valida per tutti gli allevamenti, così che i dati raccolti, standardizzati, potessero poi essere paragonabili tra di loro, affinché il singolo allevatore possa paragonarsi con sé stesso di anno in anno, ma anche paragonarsi con tutti gli altri allevamenti del campione.
Quante sono le stalle interessate?
Il tutto è inquadrato in quello che ho chiamato “Progetto allevamento futuro”. Obiettivo di questo progetto non è semplicemente il monitoraggio dei costi, ma qualcosa di più completo che porti al miglioramento della gestione aziendale a partire dal dato economico.
Questa cosa è nata alcuni anni fa soprattutto in Lombardia, dove per tradizione la difficoltà economica ha reso più immediato per tanti allevamenti la necessità di avvicinarsi a questo tipo di lavoro. Un po’ meno nell’area del Parmigiano Reggiano.
Annualmente elaboro i bilanci di 120 aziende, 20 delle quali sono aziende da latte del comprensorio del Parmigiano Reggiano. A ottobre-novembre saranno pronti tutti i bilanci di tutte queste aziende, e quindi potremo parlare con numeri certi e dati sicuri. Ma già si possono cogliere aspetti interessanti.
Hai accennato alla minore attenzione prestata dalle stalle del comprensorio del Parmigiano Reggiano all’analisi economica, rispetto a quelle che producono latte alimentare. Quale la ragione?
Nell’area del Parmigiano Reggiano il punto di forza è sempre stato il trovarsi in un’area forte dal punto di vista del prezzo.
L’andamento della remunerazione del latte negli ultimi anni è stato particolarmente interessante e basti dire che nel 2021 il costo di produzione risultava grossomodo attorno a 59 € per 100 litri di latte prodotto (quando parlo di costo di produzione, parlo della somma di tutti i costi sostenuti per produrre 100 litri di latte e non del break even).
Questo era il costo di produzione, e dall’altra parte c’era un prezzo del latte molto soddisfacente, molto più alto. Diciamo che le aziende non erano costrette a porsi in maniera stringente il problema dell’efficienza, perché – generalizzando – qualunque fosse la gestione dell’azienda il prezzo del latte copriva tutto e ogni realtà risultava remunerativa.
E di fatto ciò ha reso molte aziende meno attente al processo di miglioramento gestionale. (fine prima parte)