Con il termine foraggio si intende identificare l’intera parte vegetativa della pianta che viene destinata, dopo opportune trasformazioni, all’alimentazione del bestiame. Trattandosi di un prodotto che per sua natura è caratterizzato da differenti fasi di sviluppo, crescita e maturazione, la sua gestione ottimale è tutt’altro che semplice e scontata.
Ogni foraggio va conosciuto per le sue caratteristiche nutrizionali che dipendono non solamente dalla elevata presenza di elementi nutritivi quali proteina e fibra, ma anche e soprattutto dalla loro più o meno elevata disponibilità alla digestione ruminale.
Durante la fase di produzione del foraggio è importante conoscere l’evoluzione delle caratteristiche della pianta per cogliere il momento ottimale in cui procedere alle varie fasi della fienagione ed in particolare a quelle da compiere nelle epoche di sfalcio e di raccolta. Saper determinare con precisione il livello di maturità delle colture è fattore di primaria importanza che permette di garantire un corretto bilanciamento tra l’elevato contenuto di nutrienti ed un’alta digeribilità della fibra.
Parlando di foraggi essiccati, un’ulteriore criticità è tipicamente rappresentata dall’elevata variabilità qualitativa e nutrizionale che può dipendere dalle tecniche agronomiche utilizzate e dalla capacità dell’agricoltore di gestire le fasi di fienagione e di raccolta.
Al momento dell’utilizzo, per ottenere il massimo dai foraggi è impor- tante valutare in modo accurato le sue proprietà, a partire dal livello di lignificazione ed una conseguente più o meno alta digeribilità della fibra e della proteina, dato che un foraggio ad alta digeribilità dei suoi costituenti è più adatto a soddisfare una parte significativa delle esigenze nutrizionali della bovina da latte.
Oggi è sempre più frequente parlare di agricoltura di precisione, in cui agronomia e tecnologia avanzata si incontrano per permettere una più efficace e raziona- le gestione delle informazioni, fornendo l’opportunità di migliorare sensibilmente i livelli qualitativi delle produzioni agricole e della loro sostenibilità economica ed ambientale: fare agricoltura di precisione significa cioè utilizzare strategie gestionali che utilizzano le moderne tecnologie informatiche per la raccolta di dati provenienti da fonti multiple e che possono, contestualmente od in fasi successive, guidare alle migliori decisioni in ambito produttivo.
La tecnologia Nir
In tale contesto le tecniche a disposizione dell’agricoltore di oggi sono numerose dato che nell’ultimo decennio si sono via via rese disponibili tecnologie adatte ad una corretta gestione delle fasi produttive attraverso la raccolta sistematica di informazioni riguardanti le caratteristiche puntuali delle colture.
La tecnologia Nir (spettroscopia nel vicino infrarosso) è stata introdotta da più di vent’anni nei laboratori di analisi ed oggi, grazie alla sua rapida evoluzione, utilizzabile direttamente in campo sia come strumentazione portatile che come sensore applicato alle macchine da raccolta, alle macchine per la preparazione dell’unifeed e alle botti spandi liquame.
Grazie ai rapidi sviluppi dell’elettronica e alla sempre crescente esigenza del settore agricolo di avere a disposizione misurazioni rapide e precise utili al supporto dei processi decisionali; questa tecnologia ha subito un intenso processo di maturazione fornendo una concreta possibilità per l’agricoltore evoluto che abbia la necessità di operare ad un livello qualitativo elevato.
L’utilizzo della strumentazione Nir nell’ambito della produzione di foraggi offre la possibilità di decidere in maniera oggettiva lo stato qualitativo della pianta già a partire dal campo, permettendo in primo luogo di definire il grado di maturazione della coltura sulla base delle reali caratteristiche nutrizionali e di digeribilità misurate in loco ed in tempo reale e con- sentendo di decidere correttamente le tempistiche per lo sfalcio ed il successivo imballaggio.
Opportunamente applicata alle macchine da raccolta, la strumentazione Nir è anche un mezzo per determinare e studiare la naturale e sempre presente disomogeneità delle colture, dovuta ad esempio alle differenti caratteristiche dei suoli e delle sostanze nutritive disponibili durante l’accrescimento della pianta.
Se in passato questo tipo di misure era molto macchinoso da effettuare, per cui le valutazioni erano affidate principalmente all’esperienza pratica dell’agricoltore, oggi è possibile effettuare misurazioni veloci ed accurate durante il processo produttivo, con tutte le evidenti conseguenze sulla qualità finale del prodotto, attraverso un vero e proprio piccolo laboratorio del tutto portatile completamente automatizzato che, con un semplice click permette di effettuare scelte immediate e contestuali alle diverse attività che sta svolgendo.
Sono disponibili curve di calibrazione e software specificatamente sviluppati che forniscono importanti informazioni come ad esempio, per i foraggi, sostanza secca, ceneri, proteine, proteine solubili, NDF, ADF, ADL, uNDFom 240h, VRF (valore relativo del foraggio): è evidente a tutti che vera e propria rivoluzione comporti per l’agricoltore disporre in tempo reale di queste informazione a supporto delle proprie decisioni e come controllo per il processo produttivo a livello agronomico, ma anche ad esempio per la gestione alimentare in stalla, per l’analisi dei nutrienti indigeriti nelle deiezioni animali e per la valorizzazione dei liquami zootecnici.
La qualità del fieno deve rimanere altissima
La filiera del Parmigiano Reggiano si caratterizza in primis per l’uso di foraggi freschi o affienati – e non perciò insilati – nell’alimentazione delle bovine, così da non dovere poi utilizzare conservanti per la trasformazione del latte in formaggio.
Per garantire la copertura dei fabbisogni degli animali, è necessario che la qualità del fieno, che deve costituire almeno il 50% della sostanza secca della razione complessiva delle bovine da latte (cfr. “Regolamento di alimentazione delle bovine: Art. 1 – Campo di applicazione”), sia sempre altissima, permettendogli così di apportare una quota rilevante di nutrienti alla bovina e garantendo un’ottimale funzionalità del rumine.
È ben nota la grande variabilità che esiste tra i diversi lotti di foraggio presenti in stalla ed i problemi che l’utilizzo di foraggi differenti da quelli teoricamente previsti per il razionamento può comportare: di conseguenza la possibilità, oggi resa possibile dalle più recenti tecnologie, di valutare oggettivamente le reali caratteristiche del foraggio in uso in ogni momento e di scegliere caso per caso quello più idoneo al razionamento impostato (esattamente come si scelgono ed usano i diversi tipi di mangime), rende molto più facile assicurare ogni giorno alle bovine la copertura dei fabbisogni nutrizionali.
Jacopo Ferlito
(ITPhotonics Application Manager)