“L’asciutta selettiva è un pericolo solo se non è gestita correttamente: i timori più diffusi, legati alla salute della mammella e al rischio di mastiti, possono essere superati grazie a un maggiore scambio di informazioni e a un approccio basato sui dati. Del resto, molti allevatori già mettono in pratica l’asciutta selettiva da prima del 2022 e questo dimostra che il cambiamento è possibile quando si lavora insieme, condividendo informazioni e buone pratiche. Non è quindi solo una normativa da rispettare, ma un’opportunità concreta per ridurre le DDD e migliorare la gestione aziendale.”
Questi, in sintesi, i messaggi chiave per allevatori e veterinari proposti da Gaetano Cappelli, Responsabile del Servizio di Produzione primaria del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano nel suo intervento al convegno, svoltosi nell’ambito del Bovimac di Gonzaga sabato 25 gennaio. Un convegno, promosso da ANAFIBJ, ARA Lombardia e Consorzio del Parmigiano Reggiano, dedicato al ruolo della genetica e della consulenza tecnica nelle patologie della bovina da latte.
Perché il Consorzio si occupa di asciutta selettiva?
Come ha spiegato il dr. Cappelli, quello dell’asciutta selettiva è un argomento che il Consorzio ha deciso di approfondire per rispondere alle sfide attuali legate al benessere animale, alla sostenibilità ambientale e all’uso responsabile degli antibiotici.
Gaetano Cappelli ha spiegato che, oggi, il valore del Parmigiano Reggiano non si misura solo in termini di qualità del prodotto finito, ma anche nella trasparenza e sostenibilità dei processi produttivi. “Il consumatore moderno richiede sempre più informazioni sulle pratiche adottate a monte del caseificio,” ha sottolineato, aggiungendo che il Consorzio ha quindi anche il compito di supportare gli allevatori nel percorso verso un’agricoltura più consapevole e responsabile.
Le ricerche alla base dell’asciutta selettiva
Per comprendere meglio la situazione e le percezioni degli allevatori sul tema, il Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano ha avviato una ricerca nel 2022, raccogliendo dati tramite due questionari distinti: uno rivolto agli allevatori e uno ai veterinari. L’obiettivo principale non era solo capire le pratiche diffuse nelle stalle del comprensorio, ma anche analizzare le attitudini, i timori e le barriere legate all’adozione dell’asciutta selettiva.
Il sondaggio tra gli allevatori e veterinari
Sono state raccolte 530 risposte, un campione rappresentativo del 23% delle circa 2300 stalle produttrici di latte per il Parmigiano Reggiano. Tra gli allevatori intervistati, il 38% ha dichiarato di non utilizzare antibiotici alla messa in asciutta, mentre il restante 62% applica l’asciutta selettiva, trattando in media meno del 50% delle bovine. Si è osservato che la pratica è più diffusa nelle stalle di piccole dimensioni, mentre nelle aziende più grandi aumenta la percentuale di animali trattati.
Le motivazioni principali per non adottare l’asciutta selettiva includono il timore di aumentare i rischi di mastiti e di cellule somatiche elevate nella lattazione successiva. Al contrario, chi la pratica lo fa consapevolmente, riconoscendo il valore della lotta all’antimicrobico resistenza e rispondendo alle normative del Regolamento UE 6/2019 e agli incentivi della PAC.
Anche i veterinari hanno partecipato a un sondaggio parallelo, con 55 risposte raccolte. La maggior parte si è dichiarata favorevole all’asciutta selettiva, sottolineando però l’importanza di un approccio prudente. Molti hanno evidenziato la necessità di una maggiore formazione per allevatori e personale di stalla, oltre a un miglioramento delle tecniche di gestione.
Dati oggettivi e impatti positivi
Grazie all’analisi dei dati provenienti dal bando benessere animale/farmaci del 2022, dai controlli funzionali dell’Associazione Allevatori e dall’anagrafica dei piani produttivi del CFPR, è stato possibile tracciare un quadro dettagliato della situazione.
Si è riscontrato che il 56% degli allevatori cura meno del 50% degli animali alla messa in asciutta e che l’adozione dell’asciutta selettiva comporta una significativa riduzione delle DDD (dosi definite giornaliere di antibiotici).
Un dato interessante è l’assenza di correlazioni statisticamente significative tra asciutta selettiva e aumento delle cellule somatiche, a patto che la pratica venga gestita correttamente.
Questo conferma che, se ben applicata, l’asciutta selettiva non compromette la sanità della mammella e contribuisce a un uso più responsabile degli antibiotici.
In chiusura, Cappelli ha lanciato un messaggio di fiducia: “L’asciutta selettiva non è solo una tecnica, ma una scelta consapevole che può fare la differenza per il benessere degli animali, la qualità del latte e la sostenibilità dell’intero settore. È un puzzle complesso, ma che può essere composto con l’impegno di tutti.”
Un invito, dunque, a guardare avanti per rafforzare ancora di più il valore e la sostenibilità del Parmigiano Reggiano.
Mastiti, agenti infettanti e prevenzione
Vediamo ora alcuni spunti tratti dalle altre due relazioni. Il prof. Alfonso Zecconi dell’Università di Milano ha iniziato il suo intervento parlando della importanza della consulenza tecnica per mantenere il benessere delle bovine in stalla, e introducendo il progetto MOOH di ARAL (benessere delle bovine per salvaguardare sanità di uomo ed ecosistema).
Ha dato molta importanza ai protocolli diagnostici per valutare i quarti infetti, i principali agenti sono S. uberis, S. aureus, S. dysgalactiae e agalactiae, e poi sulla base della diagnosi fare terapia. Ha sottolineato come il trattamento per gli agenti ambientali sia meglio farlo per quarto infetto, mentre per i contagiosi invece si deve considerare tutta la mammella. Ha esposto quindi lo schema di diagnosi e trattamento che coinvolge anche la misurazione delle cellule differenziate .
Ha fornito poi alcuni dati sulle infezioni: il 10% degli allevamenti sono positivi per Agalactiae e il 3% per Aureus, ed entrambi danno elevate perdite produttive sia riguardo alla quantità di latte che alla resa in caseificazione.
Passando alle modalità di prevenzione, Alfonso Zecconi ha sottolineato come i fattori essenziali per limitare la contagiosità degli eventi mastitici siano una elevata igiene della mungitura e la divisione in gruppi della mandria (le bovine sane munte per prime, le fresche nel mezzo e le malate per ultime).
Ha presentato infine delle plastiche innovative per le tettarelle della mungitura che hanno un effetto antibatterico. Studi effettuati, sia in alpeggio che in una stalla convenzionale, hanno dimostrato che questi prodotti riducono molto la l’incidenza di nuovi casi mastitici in stalla, quindi, non vanno a “curare” le mammelle, ma possono prevenire il passaggio da mammella infetta a sana degli agenti patogeni quando non si può dividere in gruppi la mandria.
L’intervento di Stefano Milanesi, tecnico ARAL, ha quindi descritto i controlli effettuati da ARAL sugli impianti di mungitura (fissi + robot) e su come questi siano fondamentali per mantenere una buona igiene, ma anche per mantenere sane le mammelle e i capezzoli delle bovine.
La genetica fa la sua parte
Maurizio Marusi, dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo di ANAFIBJ, ha iniziato la sua relazione sottolineando come la selezione che è stata già fatta fino ad ora abbia permesso di aumentare sia la produzione di latte che la sua qualità, in termini generali, ma anche specifici per la caseificazione.
Ad esempio, le percentuali di proteine e di grasso nel latte sono aumentate e i valori di cellule somatiche (almeno in comprensorio) stanno sempre più calando (a parte ultimo anno in cui sono leggermente aumentate).
Il tecnico di ANAFIBJ ha quindi sottolineato l’importanza dei vari Indici di selezione messi a punto, con particolare riferimento all’ICS-PR e all’IQC (indice di qualità casearia). In particolare, con i controlli funzionali sulle vacche è possibile predire i valori di coagulazione e la resa casearia di ciascuna vacca, cosa molto interessante per selezione genetica.
Maurizio Marusi ha citato anche un dato riguardante la percentuale media di primipare nelle aziende del comprensorio che arriva al 37%: un numero troppo alto, che sottolinea la necessità di aumentare il numero di lattazioni per vacca. Il calcolo della redditività della vacca si fa infatti su tutta la sua vita (utile netto/giorni di vita) e quindi più si tiene una vacca in stalla più questa rende.