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L’importanza della biosicurezza

Con benessere animale, uso prudente dei farmaci il terzo pilastro dell’allevamento è la biosicurezza.

La biosicurezza rappresenta l’insieme delle misure da applicare per prevenire l’introduzione e limitare la diffusione di malattie infettive in una popolazione animale; è dunque uno dei principali strumenti di prevenzione a disposizione degli allevatori per governare in modo razionale e moderno queste gravi problematiche.

Se in Italia alcune tipologie di allevamento, ad esempio quello avicolo o suinicolo, hanno nel corso degli anni introdotto e sviluppato misure efficienti di biosicurezza anche a causa di crisi sanitarie di una certa gravità, negli allevamenti bovini da latte, che per molti versi oggi sono meno esposti a questi rischi, l’applicazione di tali misure può intensificarsi per contribuire a mantenere sani ed efficienti gli animali così garantendone produttività e redditività

Il rischio di introduzione e diffusione di patologie in allevamento si contiene adottando, di concerto con il veterinario aziendale, un piano razionale di biosicurezza. Questo va articolato in due grandi aree: la biosicurezza esterna, riguardante tutte quelle misure adottate per impedire o limitare l’introduzione di malattie dall’esterno, e la biosicurezza interna, o biocontenimento,

inerente le misure adottate per limitare la diffusione delle malattie all’interno dell’allevamento.

Biosicurezza esterna

È importante che l’allevamento sia costruito ed organizzato in modo da ridurre al minimo l’ingresso di automezzi, potenziali vettori di agenti infettivi, facendo in modo che le operazioni di rifornimento dei mangimi, di carico delle carcasse e di carico/ scarico degli animali acquistati o destinati al macello o alla vendita, vengano effettuate all’esterno dei confini aziendali o ad almeno 20 metri di distanza dalle strutture in cui sono stabulati gli animali.

Perché ciò sia possibile serve predisporre cancelli per il controllo degli ingressi (probabilmente questa è la più banale ed essenziale delle misure: l’allevamento non è un porto di mare…) e organizzare aree di pulizia e disinfezione degli automezzi.

Per quanto riguarda gli automezzi per il trasporto del latte è opportuno che l’area di raccolta sia lavabile e disinfettabile, prestando attenzione che il conducente non abbia contatti con gli animali durante le fasi di raccolta del latte.

Anche gli automezzi dei così detti “visitatori abituali” (veterinario, mangimista, consulenti ecc…) devono essere lasciati in apposita area, lavabile e disinfettabile, distante dai locali di stabulazione degli animali. Per questi visitatori è anche opportuno predisporre un locale spogliatoio in cui possa- no cambiare stivali e indumenti personali che vengano impiegati esclusivamente in quell’allevamento.

Non bisogna dimenticare la possibilità che altri visitatori occasionali debbano accedere agli uffici dell’allevamento. In questo caso è opportuno avere un accesso agli uffici che non obblighi al passaggio nelle aree di allevamento o, se ciò non è possibile, fornire camici e calzari monouso.

È importante impedire agli animali di avere contatti con animali della stessa o altra specie potenzialmente infetti; la presenza di recinzioni aiuta a prevenire l’ingresso di animali selvatici in allevamento. Quelli domestici, anche se spesso vengono quasi considerati della famiglia, devono stare fuori dagli ambienti dell’allevamento.

Dal punto di vista sanitario e della biosicurezza la rimonta interna rappresenta senza dubbio una soluzione ottimale. Spesso però è necessario o si sceglie di acquistare animali dall’esterno: questo deve sempre avvenire da allevamenti di livello sanitario pari o superiore a quello di destinazione, in possesso della documentazione relativa ai piani certificati dal Servizio Sanitario Nazionale e, ovviamente, che non siano soggetti a restrizioni sanitarie.

Oltre all’acquisto di animali, anche la loro movimentazione per fiere, mostre, mercati o alpeggio promiscuo con altre mandrie, rappresenta un rischio per l’introduzione di nuove patologie in allevamento che va gestito con molta cura. In questi casi è importante predisporre una zona di quarantena che deve essere separata dal resto dell’allevamento, in locali dotati di attrezzature che consentano la visita veterinaria ed eventuali prelievi di controllo, in cui tenere i nuovi arrivati un periodo di 21-30 giorni.

Biosicurezza interna

Al fine di controllare e limitare la diffusione di patologie all’interno della mandria è importante predisporre ove opportuno protocolli di vaccinazione (come per IBR, BVD, Rotavirus e Coronavirus ad esempio) e aderire a piani di controllo per patologie quali IBR e Paratubercolosi.

Inoltre è buona abitudine conferire regolarmente il materiale patologico (feti, carcasse, campioni ematici, feci) a laboratori di analisi di referenza, in modo da poter avere informazioni inerenti i patogeni circolanti e poter attuare le corrette profilassi o eliminare gli animali infetti ove del caso così da ridurre la carica infettante all’interno dell’allevamento.

Le patologie mammarie rappresentano il principale problema sanitario degli allevamenti bovini da latte, avendo ripercussioni sia sul benessere animale sia sul piano economico aziendale causando perdite dirette (riduzione produzione latte) e indi- rette (spese terapeutiche, eliminazione e deprezzamento del latte).

Per questo è importante predisporre di un regolare monitoraggio batteriologico del latte, anche nei casi in cui non sembrino esservi gravi problemi di innalzamento della conta delle cellule somatiche (SCC) o di mastiti cliniche, in modo tale da poter diagnosticare precocemente nuove infezioni e intraprendere adeguate e repentine misure di controllo.

Per riuscire in questo è consigliabile adottare protocolli di analisi batteriologica del latte di massa da eseguire una volta ogni 6 mesi e del latte prelevato da quarti ma- stitici da inviare al laboratorio di referenza per la diagnosi batteriologica (i campioni si possono anche congelare e spedire periodicamente, non essendoci comunque di norma il tempo di attenderne gli esiti prima di trattare gli animali clinici ed avendo l’analisi un significato di monitoraggio della prevalenza dei diversi patogeni e della loro resistenza agli antibiotici).

Devono essere presenti anche procedure nella lotta ai roditori ed insetti, che possono essere effettuate in autonomia da parte dell’allevatore, che deve regolar- mente controllare le trappole impiegate e avere una piantina aziendale con indicata la posizione delle varie esche, o affidate a ditte che forniscono questo servizio, occupandosi in maniera completa di controllo, sostituzione e verifica delle esche predi-poste.

Infine, avere adeguate procedure di disinfezione e pulizia dei locali e dell’attrezzature è fondamentale per poter mantenere gli animali in ambienti puliti, idonei e non a

rischio dal punto di vista sanitario.

Investimenti

Il Regolamento EU 429/2016 (Animal Health Law) riporta: “la sanità animale e il benessere degli animali sono interconnessi: una migliore sanità animale favorisce un maggior benessere degli animali, e vice- versa”. Dunque gli animali, in caso di insufficienti misure di biosicurezza, sono maggiormente a rischio di ritrovarsi in situazioni di disagio legate a nuove infezioni o maggior diffusione delle patologie presenti.

È facilmente intuibile che per aver adegua- te misure di biosicurezza sia necessario effettuare investimenti, talvolta anche piuttosto onerosi, ma la riduzione delle malattie animali e quindi anche dell’impiego di farmaci, e l’aumento del loro livello di benessere e quindi di produttività possono tra- sformare questo costo in un investimento.

Cosa viene richiesto

Il tema della biosicurezza rientra sempre più spesso nelle richieste che arrivano dai compratori esteri, soprattutto dal Nord Europa.

Standard britannici di certificazione del benessere animale e gestione aziendale come Red Tractor o Rspca richiedono l’adozione di piani di controllo inerenti la sanità animale e la biosicurezza, oltre che il benessere animale.

In particolare viene richiesta la presenza di un piano redatto dal veterinario aziendale in cui siano presenti programmi di controllo e monitoraggio di determinate patologie (IBR, BVD, Paratubercolosi, Leptospirosi), regolare monitoraggio SCC delle bovine in lattazione con protocolli di gestione dei casi di mastite e piani di controllo di infestanti come roditori e insetti.

Marcello Cannistrà DVM

Servizio Produzione Primaria Consorzio Parmigiano Reggiano