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Il pascolo di esercizio: come, quando e perché (prima parte)

Consentire alle vacche da latte di accedere al pascolo può avere una serie di benefici, non solamente legati alla salute degli animali. I sistemi convenzionali per l’utilizzazione del pascolo però pongono diverse limitazioni e spesso non sono adatti alle condizioni che si ritrovano nella maggior parte delle aziende del nord Italia.

L’uso del pascolo per scopi legati solamente al benessere animale (e non, se non marginalmente, alla sua alimentazione), o pascolo d’esercizio, è un concetto innovativo e ancora poco conosciuto che può produrre risultati interessanti con un impatto minimo sulla gestione zootecnica ed agronomica dell’allevamento.

In questo primo articolo cercheremo di capire, seppure brevemente, quali sono le caratteristiche ed i vantaggi del pascolo d’esercizio per vacche da latte.

Cosa diversa dal paddock esterno

Rispetto ai sistemi di pascolamento tradizionali tipici del nord Europa, il pascolo d’esercizio ha come scopo principale il miglioramento delle condizioni di benessere delle vacche mentre l’apporto nutrizionale dell’erba pascolata è secondario (gli animali sono alimentati principalmente in stalla). Per questo le superfici necessarie per ogni capo sono molto limitate rispetto a quelle tipiche dei sistemi basati sul pascolo.

Anche in un pascolo d’esercizio però è particolarmente importante mantenere una superficie inerbita. Infatti, anche se il concetto può apparire simile, il pascolo d’esercizio è completamente diverso dal cosiddetto paddock esterno (sia esso pavimentato o in terra battuta).

Pascolo d’esercizio realizzato in un allevamento della Pianura Padana.

Garantire superfici adeguate

Al fine di mantenere un cotico erboso vitale si devono garantire superfici adeguate che dipendono principalmente dal peso degli animali e dalla tessitura del terreno. Per vacche adulte di razza Holstein (con alimentazione in stalla), la superficie suggerita varia da un minimo di 150-200 mq/capo in terreni sabbiosi e ben drenati e di 250-300 mq per i terreni argillosi. Ovviamente per il pascolamento di manze (o bovine di razze più leggere) gli spazi possono essere ridimensionati.

Per mantenere una qualità adeguata dell’erba e soprattutto evitare il compattamento eccessivo del terreno, è necessario suddividere l’area (delle dimensioni sopra citate) dedicata al pascolo d’esercizio in almeno due sezioni o parcelle dove gli animali sono inviati in modo alternato (in un turno di 15-25 gg).

Questo consente al cotico di recuperare dai danni del pascolamento (e del calpestamento) durante il turno di riposo e alle specie più appetibili di ricrescere senza essere esposte ad un defoliamento costante (che porterebbe alla proliferazione delle infestanti).

Le recinzioni

Una volta individuata l’area che si intende destinare al pascolo d’esercizio è necessario installare un sistema di contenimento degli animali che si compone principalmente di due tipologie di recinzioni: le recinzioni perimetrali e le suddivisioni interne.

Per entrambe è possibile utilizzare una recinzione elettrificata ma, soprattutto nei primi periodi o se gli animali non sono abituati alla recinzione elettrica, può essere utile aggiungere una barriera “fisica” alla recinzione perimetrale (tipo staccionata) e/o utilizzare un conduttore particolarmente robusto e ben visibile (tipo corde o bande elettrificate) eventualmente disposto a due altezze (60 e 90 cm). Per realizzare la recinzione perimetrale (con o senza barriera fisica) si consiglia di utilizzare supporti stabili, come ad esempio i pali di castagno (diametro minimo 10-12 cm) o di calcestruzzo. Per le suddivisioni interne invece, è possibile utilizzare picchetti removibili in plastica o metallo e un semplice filo conduttore disposto a un’altezza di circa 90 cm.

Recinzione elettrificata perimetrale con pali in castagno e conduttore a corda abbinato a barriera fisica.
Un altro esempio di recinzione elettrificata: non più perimetrale come nella foto 2 ma con suddivisione interna, realizzata con picchetti removibili e conduttore a filo.

Gli accessi al pascolo

Un altro aspetto di grande rilevanza è la gestione degli accessi al pascolo. Per quanto possibile, è opportuno destinare al pascolo d’esercizio un terreno adiacente alla stalla al fine di minimizzare le distanze percorse dagli animali e ridurre l’impatto dei percorsi (e relative recinzioni) sulla viabilità aziendale.

Inoltre, per preservare il cotico erboso, anche all’interno dello stesso pascolo può essere opportuno prevedere percorsi adeguati per consentire agli animali di raggiungere tutte le parcelle in modo agevole e senza danneggiare le porzioni di pascolo “a riposo”.

Anche in un sistema a pascolo d’esercizio con un numero limitato di parcelle, la gestione degli accessi al pascolo è particolarmente importante e deve essere valutata con attenzione.

La composizione floristica

Rispetto a un pascolo convenzionale (a fini alimentari), la composizione floristica del pascolo d’esercizio è meno vincolante (perché gli animali sono alimentati principalmente in stalla). Vanno comunque privilegiate le specie resistenti al pascolamento (cioè alla defoliazione e al calpestamento) e con ridotto rischio di causare meteorismo ruminale. Se il pascolo è seminato (o traseminato) appositamente si consiglia di utilizzare un mix di varie specie di graminacee e leguminose, mentre è sconsigliato l’uso di essenze in purezza.

Tra le specie di graminacee più adatte si trovano Lolium perenne, Lolium multiflorum, Festuca arundinacea, Dactylis glomerata e Phleum pratense; tra le leguminose Trifolium repens, Trifolium pratense, Lotus corniculatus e Onobrychis viciifolia.

In genere, l’erba medica (soprattutto in purezza) non è molto adatta al pascolo per la ridotta tolleranza al pascolamento e l’elevato rischio di meteorismo ruminale. Tuttavia si possono utilizzare con successo i medicai dopo il 3°-4° anno dall’impianto. Si adattano invece molto bene i prati polifiti naturali sia di collina che in pianura (prati permanenti).

Lorenzo Leso

Università di Firenze, Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali