Affrontiamo in questo (e nel successivo) articolo un tema di grande importanza: come gestire la demografia della mandria, tra tasso di riforma, numero di vitelle necessarie, utilizzo di diverse tipologie di seme.
Si tratta di un percorso pratico di grande attualità per l’economicità dell’attività e per avere la massima efficienza. Di conseguenza anche contribuire a ridurre anche l’impatto ambientale (in termini di emissioni) per litro di latte prodotto.
Per gestire una mandria e la sua evoluzione nel tempo in maniera corretta, il primo dato che bisogna avere ben chiaro è il numero di bovine adulte che si desidera allevare nei prossimi 3-5 anni.
Ovviamente, questo numero non è dettato dalla sola fantasia e aspirazione, ma da una serie di vincoli quali: disponibilità di terra, capacità della filiera ad accogliere il latte prodotto, disponibilità di strutture, personale, capitali e/o accesso al credito, etc.
A questa domanda la risposta è spesso: “dipende dal prezzo del latte”; tuttavia ogni attività economica dovrebbe avere un suo piano o programma a medio termine, indipendentemente dall’andamento del mercato, poiché questo è difficilmente prevedibile.
Ad ogni modo, anche per coloro che non hanno velleità di crescita della mandria, l’argomento demografia è un tema fondamentale, poiché, se ben gestita, un’azienda di bovine da latte è destinata a crescere numericamente in maniera esponenziale ed è, quindi, opportuno lavorare a delle strategie di controllo della crescita demografica.
Infine, ogniqualvolta l’allevatore o il veterinario effettuano la scelta della tipologia di seme da utilizzare, stanno condizionando la numerosità degli animali che verranno munti nell’arco di 3 anni o poco meno.
In primo luogo, per misurare lo stato attuale della mandria, un parametro facile da calcolare è il rapporto fra bovine nullipare (vitelle e manze che non hanno ancora partorito) e il numero di bovine adulte (in lattazione + asciutte).
Questo rapporto, anni addietro veniva considerato normale se attorno al 100%. In realtà, un valore del 100%, con un’età media al primo parto non troppo elevata (24-25 mesi) e una performance riproduttiva buona (tasso di gravidanza 20-21%) consente già una crescita moderata della mandria in produzione.
È vero che avere un surplus di manze viene spesso considerato come un patrimonio o un’assicurazione ove qualcosa andasse storto, ma è anche vero che comporta un forte aggravio dei costi fissi.
Dall’altra parte, un rapporto troppo basso, pur riducendo i costi fissi, può limitare la riforma di animali improduttivi o in casi estremi obbligare all’acquisto di animali per mantenere la consistenza della mandria.
Per una mandria stabile e con buone performance l’80-90% è da considerarsi adeguato e con un minimo margine cuscinetto in caso imprevisti.
Marcello Guadagnini – Medico veterinario buiatra
Nel prossimo articolo entreremo nello specifico dei fattori che determinano la consistenza della mandria.