Dal progetto IMAGE LIFE nuove prospettive agronomiche e nutrizionali per la filiera del Parmigiano Reggiano.
Negli ultimi anni la difficoltà crescente nel produrre mais — per scarsità d’acqua, rischio aflatossine e costi elevati — ha reso necessario esplorare alternative colturali. Non per sostituire il mais dove ancora si produce bene, ma per estendere le possibilità foraggere nelle aree meno vocate.
È in questa logica che si muove il progetto IMAGE LIFE, dedicato alla sperimentazione di sistemi produttivi a basso impatto e alla valorizzazione delle colture resilienti.
Il workshop di questa mattina – una delle tappe divulgative del progetto IMAGE LIFE, ospitato nella sede del Consorzio a Reggio Emilia – è stata l’occasione per presentare interessanti esperienze agronomiche e nutrizionali sul sorgo.
Dopo il saluto di Riccardo Deserti (direttore generale del Consorzio), sono intervenuti Giovanni Dinelli (UNIBO, coordinatore del progetto, in videocollegamento), Damiano Cavallini e Giovanni Buonaiuto che hanno sostituito il prof. Formigoni, impossibilitato a partecipare, Stefano Vecchi (responsabile tecnico dell’azienda agraria sperimentale UNIBO), Fabio Gardosi (responsabile conferimenti PROGEO) e Valentina Mammi (Agrites),
Le evidenze presentate indicano che il sorgo può sostituire una quota significativa — fino alla sostituzione totale in taluni protocolli — del mais in razione senza penalizzare ingestione, produzione di latte, composizione e attitudine casearia. Cambia la cinetica dell’amido: nel sorgo è meno fermentescibile in rumine, con possibile aumento dell’urea nel latte. La gestione è prettamente nutrizionale, e riguarda la macinazione più fine del cereale; una modesta riduzione dell’erba medica per bilanciare l’azoto; una piccola quota di cereali a fermentazione rapida (orzo, frumento) per migliorare la sincronia energia-azoto; il monitoraggio dell’azoto ureico del latte per verificare l’effetto degli aggiustamenti. Sono interventi di calibrazione che non stravolgono la razione, ma richiedono continuità nel confronto con il nutrizionista aziendale.
Le coltivazioni sperimentali e le prime esperienze aziendali convergono su alcuni aspetti pratici: il sorgo entra senza problemi nelle rotazioni; reagisce meglio caldo e scarsità idrica; ha fabbisogni azotati inferiori rispetto al mais; presenta una confortante assenza di criticità da micotossine nei lotti osservati.
Le rese risultano variabili in funzione di suolo e annata: la scelta varietale diventa quindi centrale per allineare ciclo e finestra di raccolta e dare rese e qualità della granella adeguate a razionamenti per Parmigiano Reggiano.
Per il sorgo siamo alle prime fasi nel percorso di selezione e quindi l’opinione comune è che ci siano margini di miglioramento ampi.
Il confronto presentato da Agrites per la campagna 2025 offre un riferimento operativo interessante. In condizioni irrigue il mais mantiene un vantaggio produttivo; nelle aree asciutte il sorgo mostra costi più contenuti, minore esposizione a scarti da micotossine e margini più prevedibili. La PLV del mais può restare superiore, ma con rischio economico maggiore; il sorgo, pur con resa unitaria inferiore, riduce la volatilità dei risultati. Ne deriva un messaggio semplice: l’analisi va fatta appezzamento per appezzamento, integrando parametri agronomici, disponibilità d’acqua e obiettivi aziendali.
Il sorgo non è quindi una scorciatoia facile e sicuramente non mancano i problemi aperti.
Tuttavia, anche grazie al Progetto IMAGE LIFE aumentano le occasioni di approfondimento e di attenzione verso questa coltura a tutto vantaggio di un miglioramento sostanziale delle produzioni.
Un nuovo incontro è previsto a gennaio.

