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In vitellaia c’è ancora molto da fare

Bilancio più che positivo per il convegno dedicato alla vitellaia, svoltosi ieri nella nostra sede in via Kennedy a Reggio Emilia, con una sala gremita e oltre quaranta persone che hanno seguito l’evento da remoto.

Tema interessante per gli allevatori e tema strategico anche per il Consorzio del Parmigiano Reggiano, perché anche dalla vitellaia passa un modo di allevare – e quindi produrre latte che diventerà formaggio –in linea con ciò che chiede il consumatore e che va a definire quella che è chiamata la qualità di processo.

Lo ha ricordato Gaetano Cappelli, responsabile del Servizio di Produzione primaria, quando nel suo saluto ai partecipanti ha inquadrato il tema oggetto di approfondimento nel convegno e le ragioni per cui è stato scelto.

Che la gestione della vitellaia richieda attenzioni nuove è dimostrato dai dati critici che arrivano da questa fase di allevamento, con un impatto sulla redditività dell’intera stalla e sul suo consumo complessivo di antibiotici.

Alle sfide classiche si aggiungono ora, per l’allevatore in primis ma, di riflesso, anche per tutta la filiera del latte e dalla sua trasformazione, quelle poste dalle nuove indicazioni provenienti dall’Europa riguardanti l’allevamento in gruppo dei vitelli fin dai primissimi giorni di vita e il contatto madre-vitello dopo la nascita.

Ancora non si sono indicazioni cogenti e norme precise e siamo nella fase delle raccomandazioni, ma è solo una questione di tempo.

Relatori del convegno sono stati Paolo Moroni, docente dell’Università di Milano e Sabrina Bertani, veterinaria specializzata nella gestione della vitellaia.

Nella sua relazione Paolo Moroni ha più volte sottolineato come sia necessario sempre di più guardare alla vitellaia come a un settore strategico per tutta la filiera del latte e proprio alla gestione dei vitelli dedicare attenzioni e sforzi nuovi, in termini di ricerca e di prassi operative.

Perché da come si alleva il vitello nelle prime settimane dipende molto di quello che sarà la carriera della bovina, per produzioni, sanità e durata in stalla; perché il consumatore ha una particolare attenzione all’allevamento del vitello (sia pure in genere con visioni fiabesche distanti a livello siderale dalla realtà) e perché le nuove disposizioni europee porranno sfide impegnative e di non facile soluzione,per cui è meglio attivarsi per tempo.

È il caso dell’allevamento dei vitelli in gruppo, pratica che renderà sicuramente complicata la gestione delle infezioni e la prevenzione dei contagi.

O il contatto vacca-vitello per un tempo più o meno prolungato prima della separazione, che renderà necessari altri spazi da dedicare a questa nuova fase dell’allevamento (in realtà come quelle italiane dove gli spazi sono sempre un punto critico) e una complicazione gestionale non da poco.

Temi su cui il relatore ha invitato a riflettere, così come ha sollecitato iniziative che consentano di fornire dati e indicazioni su queste tematiche dalla prospettiva degli allevamenti italiani, al fine di evidenziare anche eventuali effetti negativi di certe interpretazioni (è il caso dello stress per il vitello in seguito alla separazione dalla madre che aumenta con l’aumentare del periodo di contatto con essa), proporre soluzioni più praticabili e contrastare la prassi consolidata che vede il passaggio dalla raccomandazione europea alla norma vincolante basandosi su iniziative e dati del nord Europa, con realtà da latte assolutamente non paragonabili alle nostre.

Parlando del presente e dei problemi attuali a cui porre più attenzione il prof. Moroni ha ricordato la difesa dallo stress da caldo nelle bovine in asciutta, per gli effetti negativi che questo ha sulla vitella, immediatamente dopo il parto e nelle prime settimane di vita, ma anche nel proseguo della sua intera carriera, per minori produzioni e maggiore incidenza delle malattie. Ha ripreso il concetto di spazio, fattore critico molto spesso anche in vitellaia per le densità elevate presenti e ha parlato quindi di colostratura, tema fondamentale, imprescindibile, in ogni discussione sulla vitellaia e sulle strategie per migliorare i risultati.

Un tema su cui ha proseguito Sabrina Bertani, portando indicazioni scientifiche e tanta esperienza pratica. Che ci sia da fare meglio, anche a livello di gestione del colostro e della colostratura, lo dicono le statistiche: la relatrice ha sottolineato come la vitellaia rappresenti da sola il 20% dei costi totali di una azienda da latte e come il 23% delle vitelle nate non arrivi al primo parto. Ancora, il 39% delle perdite si ha nelle prime 24 ore e un altro 36% entro lo svezzamento.

Molto di quanto ha illustrato la dr. Bertani ha ruotato intorno al colostro e alla colostratura. Ha ricordato perché il vitello, assolutamente privo di immunoglobuline materne, ne abbia bisogno nelle primissime ore di vita, con somministrazione quindi rapida e in quantità elevata.

Ha ricordato il rischio di un colostro di bassa qualità, non solo per una ridotta presenza di immunoglobuline, ma anche per contaminazioni microbiche che ne riducono l’efficacia sul vitello una volta somministrato.

Ha sottolineato anche che il colostro non solo è un apportatore di immunoglobuline per il vitello, ma anche un prezioso alimento energetico e un fornitore di sostanze bioattive particolarmente necessarie per stimolare un migliore sviluppo della mucosa intestinale e della sua capacità di assorbire nutrienti.

Un controllo attento della qualità del colostro e un monitoraggio dell’entità del trasferimento di immunoglobuline mediante prelievi sul vitello sono quindi pratiche centrali in una buona routine della colostratura, con l’obiettivo di avere, anche grazie a questa pratica, vitellaie dove i rischi di diarree neonatali prima e sindromi respiratorie dopo – i problemi più temuti – siano più gestibili.

Con una sottolineatura finale di Sabrina Bertani: le perdite in vitellaia sono sempre dovute a una rottura di quell’equilibrio tra management, strutture, gestione dell’alimento e dell’acqua, temperature e ventilazione, agenti patogeni e difese immunitarie degli animali che è la vera ricchezza di una vitellaia che funzione. Lo scoppio di un problema è solitamente il risultato di questo equilibrio che viene meno. Individuare il motivo che ha portato a questo disequilibrio è la via obbligata per la risoluzione del problema.

I video integrali delle relazioni, così come il dibattito finale, saranno disponibili tra pochi giorni e saranno poste sul canale YouTube di Alleva, con link di accesso anche su questa pagina.

Da sinistra: Paolo Moroni, Sabrina Bertani e Gaetano Cappelli.