L’effetto yo-yo è una condizione metabolica sempre più osservata nelle bovine da latte, legata a una gestione non ottimale della fase di transizione. Il termine identifica un’alternanza ripetuta tra stati di bilancio energetico negativo e positivo che si verificano in successione, portando l’animale a un’instabilità fisiologica che può compromettere produttività, fertilità e salute.
Continuando la collaborazione con Alleva (vedi articoli precedenti qui e qui), nell’articolo pubblicato su Ruminantia il 17 aprile 2025, Alessandro Fantini analizza il fenomeno contestualizzandolo soprattutto nelle realtà produttive legate al Parmigiano Reggiano, ma con implicazioni valide per l’intero comparto lattiero. Vediamo una sintesi dell’articolo che può essere trovato a questo link.
Una dinamica da riconoscere
Il bilancio energetico negativo nelle settimane successive al parto è un fenomeno atteso, ma quando questo si inserisce in una dinamica ciclica di continua perdita e recupero di condizione corporea, il problema diventa strutturale. Le bovine colpite dall’effetto yo-yo si trovano in un’alternanza di mobilizzazione estrema delle riserve corporee, recupero accelerato o insufficiente, e successiva nuova fase di scompenso.
A ogni ciclo peggiorano i parametri di salute e aumentano i fattori di rischio per patologie metaboliche.
Il fenomeno ha effetti diretti su:
- insorgenza di chetosi e dislocazioni dell’abomaso;
- riduzione del tasso di concepimento e aumento dei giorni aperti;
- incremento delle riforme precoci;
- riduzione della persistenza produttiva.
L’impatto del disciplinare del Parmigiano Reggiano
Nel sistema di produzione del Parmigiano Reggiano, il rischio di effetto yo-yo è amplificato da vincoli nutrizionali imposti dal disciplinare. L’obbligo di utilizzare foraggi secchi, l’esclusione degli insilati e una limitata flessibilità nella formulazione della razione rendono più complessa la copertura del fabbisogno energetico della bovina fresca.
La razione tipica, pur ben costruita, può risultare inadeguata in assenza di un’attenzione specifica alla densità energetica, alla disponibilità di proteine digeribili e alla stabilità di ingestione. Inoltre, la qualità dei foraggi non sempre è omogenea, e il rispetto delle condizioni di stoccaggio e somministrazione può compromettere l’efficacia della dieta.
Prevenzione e gestione tecnica
L’effetto yo-yo non può essere affrontato come un problema clinico isolato, ma va interpretato come indicatore di disfunzione gestionale a livello di mandria. L’approccio corretto prevede l’adozione di misure tecniche mirate alla stabilizzazione del metabolismo:
- razioni bilanciate in energia, fibra e proteine digeribili, con attenzione alla qualità fisica dei foraggi e alla frazione fermentescibile dell’amido;
- monitoraggio regolare del Body Condition Score (BCS), dei livelli di BHBA e NEFA, e dell’ingestione reale, sia nel pre-parto che nel post-parto;
- gestione della transizione orientata alla riduzione dello stress, all’aumento della permanenza in zona parto e all’ottimizzazione dell’ambiente di stabulazione;
- analisi delle performance metaboliche di gruppo, per intercettare tempestivamente i segnali di squilibrio.
Un ruolo determinante è svolto anche dall’impiego di tecnologie di monitoraggio continuo, come i boli ruminali o i software di tracciamento dell’attività alimentare, che permettono di individuare i soggetti a rischio prima della comparsa di sintomi evidenti.
Una criticità da considerare nel piano alimentare annuale
La presenza ricorrente di effetto yo-yo in una mandria suggerisce che la pianificazione alimentare non sta funzionando come previsto. In particolare, l’analisi dei dati deve spingersi oltre la media delle performance produttive, incrociando i dati metabolici con quelli produttivi, per valutare l’impatto del bilancio energetico sul picco di lattazione, sulla persistenza e sulla durata della carriera produttiva. Una bovina che subisce squilibri metabolici ripetuti è destinata ad avere una vita produttiva più breve, con maggiori costi di riforma e minore redditività complessiva.
Conclusione
L’effetto yo-yo è una condizione gestionale prevenibile. Non va trattato come una patologia, ma come un sintomo sistemico di inefficienza nella nutrizione e nella transizione. L’obiettivo deve essere quello di costruire mandrie capaci di attraversare il post-parto senza squilibri marcati, con stabilità metabolica e resilienza produttiva.