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Una stagione di sfide alimentari: come affrontarle?

Il 2022 sarà di certo ricordato come un anno difficile anche per la produzione e la disponibilità di foraggi. La siccità e le elevate temperature estive hanno infatti ridotto le rese agricole e in molti casi gli allevamenti non dispongono di scorte di foraggio sufficienti a coprire i fabbisogni. Gli attuali valori di mercato dei fieni testimoniano questa situazione di carenza di offerta rispetto alla domanda.  Come si può affrontare il problema?

Programmare per gestire meglio

Il primo utile passo è quello di valutare con attenzione le scorte disponibili in termini quantitativi e qualitativi; molto utile che tali valutazioni siano svolte con l’ausilio e il supporto del nutrizionista aziendale. Conviene che la previsione dei consumi sia fatta considerando un arco temporale che comprenda tutto il mese di giugno del 2023. A fine aprile e inizio maggio, infatti, si effettueranno i nuovi raccolti che saranno disponibili dopo alcune settimane, necessarie perché i fieni si stabilizzino sotto il profilo fermentativo.

La caratterizzazione qualitativa dovrebbe essere effettuata valutando le comuni macro componenti (umidità, proteine, NDIP, ADIP, aNDFom, ADF, ADL, lipidi, amido, zuccheri, ceneri e minerali). Molto importante determinare la fibra indigeribile (uNDF240) e la dinamica temporale della degradabilità della fibra neutro detersa. Tali misure sono infatti molto utili per stimare il valore nutrizionale dei fieni e il loro impatto sulla capacità di ingestione delle bovine.  

Una volta valutata la consistenza e la qualità delle scorte disponibili è utile definire le priorità di utilizzo.

I fieni migliori, cioè quelli che presentano valori più elevati di digeribilità della fibra e contenuto inferiore di uNDF240, dovrebbero essere riservati alle bovine nell’ultimo mese di gravidanza e fino ai 100-150 giorni di lattazione. In queste fasi produttive infatti il primo fattore limitante è la capacità di ingestione che in gran parte dipende dalla digeribilità delle fibre dei foraggi. L’uso di fieni dotati di fibre rapidamente degradabili consente altresì di apportare più energia e con ciò sostenere i fabbisogni senza dover ricorrere a eccessive quantità di mangimi. 

Molto più frequentemente tuttavia la base foraggera delle razioni nelle aziende è apportata da fieni ottenuti da diversi tagli; in questo caso è conveniente ripartire il consumo delle scorte nel modo più costante possibile nel tempo. In pratica ciò si traduce nella definizione, nell’ambito delle disponibilità aziendali, di lotti simili come composizione e nel loro uso costante ripartito nel tempo. Il criterio generale è quello di impiegare i fieni di graminacee (grano, loietto, ecc.) associati a fieni di medica ottenuti dai diversi tagli; in genere la qualità delle mediche cambia significativamente in funzione del taglio e delle modalità di fienagione e quindi converrà o miscelarli quotidianamente; in alternativa bisognerà distinguere nettamente la formulazione delle razioni in funzione del taglio di medica utilizzato in quel momento adeguando i vari apporti con diversa composizione dei mangimi e integratori.

Linee guida di razionamento

È sempre più evidente che ad una corretta formulazione e tecnica di somministrazione si associno i risultati sanitari e produttivi delle aziende. Le regole di fondo sono conosciute ma ribadirle è sempre utile:

  1. le razioni debbono essere disponibili a volontà nell’arco di tutta la giornata; l’accostamento frequente in greppia è altamente raccomandato per stimolare l’ingestione e la produzione di latte; i residui dovranno essere non inferiori al 5% delle razioni somministrate, soprattutto nel caso dei gruppi di animali freschi e più produttivi;
  2. i fieni dovranno essere trinciati nettamente e le razioni dovranno essere preparate per limitare quanto possibile le cernite in greppia; per chi opera con il carro “a secco” i fieni dovranno essere trinciati a una lunghezza non superiore ai 3-4 cm. La trinciatura fine dei foraggi consente di aumentare la capacità di ingestione degli animali anche oltre valori del 10%; tale dato è di estremo interesse applicativo soprattutto per il razionamento delle bovine in asciutta e nelle prime fasi della lattazione;
  3. la granulometria dei fieni potrà essere maggiore con l’aggiunta di acqua alle miscelate; l’umidità utile a limitare i fenomeni di cernita non dovrà essere inferiore al 40-45% della razione; per raggiungere questo obiettivo, con una miscelata costituita da 12-13 kg/capo/d di fieni e altrettanti di mangimi, si dovranno impiegare non meno di 14-16 litri di acqua capo die; si ricorda come il regolamento in tali casi indichi la necessità di due somministrazioni giornaliere per evitare alterazioni fermentative della miscelata;
  4. relativamente agli apporti di fibra è utile precisare che gli apporti di uNDF240, nel caso in cui si utilizzi una base foraggera costituita dal 50% di medica, dovrà attestarsi su valori del 9-10% della sostanza secca o dello 0,4-0,42 del peso vivo; la quantità di fibre degradate nel rumine idealmente dovrebbe essere la stessa di quella derivante dalla somma di zuccheri e amidi disponibili al rumine e attestarsi a valori almeno del  17-18% della sostanza secca;
  5. è bene che i foraggi non siano utilizzati in quantità inferiori al 50% della sostanza secca; in caso di necessità si ritiene possibile, nel pieno rispetto del regolamento di alimentazione, fornire agli animali più produttivi livelli di foraggio inferiori ma, in ogni caso, è raccomandabile non scendere al di sotto del 45% della sostanza secca della razione.

La possibile valorizzazione delle paglie

La difficoltà di reperire fieni di buona qualità a prezzi accettabili può rendere interessante l’utilizzazione nelle razioni di paglie. A tal proposito appare utile fornire alcune indicazioni pratiche relative alla migliore valorizzazione di questo foraggio le cui attuali disponibilità di mercato appaiono buone. 

Come noto le paglie rispetto ai fieni di medica e graminacee contengono una maggiore quantità di fibre e inferiore di proteine, zuccheri e energia (vedi tabella 1). 

Tabella 1: Caratteristiche compositive di diversi foraggi (Fonte: DIMEVET_UNIBO).

ForaggioMedicaGrano ForaggeroPaglia di grano tenero
Sostanza secca, %s.t.q.87,3289,20891,05
Proteine grezze, % s.s.22,3012,703,75
aNDFom, % s.s.30,8553,9676,36
dNDF240h, % aNDFom49,7378,3868,83
Costante di degradablità fibra, %/h7,235,523,84
Zuccheri, % s.s.6,477,624,83
Ceneri, % s.s.10,2911,58,06

In particolare le fibre delle paglie si caratterizzano per contenuti più elevati di quote indegradabili e per una minore fermentescibilità; tutte queste caratteristiche comportano delle conseguenze sulla risposta degli animali; in particolare si segnalano:

  • una riduzione della capacità di ingestione conseguente all’aumento dell’ingombro ruminale da fibre lentamente degradabili ed indegradabili e alla riduzione della velocità di ingestione;
  • un aumento dei tempi di masticazione e ruminazione dovuto alla minore fragilità della fibra; si sottolinea in particolare come le paglie inducano tempi di masticazione circa doppi rispetto a quelli dei fieni di medica e superiori rispetto a quelli di graminacee.

In definitiva la paglia svolge un’elevata funzione dietetica, ma a scapito di quella nutrizionale. Date queste premesse è chiaro che l’uso delle paglie associato a quello di mangimi adatti a supplire alle necessità nutrizionali degli animali può essere un’interessante alternativa da considerare. 

Per elevare la digeribilità e la fermentescibilità delle fibre delle paglie e dei foraggi maturi è importante assicurare al microbiota ruminale azoto degradabile, zuccheri e minerali; a tal fine le razioni dovranno essere correttamente formulate per integrare i nutrienti mancanti.

Le categorie di animali per le quali è più facile ottimizzare il razionamento con l’uso di paglie sono rappresentate in ordine decrescente dalle manze, asciutte e vacche a bassa produzione; anche nelle bovine ad alta produzione, tuttavia, l’impiego di modeste quantità di paglia può rivestire un certo interesse in condizioni di carenti disponibilità di fieno.

Diversi anni fa presso la stalla sperimentale del Dipartimento di Scienze mediche veterinarie di Bologna è stata condotta una ricerca in tal senso e i risultati (tabella 2) hanno confermato quanto affermato. 

Tabella 2: Confronto fra razioni con diverso uso di fieni, paglie e mangimi (Fonte: DIMEVET_UNIBO).

Razione SperimentaleFienoPaglia
Fieni Kg/capo/giorno15,09,3
PagliaKg/capo/giorno0,03,0
MangimiKg/capo/giorno12,315,0
Foraggio%, sostanza secca55,045,0
Ingestione giornalieraKg, sostanza secca24,624,4
pH ruminale mediop.ti6,386,50
MasticazioneMinuti/giorno752804
Degradabilità NDF% del totale65,655,2
LatteKg/capo/giorno28,028,9
Grasso%3,403,22
Proteine%3,373,48
Lattosio%4,764,86

Conclusioni

La disponibilità di fieni di medica e graminacee di buona qualità si conferma sempre più come condizione determinante per ottenere buone performance produttive e sanitarie delle bovine, contenere i costi di produzione e collegare la produzione di formaggio al territorio consortile. In condizioni di emergenza come quelle di quest’anno, l’utilizzo razionale delle paglie può essere necessario e conveniente soprattutto per l’alimentazione delle manze e laddove necessario, in condizioni controllate, per le bovine in asciutta e in lattazione 

Andrea Formigoni

Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie – Università di Bologna