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Sempre più benessere negli allevamenti da Parmigiano Reggiano: lo dicono i numeri del bando benessere animale 2021

Il 22 aprile scorso il Consorzio Parmigiano Reggiano ha presentato i risultati del “bando benessere animale”, istituito nel 2021 (BBA21) per premiare sia le aziende che hanno mostrato una particolare attenzione al benessere degli animali, sia quelle che, puntando a nuovi specifici investimenti, hanno mostrato nel corso dell’anno miglioramenti misurabili.

È un progetto totalmente finanziato dal Consorzio, con un investimento che nel 2021 è stato pari a 8,7 milioni di euro, a cui hanno aderito 1.417 stalle (il 58% degli allevamenti che rappresentano il 72,5% del latte lavorato per produrre la Dop Parmigiano Reggiano) e 200 caseifici su un totale di 305 presenti nel territorio di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova a destra del fiume Po e Bologna a sinistra del Reno. Le valutazioni delle aziende sono state fatte su base volontaria.

Il progetto è stato creato con il contributo di esperti esterni, permettendo al Consorzio di attingere a competenze tecniche da accademici, associazioni non-profit e anche agenzie governative. Per sviluppare questa strategia, otto veterinari sono stati reclutati dal Consorzio, a seguito di una formazione intensiva sui protocolli e sui requisiti di benessere animale da parte del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale (CReNBA), il gruppo che conduce un censimento di tutte le aziende agricole coinvolte nella filiera, giudicando le loro prestazioni attraverso visite periodiche in loco.

Per le bovine da latte, CReNBA ha prodotto una check list articolata in 105 criteri per le stalle libere e in 99 per le fisse, organizzati in 3 aree distinte (management aziendale e personale, strutture e attrezzature, animal-based measures) che, una volta compilata da veterinari adeguatamente formati ha permesso di assegnare un punteggio che quantifica in modo ripetibile e riproducibile il livello di benessere animale di una stalla.

Alla checklist sono stati aggiunti altri fattori che hanno permesso di premiare e di valutare aspetti che questa non prevede se non in modo generico, e cioè:

• disponibilità ampia area movimento adulte lattazione;

• disponibilità ampia area movimento adulte asciutta;

• disponibilità ampia area movimento manze;

• contatto materno vitelli;

• basso livello di zoppie;

• basso livello di cellule somatiche;

• basso livello di riforma;

• elevato numero di lattazioni a fine carriera.

Quali conclusioni trarre da quanto fatto fino ad ora?

Sicuramente gli esiti del censimento testimoniano in maniera oggettiva come nella filiera del Parmigiano Reggiano sia in corso un significativo percorso di miglioramento del benessere animale.

Infatti, tenendo presente che il punteggio CReNBA va da 1 a 100 e che 60 rappresenta la sufficienza, nel 2021 gli allevamenti del Parmigiano Reggiano hanno ottenuto un punteggio medio pari a 74,02 contro un 67,62 del 2018, registrando una crescita pari a 6,4 punti (vedi figura qui sotto).

Attraverso il “bando benessere”, il Consorzio Parmigiano Reggiano ha quindi assegnato alle aziende virtuose un premio in denaro: oltre 7,77 milioni di euro agli allevamenti e 930 mila euro ai caseifici per un totale di 8,7 milioni di euro.

Al di là dei pur importanti dati economici di cui hanno beneficiato molte aziende del comprensorio, il bando ha prodotto importanti risultati tecnici.

Ha permesso, in primo luogo, di fare un censimento degli allevamenti, ottenendo una visione completa delle aziende che producono il latte utilizzato per la lavorazione del Parmigiano Reggiano, una immagine dettagliata delle nostre stalle che sarà utilizzata per definire sempre meglio le strategie di intervento.

Ha poi rafforzato la consuetudine di moltissimi allevatori a farsi valutare il livello di Benessere Animale (cosa che è destinata a diventare routine per tutti essendo prevista per la gestione delle premialità della PAC).

Se è innegabile che il dato essenziale emerso è il livello medio di benessere elevato e in progressivo aumento, è utile concentrarsi anche nell’analisi delle aree di miglioramento rilevate.

Molte stalle a stabulazione fissa hanno punteggi elevati ma, al di là della media complessivamente più bassa rispetto alle stabulazioni libere, necessitano di interventi non necessariamente radicali, ma che meritano di essere eseguiti per garantire quel livello di benessere animale (oltre ai minimi di legge che sono scontati) che una filiera come la nostra richiede.

Più in generale appare evidente che va aumentata l’attenzione ad aree della stalla che, anche se non immediatamente collegate alla produzione di latte, non devono essere trascurate.

In particolare:

– va aumentata l’igiene della stabulazione in asciutta, anche perché è la premessa fondamentale a un passaggio all’asciutta selettiva (necessario) che non sia controproducente in termini di sanità della mammella;

– va aumentata l’attenzione alla gestione delle manze (anche in previsione del nuovo disciplinare che prevedrà l’obbligo all’allevamento di questi animali all’interno del comprensorio);

– va migliorata l’area dell’allevamento dei vitelli, sia perché le vitelle sono il futuro dell’azienda, sia perché è ben nota la particolare attenzione dei consumatori a questo tema;

– non è ancora presente in modo generalizzato l’abitudine a eseguire sistematicamente il monitoraggio sanitario dell’azienda, in particolare per quello che riguarda le mastiti. Senza tale abitudine è ben difficile impostare moderni e razionali piani di controllo delle stesse con conseguente ulteriore drastica riduzione dell’uso di antimicrobici.

Sulla scorta del significativo successo del bando 2021, sia in termini di partecipazione che di risultati perseguiti, il Consorzio ha confermato il suo programma di rinnovare il bando anche per il 2022 (e una terza annualità seguirà nel 2023), per una spesa che nel triennio arriverà ai 15 milioni di euro.

Guarda su YouTube il video tratto da: “Con i frutti della Terra”