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La prevenzione delle mastiti è anche una questione di bedding e controllo delle mosche

La prevenzione delle mastiti in stalla è anche una questione di lettiera e controllo delle mosche.

Dai materiali utilizzati per le lettiere, dalla loro gestione e cura, fino all’utilizzo di additivi mirati, nonchè da un efficace controllo delle mosche, passa infatti una parte non trascurabile delle possibilità di ridurre lo sviluppo di germi mastidogeni nell’allevamento e, quindi, il rischio infezioni.

Questo è un obiettivo strategico, che vale per ogni stalla, ma che per le stalle che fanno latte da Parmigiano Reggiano vale ancora di più, perché la prevenzione delle infezioni è il sistema più intelligente, economico ed efficace per ridurre il consumo di antimicrobici.

Su questo filone si sono succeduti alcuni importanti convegni promossi dal Consorzio che, avendo come focus la sanità della mammella, hanno considerato gli aspetti tecnici e gestionali che su questo hanno un impatto maggiore.

E dopo aver affrontato il tema dell’igiene di mungitura (clicca qui) e del corretto settaggio e utilizzo dell’impianto (clicca qui) in due eventi ricchi di spunti, l’obiettivo dell’incontro del 29 aprile scorso è stato quello del bedding e della lotta alle mosche per il contenimento del rischio mastiti.

Lettiere: una questione di materiali e di gestione

Quando si parla di lettiere lo scenario è ampio e articolato, con materiali differenti e sistemi di uso e gestione che vedono ogni stalla un luogo a sé. Tuttavia – ha ricordato Paolo Moroni, docente dell’Università di Milano e presenza ormai abituale in questi incontri tecnici del Consorzio – non bisogna mai dimenticare che le lettiere sono un vero e proprio serbatoio di germi, cosa inevitabile dato il loro scopo, ma il cui numero e la composizione (e quindi il maggiore o minore rischio per la salute della bovina) dipendono anche dal materiale che si sceglie, dalla sua gestione (a partire dallo stoccaggio) e dalla gestione complessiva della stalla.

Insomma, è una questione di materiale, ma anche di allevamento e allevatore.

Al prof. Moroni, Marco Nocetti, responsabile del Servizio di Produzione Primaria, aveva chiesto una review sui principali materiali in uso in termini di vantaggi e rischi e quindi l’esposizione è stata una pratica elencazione ragionata di problemi e virtù delle varie scelte.

È interessante notare, a conferma della centralità dell’argomento – come sottolineato da Paolo Moroni – che le mastiti cliniche più frequenti nelle nostre stalle sono soprattutto causate da microrganismi ambientali rispetto agli infettivi: se prima era soprattutto una questione di coli, ora il problema principale nelle stalle è lo Streptococcus Uberis e quindi l’ambiente di allevamento è tra i principali indiziati in termini di prevenzione.

Prima di parlare di materiali, però, un doveroso accenno a ciò che sta a monte in termini di gestione complessiva: non c’è materiale di lettiera che tenga se prima, dopo e durante non ci sono condizioni minime di benessere per la mandria: vale per il sovraffollamento o per le dimensioni non corrette delle cuccette, con relativa frequente presenza di deiezioni nella cuccetta medesima.

Quindi un primo concetto importante: non si può staccare il discorso bedding da quello della gestione.

Anche il materiale migliore sotto tutti i punti di vista, come la sabbia, può presentare più di un rischio se, ad esempio, si tratta di sabbia riciclata, quindi “ripulita” dalle deiezioni e riutilizzata, perché il residuo organico che in essa rimane può diventare un pericoloso starter batterico successivamente.

Parlando di materiali organici, e in particolare di paglia e segatura, alcune sottolineature importanti di Paolo Moroni.

Ribadito quanto sottolineato sui rischi del sovraffollamento, del carico eccessivo di animali, della persistenza di feci in cuccetta per dimensioni inadeguate, tutte condizioni che rendono il mix paglia-deiezioni un terreno ideale di crescita dei microrganismi, proprio in riferimento a questi ultimi si nota una certa affinità rispetto al materiale di lettiera.

Vale per l’Uberis, che cresce e si sviluppa bene nella paglia, e vale per la Klebsiella, un germe che provoca mastiti acute, che invece mostra affinità per la segatura.

Pertanto già a partire dal materiale utilizzato come lettiera è in qualche misura possibile prevedere verso quale germe sia da porre attenzione, così come non è fuori dalla realtà ipotizzare che con la lettiera si vada, involontariamente, a selezionare in allevamento anche questo o quel germe mastidogeno.

Separato in cuccetta? Prudenza, additivi e controlli frequenti

Si è parlato ovviamente anche dei materiali di più recente introduzione in stalla, come il separato da liquame o da digestato. C’è chi li usa, chi non ci pensa proprio, chi è incerto.

Difficile dare ragione o torto a qualunque opzione, perché, come ha ricordato Paolo Moroni, siamo di fronte a una matrice che può essere ottima ma anche assai pericolosa per i rischi di infezioni, al punto, ad esempio, che in UK il suo utilizzo come lettiera è vietato.

Il separato è sicuramente ottimo in ambienti caldi, secchi e ventilati, ma c’è più di un dubbio per aree ad elevata umidità come la Pianura Padana.

I separati utilizzati hanno poi una elevata variabilità in termini di sostanza secca, in base alle attrezzature utilizzate, e la presenza di umidità residua in percentuali elevate, in combinazione alla sterminata gamma microbica contenuta, rappresenta un rischio estremamente elevato allorché il materiale è stoccato e poi utilizzato.

Serve quindi prudenza, analisi microbiologiche frequenti (consigliabili ogni 4-6 mesi) sulla matrice per sapere con quali germi abbiamo a che fare e sicuramente l’uso di un additivo che riduce l’umidità e alzi il pH.

Su questo argomento Paolo Moroni ha spiegato alcuni risultati di ricerche tutt’ora in corso, dalle quali si evince l’efficacia di additivi come la calce nel contenimento della moltiplicazione batterica (efficacia massima sui Gram negativi, meno sugli streptococchi, e anche questo è un argomento che si presta alla possibile “selezione” di ceppi in stalla).

Va correttamente calibrata la frequenza di distribuzione e la quantità di additivo. Su questo si sta ancora lavorando, ma il non andare oltre i 2, massimo 3 giorni tra una aggiunta di calce e l’altra sembra la cosa migliore. Anche qui torna il discorso dell’importanza dell’analisi microbiologica frequente della lettiera, come si fa per il latte di massa, per capire se quanto si fa in stalla è efficace o è da correggere.

Si è parlato anche di compost barn o green bedding per stare a una definizione più recente.  Ottima soluzione, ma anche qui più di un risvolto problematico da considerare: la stagione invernale può essere un problema, innanzitutto.

E poi lo spazio: mai scendere sotto i 15-20 mq per capo o la cosa diventa ingestibile.

E a proposito di gestione, servono un paio di lavorazioni giornaliere della massa per orientare le fermentazioni e avere un prodotto asciutto e soffice.

Non c’è la soluzione perfetta

Quindi? La panacea non esiste, nemmeno in termini di bedding, ha spiegato Paolo Moroni.

Non c’è soluzione perfetta e ogni scelta, ogni materiale, comporta vantaggi e possibili problemi che vanno conosciuti e considerati nella gestione quotidiana.

Di certo c’è che dedicare tempo e attenzione alle lettiere non può che migliorare la sanità della mandria e ridurre l’incidenza delle mastiti.

Mosche da tenere sotto controllo

Questo vale anche per il controllo delle mosche, perché proprio le mosche possono essere vettori di una sterminata moltitudine di batteri, virus e parassiti, che vanno a impattare direttamente sulla sanità della mandria, anche per la parte inerente le mastiti.

Di questo ha parlato Francesca Archilei di Elanco, illustrando l’importanza di un piano di controllo efficace delle mosche in stalla che, per la complessità del problema, va organizzato in maniera efficace e sistematica, senza limitarsi a interventi allo scoppio dell’emergenza, ma lavorando per contrastare le varie fasi di sviluppo dell’insetto, in particolare in alcuni punti chiave della stalla come la vitellaia, la zona infermeria o la sala di mungitura,

In una stalla dove si attua un efficace controllo del problema mosche non solo si ha un livello sanitario migliore, ma si riduce lo stress a carico degli animali, si hanno produzioni maggiori, si migliora il benessere, anche quello ufficiale. Pur non obbligatorio per le stalle da latte, infatti, la presenza di un piano che preveda procedure codificate per il controllo delle mosche (insieme a parassiti e roditori) migliora, insieme alla biosicurezza dell’azienda, il suo posizionamento nella checklist di Classyfarm.