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Una guida ragionata alla valutazione della digeribilità dei fieni

Il fieno è una componente insostituibile dell’alimentazione dei ruminanti. Ma non basta conoscerne l’origine o il taglio: per valutarne il valore nutrizionale reale è necessario misurare la digeribilità della fibra con strumenti e parametri oggettivi. Questo articolo sintetizzato qui, firmato da Alessandro Fantini su Ruminantia, continuando con esso la serie di articoli in collaborazione con il Consorzio del Parmigiano Reggiano, spiega come “funziona” la fibra, come si misura la sua digeribilità e quali analisi richiedere a un laboratorio per una valutazione completa.

Nel linguaggio zootecnico moderno, quella che una volta si chiamava genericamente “fibra” viene oggi distinta analiticamente in NDF (Neutral Detergent Fiber), ADF (Acid Detergent Fiber) e ADL (Acid Detergent Lignin), a seconda delle tecniche usate per isolarne le componenti.

  • NDF: somma di emicellulose, cellulosa e lignina. È il parametro che più incide sull’ingombro ruminale e sulla velocità di transito della razione.
  • ADF: include solo cellulosa e lignina, le due frazioni meno digeribili. Un valore ADF elevato segnala un fieno “duro” e meno valorizzabile dal microbiota.
  • ADL: esprime la lignina pura, completamente indigeribile.

La digeribilità della fibra dipende da tre variabili principali:

  1. La composizione della parete (più emicellulosa = più digeribilità);
  2. Il livello di maturazione della pianta (più matura = più lignificata);
  3. Il clima e le condizioni della fienagione.

Oltre l’NDF: il ruolo della aNDFom e della digeribilità a 30 ore

Con l’arrivo delle tecnologie NIR (Near Infrared Reflectance), oggi è possibile misurare la fibra in modo più accurato e con costi sostenibili. L’analisi della aNDFom (NDFpriva di amido e ceneri) ha sostituito in molti casi il vecchio NDF, offrendo una stima più pulita e coerente della fibra effettivamente presente.

Una delle misurazioni più importanti è la digeribilità dell’NDF a 30 ore (NDFD 30h), considerata come un indicatore chiave della capacità fermentativa del foraggio. Quanto più alta è questa quota, tanto maggiore sarà il contributo reale del fieno alla produzione di energia, salute e latte. Alcuni laboratori forniscono anche digeribilità a 12, 120 e 240 ore, oltre alla quota di NDF indigeribile nelle stesse finestre temporali: un dato utile per stimare la frazione realmente valorizzabile.

Il ruolo della proteina legata alla fibra

Oltre alla fibra, anche la componente proteica deve essere attentamente valutata nei fieni. In particolare, è importante conoscere:

  • Proteina grezza: dato di base, ma insufficiente a definire il valore reale.
  • Proteina solubile: rappresenta la quota rapidamente fermentescibile nel rumine.
  • ADIP e NDIP: indicano la quota di proteina legata rispettivamente ad ADF e NDF, e quindi non disponibile alla fermentazione.

L’ADIP è particolarmente interessante perché misura la quota di proteina danneggiata dal calore, come nel caso di fieni male disidratati, imballati con umidità residua o soggetti a fermentazioni secondarie. L’accumulo di ADIP non solo riduce l’efficienza della razione, ma può avere effetti negativi sulla salute intestinale se tale frazione arriva in eccesso nel colon.

Fieno di scarsa qualità: si può compensare?

Spesso ci si illude di poter “raddrizzare” un fieno di cattiva qualità aumentando la quota di concentrati in razione. Ma in sistemi vincolati da disciplinari, come quello del Parmigiano Reggiano, questa strategia ha margini molto limitati. Anche l’introduzione di concentrati fibrosi come polpe, buccette o crusche ha efficacia limitata. Se il fieno ha subito maturazioni eccessive, piogge persistenti o essiccazione difficoltosa, il danno alla sua digeribilità è irreversibile.

Il controllo analitico dei fieni: cosa richiedere

Per monitorare e valorizzare correttamente il fieno aziendale – o valutare quello acquistato da terzi – è fondamentale organizzare un piano analitico di controllo qualità. Le analisi devono essere condotte con tecnologia NIR e riferimento al sistema CNCPS, che consente una formulazione delle razioni su base fermentativa.

Ecco il set minimo raccomandato:

ParametroSignificato
Umidità / % sostanza seccaStato di conservazione
Proteina grezzaNutriente totale
Proteina solubileQuota disponibile per il rumine
ADIPProteina indigeribile per legami con ADF
NDIPProteina legata a NDF
aNDFomFibra effettiva priva di amido e ceneri
ADFCellulosa + lignina
ADLLignina pura
Digeribilità NDF 30hValore chiave fermentativo
Digeribilità NDF 240hIndica quota totale valorizzabile
NDF indigeribile (30–240h)Rappresenta la “zavorra” della razione
ZuccheriFonte di energia rapida

Conclusioni: servono analisi e memoria storica

Monitorare la digeribilità dei fieni non è un lusso, ma una necessità tecnica. Conoscere il profilo analitico reale consente di valutare il valore commerciale di un foraggio, programmare correttamente l’acquisto e costruire razioni più bilanciate. Inoltre, la creazione di un benchmark storico – confrontando annate, essenze e tagli – permette di migliorare le scelte agronomiche e nutrizionali nel tempo.

Come ricorda l’autore, la fisiologia dei ruminanti si è evoluta per valorizzare la fibra molto più degli amidi e dei grassi. Tornare a guardare con attenzione alla digeribilità – e non solo ai valori “classici” – è una delle chiavi per una zootecnia più efficiente, sostenibile e resiliente.


Articolo completo su Ruminantia