Intervista a Giuseppe Volta, direttore commerciale di Rota Guido, sicuramente una delle persone più note nel settore della zootecnia da latte nel campo delle strutture di allevamento.
Nella sua carriera ha visto stagioni di zootecnia succedersi, con nuovi obiettivi e nuove necessità a sostituire quelle precedenti. E sempre, nella progettazione prima e nella realizzazione poi, il suo lavoro è stato – ed è tutt’ora – quello di proporre le soluzioni più idonee a soddisfare le nuove esigenze. Basta guardarsi indietro di qualche decennio per capire come i cambiamenti siano stati grandi e come la stalla di oggi, ma soprattutto di domani, debba avere caratteristiche nuove e ben definite, che permettano efficienza e redditività insieme a benessere animale, sostenibilità, sanità e minimo utilizzo di farmaci.
Giuseppe Volta, parliamo di zootecnia, di futuro, di nuove esigenze e di strutture di allevamento. Come vedi la situazione?
Ci sono due punti fermi, ormai chiari, che definiscono la zootecnica del futuro: sarà necessariamente all’insegna del ‘benessere animale’ e dell’assoluto rispetto dell’ambiente, con la valorizzazione delle deiezioni zootecniche quale importante risorsa per la produzione di energie rinnovabili quali biogas e biometano.
La stalla del futuro dovrà inoltre essere necessariamente ‘sostenibile’ sotto tutti i punti di vista: economico, sociale ed ambientale. Seguendo questa filosofia dovrà sempre più rappresentare il luogo in cui allevare animali sani in ideali condizioni di comfort, quale elemento essenziale per ottenere produzioni di qualità e garantire il necessario reddito all’allevatore.
Il benessere animale è da tempo ormai una necessità imprescindibile. Quali devono essere le caratteristiche di una stalla a massimo benessere?
È risaputo come il benessere per gli animali allevati passi inevitabilmente dal garantire loro condizioni di vita ideali in assenza di stress.
Gli stress che maggiormente condizionano la qualità di vita degli animali sono sostanzialmente gli stress termici e gli stress sociali.
Gli stress termici possono essere facilmente controllati, e addirittura azzerati, mediante idonei sistemi di controllo del microclima ambientale che prevedono l’utilizzo combinato di chiusure microfiltranti e sistemi di ventilazione e raffrescamento monitorati da sonde e centraline di controllo del THI (Temperature Humidity Index). Questi sistemi sono di facile applicazione anche su ricoveri zootecnici esistenti, mentre più complessa risulta spesso l’eliminazione degli stress sociali.
Stress sociali: di questo, in realtà, non si parla molto. Eppure in una stalla c’è una popolazione con le sue interazioni, i suoi equilibri, le sue priorità etologiche e le sue gerarchie… Dove dobbiamo lavorare prioritariamente e quali sono le incongruenze maggiori?
Gli stress sociali derivano dal fatto che si obbligano gli animali a vivere in gruppo all’interno di stalle in cui purtroppo spesso non sono rispettate le minime condizioni di pacifica convivenza fra gli animali.
Le dimensioni delle corsie di alimentazione e/o riposo, dei vari passaggi, dello spazio a disposizione per il fronte di alimentazione, la configurazione delle aree di riposo su cuccette e/o lettiera, della distribuzione, dimensione e tipologia delle vasche di abbeverata, della qualità delle pavimentazioni sono alcuni fra gli elementi che determinano fenomeni più o meno accentuati di competizione fra i vari soggetti di ogni gruppo di animali, condizionandone il loro livello di stress.
Fenomeni di stress sociale riducono sensibilmente le potenzialità degli animali (soprattutto nei soggetti più deboli), provocando perdite importanti nelle loro performance sia produttive, che riproduttive, con conseguenti forti negative ripercussioni economiche.
A questo riguardo la progettazione è un passaggio fondamentale…
È evidente: una corretta progettazione zootecnica sta alla base del successo di ogni allevamento: purtroppo gli errori di progettazione sono pagati spesso dagli allevatori “in comode rate per i loro successivi 20 anni”.
Parliamo ancora di zootecnia del futuro e di come i cambiamenti rapidi di questi anni stanno determinando revisioni continue di protocolli di lavoro considerati assodati e a volte immutabili. Quali sono i riferimenti da tenere fissi per le aziende nella loro ricerca di redditività?
Innovazione tecnologica ed efficienza sono le parole d’ordine per la zootecnia del futuro. Per aumentare la redditività del proprio allevamento è necessario che l’allevatore si ponga come obiettivo la ricerca continua e costante della massima efficienza. I parametri su cui ragionare per ottenere allevamenti di successo riguardano gli animali, l’alimentazione e l’ambiente. Relativamente agli animali si intende il cambiamento della logica della genetica, andando verso più latte, maggior fertilità, migliore salute e più lattazioni. L’alimentazione deve avere come obiettivo da raggiungere la migliore efficienza alimentare. Mentre l’ambiente è l’aspetto su cui si può e si deve lavorare maggiormente: come detto, l’obiettivo è quello di garantire il miglior livello di benessere agli animali, per aumentarne le performance sia produttive che riproduttive massimizzando il loro potenziale genetico.
Mediamente le nostre stalle di vacche da latte presentano situazioni accettabili, spesso anche buone o eccellenti. Tuttavia non di rado, anche nelle situazioni migliori, si trova il disallineamento, l’anello debole, l’aspetto trascurato. Questo penalizza quell’efficienza a cui facevi riferimento. Sei d’accordo?
Sono d’accordo. Per questo dico che oltre ai ricoveri zootecnici per le vacche da latte sarebbe opportuno dedicare la necessaria attenzione anche alle strutture d’allevamento per i vitelli e per le categorie di giovani animali di rimonta considerando che è proprio la vitellaia il posto in cui si dovrebbe trovare la migliore genetica.
Sovente si è portati a pensare che, dopo anni e anni nei quali si svolge una determinata attività, l’esperienza pratica abbia compensato sufficientemente le carenze formative; ma analizzando la gestione e le strutture per gli animali da accrescimento, in stalle per vacche da latte, emergono alcuni elementi molto importanti che dovranno essere frutto di attente valutazioni in fase di programmazione delle future strategie di sviluppo ed organizzazione aziendale.
Si pensi ad esempio che in media, più del 30% del costo dei medicinali dell’intera stalla, è attribuibile ai vitelli nella fase di svezzamento e post-svezzamento ed ancora che, allevare manze per la rimonta, rappresenta fino al 20% della totale spesa annuale dell’azienda.
Se consideriamo inoltre che è scientificamente e sperimentalmente provato che la produttività alla prima lattazione e per l’intera carriera produttiva di una vacca è proporzionale allo stato di salute e all’accrescimento nei suoi primi 6 mesi di vita, diventa assolutamente evidente quanto per ogni allevatore sia importante arrivare ad avere manze in salute, che mostrino chiaramente i calori, che si ingravidino senza difficoltà e che abbiano pochi problemi al parto.
Ma il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo è la conseguenza di un lavoro che si sviluppa in un arco temporale di circa 24 mesi, durante i quali si susseguono diverse fasi fisiologiche dell’animale a cui devono corrispondere altrettante fasi manageriali di stalla. È un lavoro che non si può improvvisare, bensì dovrà essere il frutto di una corretta programmazione portata avanti con costanza e precisione, a partire da un’impeccabile progettazione e realizzazione di adeguate strutture d’allevamento, in grado di garantire ideali livelli di comfort agli animali allevati e assoluta facilità gestionale e sicurezza operativa agli addetti di stalla.
Stupisce pertanto vedere come, purtroppo, ad un simile prezioso patrimonio non vengano prestate le dovute attenzioni e non siano, spesso, previste in azienda le necessarie strutture e tecnologie di allevamento destinate a questi importanti e delicati settori.
Effettivamente il settore della rimonta, in generale, ha sofferto per anni di scarsa considerazione nella errata convinzione che si tratti di un settore “improduttivo” dell’azienda…
Nulla di più sbagliato! Le aziende del futuro saranno solo quelle capaci di gestire nel migliore dei modi ogni singola fase produttiva, destinando ad ogni settore dell’allevamento la giusta importanza.
L’asciutta, ad esempio, non va considerata come la fine della lattazione precedente, né come un periodo improduttivo, bensì come la fase di messa a punto per la nuova lattazione, creando i presupposti per prevenire problemi sanitari e garantire successive alte performance produttive e riproduttive.
Nella delicata fase della transizione, ad esempio, le vacche in pre-parto devono essere ospitate, negli ultimi 15/21 giorni prima del parto, in box su lettiera permanente con almeno 12/15 m2 di spazio disponibile per capo, con una suddivisione in gruppi fra le pluripare e le primipare per ridurre lo stress indotto dai fenomeni gerarchici.
Cosa è la Stress-free calving line?
La Stress-free calving line è una sorta di paradiso in stalla, è quell’area di norma disposta a ridosso dei locali di mungitura che deve garantire assoluta assenza di stress nel periodo di ‘transizione’ tra le 2/3 settimane prima e dopo il parto. Gli scontri sociali tra i soggetti ospitati vanno annullati, la ventilazione e la qualità dell’aria devono essere ottimali e gli animali devono essere sempre sotto controllo.
Per la delicata fase del parto ci sono particolari suggerimenti da rispettare in fase di progettazione?Quanto alla vitellaia, invece, quali sono i punti chiave a cui attenersi?
Nelle aziende meglio organizzate in cui si vuole gestire la vitellaia, nel rispetto di corretti protocolli operativi, è fondamentale dotarsi di adeguate strutture specificatamente studiate per la gestione delle operazioni relative al parto.
Si dovrà prevedere almeno un nursery box individuale ogni 50/100 vacche adulte presenti in funzione della dimensione dell’allevamento e del tempo di occupazione che si intende adottare.
Nei nursery box si effettueranno tutte le operazioni di preparazione e supporto alla partoriente e dopo il parto si daranno le prime cure al vitello fra cui ovviamente la corretta somministrazione del colostro”.
La vacca, ad esempio, può essere bloccata senza problemi per eventuali diagnosi, trattamenti e/o assistenza al parto, la cuccia in cui viene ospitato il vitello, su una lettiera asciutta e pulita, assicura un ottimo livello igienico, prevenendo le patologie infettive e l’asciugatura completa del vitello protetto da dannose correnti d’aria.
La possibilità per il vitello di essere ospitato in una zona protetta e di essere leccato dalla madre ne favorisce la termoregolazione corporea mentre l’odore del fluido amniotico stimola la vacca ad alimentarsi.
La disponibilità di alimento per la vacca subito dopo il parto la aiuta a prevenire un negativo bilancio energetico e problemi di chetosi e la possibilità di leccare il vitello e di alimentarsi adeguatamente aiuta l’espulsione della placenta.
La vacca è posizionata in modo da poter essere munta facilmente e in modo sicuro subito dopo il parto e la possibilità di leccare il vitello stimola nella vacca il rilascio di oxitocina ed il conseguente facile rilascio del colostro che è l’elemento essenziale per la salute del vitello.
Essendo il vitello confinato nella sua “cuccia” la somministrazione del primo colostro avviene in modo facile e sicuro, così come il suo successivo trasferimento ai box svezzamento.
La pavimentazione dei nursery box sarà rivestita da materiale soffice (gomma antiscivolo) e sarà ricoperta da uno strato di materiale di lettiera pulita e asciutta. Fondamentale è asportare la lettiera, pulire e disinfettare il box dopo ogni parto e prima dell’ingresso di un nuovo soggetto.
La necessità di avere i nursery box perfettamente puliti e disinfettati dopo ogni parto deriva dal fatto che, come ogni allevatore ben sa, in condizioni normali il vitello nasce “sterile” sotto il profilo infettivo, e con i primi atti respiratori e attraverso la via orale ed ombelicale il suo organismo viene colonizzato dai batteri e dai virus presenti in ambiente e per il vitello inizia una vera e propria battaglia con il suo sistema di difesa immunitaria.
La capacità di chi gestisce la sala parto deve essere pertanto quella di ridurre le aggressioni dai patogeni lavorando in un ambiente il più possibile ‘pulito’ perché il futuro di ogni allevamento inizia con i vitelli sani di oggi.
Dopo alcune ore dal parto la vacca ed il vitello vengono separati, nonostante si sia sviluppato un dibattito etologico al riguardo, l’esperienza insegna che il distacco è tanto più traumatico quanto più lungo è il tempo di vita congiunta.
Dopo alcuni giorni in box di transizione specifici in cui viene separato il latte, le vacche riprendono la loro normale attività produttiva, mentre i vitelli iniziano il loro percorso verso lo svezzamento e l’accrescimento.
Lo spostamento dal box parto alla vitellaia si può effettuare con un comodo carrello munito di specifica rete anti-caduta e di pesa, che permette di effettuare il primo controllo ponderale sul nascituro.
Molto importante è ricordarsi di disinfettare il carrello prima di utilizzarlo per un altro vitello.
Nella prossima uscita parleremo ancora con Giuseppe Volta di strutture e gestione, con un occhio particolare sulla rimonta.