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Come sarebbe la razione se avessimo solo fieni di qualità?

Uno dei capisaldi della produzione di Parmigiano Reggiano, come noto, è rappresentato dalla assenza di insilati nelle razioni.

Tale condizione nel tempo ha creato e continua a mantenere un ambiente territoriale e di stalla favorevole alla flora utile alla caseificazione, limitando la presenza di spore temibili per la qualità del formaggio.

L’uso di fieni è sempre richiesto dal Regolamento anche quando siano impiegati i foraggi verdi nel periodo estivo; le motivazioni risiedono nel fatto che i fieni assicurano agli animali una fisiologica attività digestiva e con essa la salute e le qualità casearie del latte; entrambe queste condizioni sono richieste per la produzione del miglior formaggio del mondo.

Fienagione e qualità dei foraggi

La produzione di fieni di elevato profilo quantitativo è certamente una delle attività più complesse della filiera. Infatti, il risultato finale dipende da numerosi fattori, solo in parte controllabili; in condizioni meteorologiche avverse, per esempio, la produzione di fieni di qualità è difficile e il risultato finale è diverso dalle attese.

I fieni sono migliori quando apportano nutrienti digeribili all’animale e quindi utili a sostenere i suoi fabbisogni di mantenimento e produzione. La presenza di elevate quote di fibre potenzialmente degradabili, in particolare, è il carattere qualitativo che maggiormente distingue i profili qualitativi dei fieni; la fibra potenzialmente degradabile è misurabile sottraendo alla aNDF (fibra neutro detersa) la quantità di uNDF240; quest’ultima (NDF undigested dopo 240 ore di fermentazione in vitro) rappresenta la fibra indigeribile legata alla lignina, ovvero quella porzione di foraggio completamente inutilizzabile dall’animale; molto importanti sono anche il contenuto in proteine, zuccheri, acidi organici e ceneri.

Nel corso degli ultimi tre lustri si è diffusa la richiesta di analisi adeguate a definire le caratteristiche dei foraggi e, in generale, degli alimenti. Oggi sono disponibili diversi laboratori di analisi che forniscono preziosi servizi utili a supportare il lavoro dei nutrizionisti e quello degli allevatori che, valutando i risultati delle proprie pratiche di fienagione, possono, nel tempo adeguare i cantieri di lavoro per ottenere risultati migliori.

Condizioni ottimali per la produzione di foraggi di qualità

L’esperienza pratica e la ricerca ci hanno insegnato che per ottenere fieni di pregio è necessario:

  1. coltivare i terreni per assicurare l’acqua e tutti i nutrienti necessari allo sviluppo di piante sane;
  2. scegliere con cura le sementi da utilizzare in funzione delle caratteristiche dei terreni;
  3. tagliare, con falcia condizionatrici efficienti, le piante ad uno stadio vegetativo precoce per limitare l’accumulo di lignina e di fibre indegradabili;
  4. movimentare il foraggio in campo con delicatezza per evitare la perdita di foglie che rappresentano le parti più nobili, digeribili e ricche di nutrienti delle piante;
  5. completare la fienagione con l’uso di essiccatoi per limitare sia le perdite di sostanza secca in campo (foglie soprattutto) e le fermentazioni post raccolta; queste ultime diminuiscono i contenuti di zuccheri e acidi organici e riducono la digeribilità delle proteine;
  6. stoccare i fieni per lotti per ottimizzarne l’uso nel corso di tutto l’anno.         

Poiché il momento ottimale di maturazione delle piante sfuma molto velocemente e considerato che le finestre di lavoro per la movimentazione e la raccolta sono limitate è necessario disporre di cantieri di lavoro complessi e di personale adeguato in numero e formazione. 

Produrre fieni di migliore qualità: maggiori costi o maggiori guadagni?

Recenti stime condotte dal Consorzio del Parmigiano Reggiano confermano che i fieni di qualità ottenuti con l’uso di essiccatoi hanno un costo superiore, rispetto a quelli “tradizionali”, compreso fra i 4 e i 6 € al quintale. Molti allevatori dunque si chiedono se davvero convenga produrre fieni con questi costi aggiuntivi.

Per le bovine in lattazione, disponendo di fieni poveri di uNDF240 e ricchi di zuccheri, acidi organici e proteine, è possibile somministrare razioni che comprendano meno mangimi e sostenere produzioni più elevate di latte di qualità.

Una delle principali motivazioni risiede nel fatto che i foraggi ottenuti da piante più giovani e ricchi di foglie favoriscono l’ingestione di sostanza secca soprattutto nelle fasi più critiche del ciclo produttivo, ovvero durante la transizione e i primi mesi della lattazione.

Le ricerche in condizioni sperimentali controllate hanno evidenziato come sia possibile produrre più latte e di migliore qualità utilizzando razioni con oltre il 50% di foraggi, se questi sono di buona qualità.

Disponendo di foraggi più digeribili l’ingestione può aumentare di oltre il 10%. Ne deriva che la produzione di latte che può essere sostenuta è più elevata con una migliore efficienza alimentare e, in definitiva, un maggiore guadagno dell’allevatore.

Conclusioni

La produzione di fieni pregiati in grandi quantità richiede un complesso e articolato sforzo organizzativo a livello aziendale; richiede inoltre di disporre di personale preparato e di adeguate attrezzature; infine, non ci sono dubbi sulla grande utilità degli essiccatoi.

Le esperienze pratiche degli allevatori e le risultanze sperimentali confermano che, disponendo di fieni di qualità, è possibile sostenere elevate produzioni, garantire il benessere e la salute delle bovine e, infine, aumentare i guadagni.

Andrea Formigoni

Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie – Università di Bologna