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Alcune considerazioni (critiche) sul recente parere dell’EFSA sul benessere dei vitelli

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è l’agenzia dell’Unione Europea il cui ruolo principale è quello di fornire consulenza scientifica e comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare. Produce consulenza specialistica per consentire alla Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri dell’UE di prendere decisioni efficaci e puntuali in materia di gestione del rischio, grazie alle quali viene assicurata la protezione della salute dei consumatori europei.

Le attività scientifiche dell’EFSA vengono utilizzate dalla Commissione e/o Parlamento europei per adottare o revisionare la legislazione europea in materia di sicurezza dei cibi e dei mangimi, per decidere in merito all’approvazione di sostanze regolamentate, come fitofarmaci e additivi alimentari, oppure per introdurre nuovi quadri normativi e formulare nuove politiche, a tutela della salute dei consumatori europei.

Nel febbraio del 2023 è stato pubblicato un parere scientifico intitolato “Welfare of Calves”  (https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.2903/j.efsa.2023.7896), in merito al benessere dei vitelli.

La richiesta all’EFSA era di:

  • descrivere gli attuali sistemi e pratiche di allevamento; conseguenze rilevanti il benessere e misure per valutare tali conseguenze;
  • identificare i rischi che portano a tali conseguenze;
  • produrre raccomandazioni per prevenire, mitigare o correggere eventuali azioni che possono minare il benessere dei vitelli.

Uno degli argomenti su cui si concentra L’EFSA è valutare gli aspetti legati al benessere derivanti dalla limitazione nella somministrazione del foraggio.

In merito ci sono alcuni punti non chiari in tale parere, cominciando dal fatto che parte del testo fa riferimento a vitelli maschi allevati per la carne e, sebbene molte delle raccomandazioni possano essere state formulate nel contesto dell’allevamento di vitelli, molte non fanno distinzione tra vitelli maschi allevati per la carne di vitello, vitelli maschi allevati per la produzione di carne non di vitello o vitelle per l’allevamento da latte.

Pertanto, è possibile che queste raccomandazioni possano essere applicabili (in termini di legislazione) a tutti i sistemi di allevamento dei vitelli e questo non è sempre ragionevole.

Nel complesso l’EFSA presenta dati relativi al consumo di foraggio consigliato per i vitelli stimando che è necessaria un’assunzione giornaliera media di 1 kg di NDF per i vitelli di età compresa tra 2 settimane e 6 mesi e consigliando di fornire ai vitelli dalle 2 alle 8 settimane di età un totale di 11 kg di NDF; tra le settimane 9 e 18 un totale di 65 kg di NDF e tra le settimane 18 e 25 un totale di 90 kg di NDF, raggiungendo un totale di 166 kg per ciclo di allevamento.

Inoltre, dovrebbe essere fornita fibra con un minimo del 40-50% di NDF e in forma di taglio lungo.

Esistono però recenti e molteplici studi che contrastano in modo deciso questi quantitativi di foraggio somministrato ai vitelli, evidenziando come quando i vitelli possono scegliere (tra foraggio e concentrato), consumano una dieta composta principalmente da concentrati e non da foraggio.

Inoltre, le quantità raccomandate dall’EFSA sono di gran lunga superiori a quelle che i vitelli sembrano preferire.

In conclusione: l’assunzione di foraggio e NDF raccomandata dall’EFSA non ha basi chiare se si considerano la biologia e la nutrizione del vitello. È improbabile che i vitelli consumino il foraggio raccomandato e, se lo facessero, probabilmente questo influenzerebbe la loro crescita in modo significativo e con effetti sia sul benessere che sulla produzione.

Un ulteriore argomento su cui si sofferma il parere EFSA è il contatto madre-vitello.

La raccomandazione del Comitato scientifico riguardo alla separazione vacca-vitello è la seguente: il vitello deve essere tenuto con la madre per un minimo di 24 ore e successivamente essere stabulato con un altro vitello. Ciò migliorerebbe la situazione attuale in cui i vitelli vengono per lo più separati dalla madre subito dopo la nascita e successivamente alloggiati individualmente.

Il contatto prolungato vacca-vitello dovrebbe essere sempre più implementato visti i benefici in termini di benessere sia del vitello che della vacca. In futuro i vitelli dovrebbero avere contatto con la madre durante tutto il periodo pre-svezzamento.

Tutto questo può configurare si un maggior benessere sociale per il vitello, ma alla sola ed essenziale condizione di non dimenticarsi anche della sua salute: lasciare i vitelli con le vacche al parto può rappresentare un rischio elevato per la loro salute.

Non tutti i vitelli sono vitali allo stesso modo alla nascita e non tutte le vacche hanno il medesimo “istinto” materno dopo il parto, e questo può comportare problemi nella gestione del vitello stesso nelle primissime fasi di vita come anche le successive.

Pensiamo in primis alla colostratura: oramai è risaputo che somministrare una adeguata quantità di colostro, di adeguata qualità (concentrazione delle immunoglobuline), nelle tempistiche corrette e nelle adeguate condizioni (specialmente temperatura di somministrazione) è fondamentale per evitare la temuta FPT (Failure Passive Transfer).

Questa patologia, quando si verifica, è un “portone aperto” per una serie di possibili problematiche sanitarie che il vitello dovrà affrontare nelle prime fasi di vita, ed il contatto madre vitello se non gestito ottimamente, può esserne una causa.

In conclusione, questa pratica è possibile solo alle dovute condizioni e con le dovute cautele, che corrispondono all’implementazioni di operazioni di gestione al momento del parto da parte degli allevatori, partendo dall’igiene della sala parto, dalla gestione accurata delle attrezzature per la somministrazione del colostro fino ad arrivare alla valutazione del vitello, cercando di capire se e quando il contatto rappresenta un rischio per il benessere del vitello o un beneficio.

Sono necessarie chiare strategie per migliorare l’igiene dell’area di parto e consentire alle vacche di partorire individualmente per ridurre al minimo il rischio di trasmissione di agenti patogeni da vacca a vitello, e sono necessarie ulteriori ricerche per definire queste strategie, seguite da programmi di implementazione che le vedano applicate correttamente.

Solo allora la pratica di lasciare il vitello con la vacca dopo la nascita migliorerà il benessere degli animali.

Sintesi a cura di Gaetano Cappelli degli articoli seguenti a cui si rimanda per una esposizione più argomentata.