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Nuovi strumenti per l’uso prudente degli antibiotici

Negli ultimi anni la crescente preoccupazione rivolta al fenomeno dell’antimicrobicoresistenza (Amr) ha portato all’attuazione di politiche rivolte all’uso prudente degli antibiotici in ambito sanitario.

In Europa, in ambito veterinario, dal 2010 viene annualmente raccolto e pubblicato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema – European Medicine Agency) il dato di consumo di antibiotico negli animali da reddito di diversi Paesi. Il report che ne deriva contiene informazioni dettagliate sulla raccolta del dato, la comparazione tra i consumi rilevati nei diversi Paesi e, all’interno dello stesso Paese, l’andamento negli anni.

La disponibilità di un sistema di monitoraggio dei consumi di antibiotico è un principio fondamentale per l’impostazione di politiche di riduzione dei consumi e per la valutazione dell’efficacia delle azioni intraprese: solo conoscendo il livello di partenza e le modalità di utilizzo si possono intraprendere azioni efficaci e quantificare i risultati ottenuti.

Grazie al report Esvac 2021 (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption), infatti, possiamo affermare che l’Italia, nonostante rimanga uno dei Paesi a maggior consumo di antibiotico veterinario in Europa, ha ottenuto in 10 anni una riduzione della vendita di queste molecole del 57% (da 421 a 181,8 mg/PCU), passando, per la colistina (antibiotico salvavita in medicina umana), da 40,2 fino a 0,7 mg/PCU, portandosi al di sotto dell’obiettivo impostato nel Piano nazionale di contrasto all’antibiotico resistenza (PNCAR) 2017- 2020 di 5 mg/PCU e dell’obiettivo europeo impostato a 1mg/PCU.

Attenzione alle unità di misura

Per ottenere una corretta quantificazione, però, è importante porre attenzione alle unità di misura che si utilizzano e alla qualità del dato raccolto: ogni unità di misura può avere un significato diverso e, se i dati vengono raccolti in maniera disomogenea, la comparazione tra diversi soggetti porterà inevitabilmente a svantaggi o vantaggi per uno dei termini di paragone.

Per quantificare il consumo di antibiotico si utilizza da diversi anni il mg/PCU, ovvero la quantità di principio attivo di antibiotico (mg), rapportata al peso totale della popolazione sulla quale presumibilmente è stato utilizzato.

Il peso della popolazione (kg) è espresso da un fattore di correzione, il “Population Correction Unit”, o PCU, ottenuto moltiplicando il totale degli animali prodotti o macellati durante l’anno per il peso teorico al momento del trattamento.

Questo tipo di unità di misura ha il vantaggio di utilizzare informazioni facilmente accessibili (i dati di vendita degli antibiotici e il dato di presenza/movimentazione della popolazione zootecnica) qualora non siano presenti dati più dettagliati.

Un’altra unità di misura, mutuata dalla medicina umana, sta prendendo sempre più spazio nel panorama internazionale: la “Defined Daily Dose” (DDD) o “Dose Definita Giornaliera (clicca qui per andare al progetto del Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano).

Nella fattispecie, in medicina veterinaria si parla di DDD for Animals (DDDA) o DDDVet e, rispetto ai mg/PCU presenta il vantaggio di considerare nel calcolo non solo il quantitativo di antibiotico consumato in termini di peso (mg), ma anche la differente potenza, espressa dalla dose, che i diversi principi attivi possiedono e che, inevitabilmente, influenza il quantitativo finale di antibiotico che viene somministrato (infatti per uno stesso trattamento possono servire diversi mg di principio attivo in funzione della tipologia di molecola che si utilizza, come si può vedere nella Figura 1).

In questo modo è possibile comparare tra loro realtà che utilizzano molecole diverse a diversa “potenza” senza che questo comporti uno squilibrio.

Nello specifico quindi si utilizza un fattore di correzione, la DDDA, definita come la dose media in mg/kg per ogni principio attivo nelle diverse formulazioni e per le differenti specie per cui è registrato il farmaco, che viene rapportata al quantitativo di principio attivo utilizzato.

Per utilizzare correttamente questa unità di misura, quindi è fondamentale indicare con precisione la specie animale su cui è stato effettuato il trattamento, in modo da applicare la dose corretta al contesto.

Inoltre in questo caso il rapporto alla popolazione trattata può essere fatto non più genericamente sulla biomassa, ma sulla singola categoria produttiva (ad esempio vacca/vitello o suino all’ingrasso/suinetto svezzato), rendendo ancora più preciso e dettagliato il dato di consumo e consentendo valutazioni minuziose sull’uso di antibiotico e di applicare azioni più mirate ed efficaci.

Elaborazione
 automatizzata

Utilizzando le DDDA, quindi, nascono maggiori difficoltà di raccolta dei dati, sia per la quantità necessaria, sia per il livello di precisione richiesto. A questo proposito la raccolta informatizzata dei consumi di antibiotico attraverso la Ricetta elettronica veterinaria (REV) e il sistema di interconnessione con la Banca dati nazionale (BDN) rappresentano gli strumenti essenziali nel percorso di quantificazione dei consumi di antibiotico.

L’elaborazione del dato di consumo di antibiotico in DDDA, tramite questi sistemi, è automatizzata e il risultato potrà essere impiegato per verificare quali ambiti di utilizzo (es: antibiotico somministrato per via intramammaria in lattazione, utilizzo eccessivo in alcune specifiche categorie animali) dell’antibiotico necessitino di interventi di ottimizzazione in allevamento, attraverso la visualizzazione di cruscotti interattivi disponibili nel sistema ClassyFarm.

Affinché il dato elaborato dal sistema sia il più possibile preciso, un passo importante è stato l’adozione del registro elettronico dei trattamenti, obbligatorio da gennaio 2022, che consente di rapportare l’antibiotico utilizzato alla rispettiva categoria animale.

Concludendo, l’estensione del fenomeno dell’AMR ha reso sempre più impellenti le misure atte a preservare l’efficacia degli antibiotici, attraverso politiche che hanno coinvolto, in ottica di salute unica (One Health), tutti gli attori dell’ambito sanitario.

In ambito veterinario, in Italia, attraverso l’applicazione di un sistema nazionale integrato di raccolta ed elaborazione dei consumi (REV e ClassyFarm), abbiamo a disposizione uno strumento fondamentale per orientare i processi decisionali a tutti i livelli della realtà zootecnica, impostando così programmi di ottimizzazione dei consumi che siano realistici, applicabili, disegnati sulla singola realtà e monitorabili nel tempo, che permettano di raggiungere i risultati attesi attraverso la collaborazione tra allevatori, veterinari aziendali e veterinari ufficiali.

Patrizia Bassi, Federico Scali

(Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna)