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Selezione genetica e vacca da Parmigiano Reggiano, risultati presenti e prospettive future

Terza tappa degli incontri di Alleva Forum che da varie angolature stanno definendo obiettivi, prassi e ricerca in tema di vacca da Parmigiano Reggiano. Dopo il convegno di Montichiari dedicato all’asciutta selettiva e quello di Gonzaga con a tema il benessere animale, a Cremona, nell’ambito delle Fiere zootecniche internazionali, l’argomento è stato quello della selezione genetica, al presente, ma soprattutto con lo sguardo rivolto al prossimo futuro.

Una selezione calibrata sul modello di vacca che serve al Parmigiano Reggiano, ma in realtà che serve a tutta quanta la zootecnia da latte italiana, o almeno quella sua grande parte che produce latte per la caseificazione, per le Dop ma non solo.

Sala gremita, e già questa non è poca cosa in un contesto come quello della fiera cremonese dove molte erano le proposte in contemporanea al nostro evento.

Perché il Consorzio del Parmigiano Reggiano sia attivamente impegnato anche sul versante della selezione, e con una partnership strategica con ANAFIBJ, è presto detto, come ha spiegato nella sua introduzione, secondo un format ormai collaudato di questi incontri, Marco Nocetti, Responsabile del Servizio di Produzione primaria del Consorzio: consumatore e grandi buyers internazionali chiedono un formaggio che “dentro” abbia anche sostenibilità e bassi input farmacologici.

Per avere questo serve la gestione, serve il benessere, serve un cambio di mentalità, ma serve anche un animale che abbia nei suoi geni le caratteristiche giuste per produrre, durare in stalla, resistere agli stress e permettere di ottenere la massima quantità di formaggio. Perché dopotutto è questo il fine di chi alleva e di chi trasforma il latte.

Il lavoro di ANAFIBJ in questo senso è stato assai importante negli ultimi anni con risultati concreti, come l’indice ICS-PR, studiato appositamente nelle sue varie componenti per dare uno strumento di selezione con il quale spostare in maniera sempre più netta la mandria verso le caratteristiche ideali per chi fa latte da Parmigiano Reggiano.

Come ha spiegato Ferdinando Galluzzo, dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo, arriverà a brevissimo la terza versione, l’ICS-PR 3, arricchito dalla voce riguardante la coagulabilità del latte. Nel frattempo continua il lavoro sulla genotipizzazione dei circa 2000 animali, scelti nel comprensorio tra le bovine fenotipicamente più allineate al modello da Parmigiano Reggiano, per creare una mappa genomica di questi soggetti.

👉🏻 Del progetto di genotipizzazione della vacca da Parmigiano Reggiano, si parlerà nel seminario organizzato dal Servizio di Produzione primaria del Consorzio insieme con Zoetis ed ANAFIBJ il prossimo 12 dicembre alle 11:00 presso l’auditorium del Consorzio (Via Kennedy 18 – Reggio Emilia) destinato in primis alle 110 stalle che si sono rese disponibili per i prelievi, ma aperto a tutti gli operatori interessati ad approfondire l’argomento.

Tornando al convegno di Cremona, uno sguardo più di prospettiva è stato invece quello proposto da Oscar Recio, dell’Università di Madrid, che ha parlato del lavoro sperimentale che sta svolgendo in merito alla comprensione dei meccanismi ruminali legati alle emissioni di metano derivanti dall’allevamento bovino. La cosa interessante è che queste sono legate in maniera importante al microbiota ruminale, anche trascendendo dalla produttività della bovina, e che tutto ciò ha una sua componente ereditaria considerevole.

Insomma, l’ipotesi di selezionare anche il microbiota ruminale è più che concreta, per avere animali che emettano una quantità inferiore di metano a parità di produzioni.

Vivace e ricco di spunti anche il dibattito finale, dove si sono toccati temi importanti. Tra questi l’equilibrio necessario da mantenere nella taglia dell’animale, che non deve ridursi troppo per bovine da Parmigiano Reggiano che hanno nelle loro razioni grandi quantità di fieno, ma che deve diminuire rispetto alla situazione attuale, nelle intenzioni degli indici di selezione, per recuperare efficienza alimentare. Così come la attenzione va posta alle possibili conseguenze della selezione intrapresa su certe fasi di allevamento, in primis la gestione del vitello.

A concludere le considerazioni finali e i saluti ancora di Marco Nocetti, che – a nome del Consorzio e del suo presidente Nicola Bertinelli – ha lanciato un messaggio a tutta la filiera casearia nazionale e in particolare alle Dop più importanti: fare divenire gli strumenti tecnici messi a punto negli ultimi anni dalle singole realtà, ad esempio l’ICS-PR nel caso del Parmigiano Reggiano per la selezione di bovine da “formaggio”, strumenti condivisi, affinché tutta la filiera nella fase di produzione possa avvantaggiarsi e arricchirsi dal lavoro fatto dalle singole Dop.

Prossimo appuntamento alla Fiera di Verona: si parlerà di alimentazione della bovina da Parmigiano Reggiano e, soprattutto, di fieno. Fieno che solo se di altissima qualità può sostenere le produzioni attuali nelle proporzioni sul resto delle componenti della razione che chiede il Disciplinare. Qui, decisamente, c’è da lavorare.

A seguire tutte le relazioni del Convegno di Cremona.

L’intervento di apertura di Marco Nocetti – La vacca da Parmigiano Reggiano è anche una questione di genetica e selezione.

L’intervento di Ferdinando Galluzzo – Arriva il nuovo ICS-PR 3 e cosa ha di nuovo.

L’intervento di Oscar Recio – Emissioni di metano, microbiota ruminale e sua ereditabilità.

Il dibattito finale